Non solo per bimbi - Un genere di nicchia che vuole uscire allo scoperto
Mirella Caveggia Lunedi, 22/02/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010
Il Teatro di figura, detto anche Teatro di animazione è un piccolo, grande mondo popolato di attori e personaggi non in carne e ossa, ma fatti di stoffa, di legno, di metallo, che prendono anima e vita dalla mano dell’uomo e dalle tecniche più semplici o più sofisticate. Sono burattini, fantocci mossi dal basso, legati a sostegni sottili, o infilati nel braccio e nella mano del loro artefice; oppure sono marionette, manovrate dall’altro con un sistema di fili e stecche; o anche pupazzi caricaturali di ogni dimensione. Da queste figure inerti destinate a rappresentazioni farsesche, popolari o infantili, ma anche drammatiche, esce sempre un piccolo palpito, un’immagine viva e sincera che le fa amare da chi le frequenta. Al loro mondo, ora sereno ora inquietante, si aggiunge anche un antico patrimonio dell’oriente dalla suggestione irresistibile: il Teatro delle Ombre, che grazie a un fascio di luce si profila nitido con le sue piccole sagome ritagliate e proiettate dietro uno schermo candido. A Torino ne porta ammalianti esempi il festival “Incanti” della compagnia Controluce.
In Italia, dove non ha ancora la popolarità che incontra all’estero, il Teatro di figura ha un punto di riferimento e di diffusione permanente in un delizioso museo nel verde in quel di Grugliasco, alla periferia di Torino. È l’Istituto italiano per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare, fondato da Giovanni Moretti e Alfonso Cipolla con il Gruppo Controluce. La sua sede è villa Moriglione, una palazzina settecentesca dalla struttura limpida e raffinata. In questo luogo ha preso il via la 4a Vetrina italiana del Teatro di figura, che allestita anche a Pinerolo e a Cuneo, ha richiamato operatori del settore, italiani e stranieri intorno a spettacoli, incontri e confronti sullo stato attuale di un’arte a torto considerata trastullo infantile. Per l’occasione a Grugliasco sono state predisposte due mostre. La prima l’ha portata una simpatica signora austriaca, dal piglio militaresco e dall’ironia acuminata, Trude Kranzl, che ha disposto nelle vetrine espositive le macchinerie del professor Dubelowski, inventore a noi poco noto di un “teatrino portatile”: una valigia in cui stanno in buona compagnia in attesa di agire minuscole e sofisticatissime figurette, azionate da un complesso gioco di leve e tiranti. Sbalorditive, molto buffe e imprevedibili le creaturine sono ispirate a “Re Ubu”, a “Faust”, a Brecht o a Saint-Exupéry. Dopo la scomparsa del loro ideatore, sono state affidate alla signora Trude, la quale ne ha continuato l’attività con l’ “International Figuren Theater Festival” di Wels, uno delle più belle rassegne del settore. Sempre nello stesso parco figura un’altra esposizione così carina e stuzzicante da invogliare chi non ha dimestichezza con il teatro di figura a sperimentarlo finalmente. I trent’anni di lavoro di Dino Arru, detto il Dottor Bostik, sono illustrati da alcuni dei piccoli personaggi a cui l’artista dà vita nei teatri. Magrissimi, pelati, bruttini, sembrano ispirarsi agli accigliati protagonisti dei drammi di Beckett. Anche gli arredi e gli sfondi, sempre in scala ridotta, che popolano le sue scene sono lì in attesa di animarsi negli spettacoli mirabolanti di questo silenzioso e serissimo burattinaio, premiato spesso nei festival.
Forse, come asserisce Antonietta Caruzzi, altra eccellente artefice di eventi inscritti nel teatro di figura, sarebbe ora che questi spettacoli di nicchia non rimanessero relegati in ambiti specifici, per quanto importanti (“Arrivano dal Mare!” di Cervia” o “La Terra galleggiante” in Italia e in quelli di Charleville o Wels all’estero), ma entrassero a buon diritto nei cartelloni dei festival teatrali di prosa come un fiore all’occhiello di un abito da cerimonia.
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