La donna protagonista del libro Tienimi per mano è Paola, il marito, Giuseppe, le ha dedicato questo scritto come omaggio alla loro storia d’amore. Paola non c’è più fisicamente ma è molto di più: è il sorriso sulla porta di casa, la volontà di
“ Sulla parete dietro il bancone, impossibile non notarlo, era appeso un poster gigante di una foto in bianco e nero scattata a Firenze nel 1951. Il poster era intitolato: “American Girl in Italy” dell’autrice Ruth Orkin.
Al centro della foto c’era una giovane donna americana che camminava su un marciapiede costretta, nel suo percorso, a transitare davanti a degli uomini appoggiati al muro, alcuni seduti su una lambretta, altri in piedi in strada e altri ancora in varie posizioni. Tutti erano intenti a osservare quel passaggio femminile che loro non avrebbero voluto perdersi per nulla al mondo. La donna di 23 anni, slanciata e molto bella, incurante degli sguardi interessati di chi la scrutava in ogni minimo particolare per riuscire a vedere oltre, dava l’impressione di camminare imperterrita, libera, sicura di sé e fiera, tenendo la testa alta senza manifestare il minimo imbarazzo” (Giusppe Ponti, Tienimi per mano, TraccePerLaMeta, pp. 31-32).
La donna protagonista del libro Tienimi per mano è Paola, il marito, Giuseppe, le ha dedicato questo scritto come omaggio alla loro storia d’amore. Paola non c’è più fisicamente ma è molto di più: è il sorriso sulla porta di casa, la volontà di ascoltare gli altri, la capacità di amare, la voglia di misurarsi, di avventurarsi, di conoscere, di crescere, ecc. Come la donna nella foto di Ruth Orkin, anche Paola è al centro, sì possiamo immaginare anche della foto, ma in realtà è il nucleo dello sguardo di Giuseppe ed è il cuore della vita stessa che interpreta con generosità, altruismo, amore. Il libro non vuole essere nulla di pretenzioso: diario? Mi è sembrato piuttosto un dialogo che il marito fa con se stesso, indagando fino in fondo il suo animo, mettendolo a nudo, riflettendo su paure e sensi di colpa: si sarebbe potuta salvare Paola? Testimoniare un amore, un amore vero, come ce ne sono pochi oggi, può essere d’insegnamento. Ma insomma che cosa fa il collante di questo rapporto così intenso? La capacità di sapersi CAPIRE, ASCOLTARE, ACCETTARE, così come si è, pregi e difetti (non solo pregi…) senza mai GIUDICARE, FAR PESARE o CRITICARE. Si legga il capitoletto intitolato “Duecento euro”. Appena rientrata a casa, Paola trionfante dice al marito di aver guadagnato duecento euro: “Dopo la sua affermazione a tavola, la osservavo incuriosito perché non riuscivo ancora a coniugare lo shopping con il guadagno” (op. cit., p. 131). Insomma, la donna aveva acquistato un paio di stivali (che costavano normalmente novecento euro) per settecento auro…Forse un altro marito si sarebbe infuriato, avrebbe inveito… Giuseppe trova la moglie di “una simpatica ineguagliabile che riusciva sempre a regalarmi una grande gioia (op. cit., pp. 133-134)”.
Nel bene e nel male, in salute e in malattia…Giuseppe, proprio lui, che voleva fare il fidanzato a vita…Il loro è un amore reciproco che sa portare con sé solo il bene e il bene genera il bene: Paola riesce a far riunificare il marito con i fratelli, per esempio oppure Paola al lavoro crea sempre rapporti solidali, stabilendo un’atmosfera armoniosa anche in vista di un maggior rendimento.
Poco spazio è dato alla malattia, ai suoi tempi, i suoi intoppi, le sue speranze, le sue disillusioni. È soprattutto un omaggio reso alla donna amata, conosciuta e accettata, esaltata sempre in ciò che è. La cosa importante è che GIUSEPPE HA FATTO UNA PROMESSA e ad essa resta fedele: rimanere accanto alla moglie fino alla fine, tenendole sempre la mano.
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