Nadine Gordimer - Premio Nobel 1991, è la voce più affascinante e più imperiosa della letteratura sudafricana in lingua inglese
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2007
Piccola e fragile in apparenza, in realtà dotata di una solida tensione morale e di una ferma coerenza di pensiero, la scrittrice Nadine Gordimer, Premio Nobel 1991, è la voce più affascinante e più imperiosa della letteratura sudafricana in lingua inglese. A Torino, ospite del Premio Grinzane Cavour che le ha attribuito un prestigioso riconoscimento, ha tenuto una conferenza dove ha narrato magistralmente il “leone”, simbolo della scrittura africana e il suo contributo alla letteratura mondiale.
Ottantatre anni, figlia di un gioielliere lituano e di un’inglese, entrambi ebrei, educata e vissuta in Sudafrica, questa protagonista della letteratura mondiale ha esordito nel 1949 con la raccolta di racconti Faccia a faccia e con il romanzo autobiografico I giorni della menzogna, dove la società sudafricana regolata dalla segregazione razziale è acutamente scrutata attraverso la progressiva consapevolezza della protagonista. Scrittura e impegno politico sono stati i due cardini di vita in questa limpida e coraggiosa figura di intellettuale, che ora che è abolita la segregazione razziale, continua a battersi per la pace, la tutela dell’ambiente e la giustizia sociale. Rievocando la brutta avventura di un’aggressione subita in casa pochi mesi fa da parte di quattro giovani per sottrarle solo un po’ di denaro, ha spiegato che è stata invasa da un senso di impotenza e di sconfitta. Se i suoi rapinatori fossero stati impegnati in un progetto di studio e di lavoro invece di essere dei disoccupati sbandati, forse non avrebbero assalito un’anziana signora sola, che vive fra lettura e scrittura, isolata dal mondo in compagnia della cagnolina Cilla.
Nei suoi romanzi la Gordimer ha riflesso l’impossibilità di una liberazione dall’apartheid che opprimeva la società sudafricana già provata dalla fatica di vivere, ha descritto le illusioni e le speranze infrante davanti ad ogni aspetto della vita quotidiana oppressa da una immane ingiustizia, la spirale angosciosa di rivalità e costrizioni dispotiche che a lungo ha risucchiato il suo Paese. La fine del regime fu sancita nel 1992 da una pacifica rivoluzione senza spargimento di sangue. Ma il nuovo Sudafrica è ancora pieno di gravi contraddizioni. Se quella legge vergognosa sancita nel 1948 è stata abolita, il percorso letterario della scrittrice è illuminato ancora dalla continuità tematica dell’impegno radicale. Il Sudafrica ha sepolto il sogno di Nelson Mandela. Il partito che lo ha incoraggiato, l’African National Congress, raggiunto il potere, ha seminato delusioni. Anche lei ne risente, ma mettendo in atto il suo ottimismo realista, reagisce con appassionata lucidità. "Uno dei problemi del malessere è la corruzione. Il potere corrompe. Affigge il paese anche l’enorme gap fra ricchi e poveri, la dominazione della globalizzazione che non è estranea alla criminalità. Siamo stati delusi dal comunismo, trasformato in dittatura, dalla democrazia che tranne in piccole realtà di piccoli paesi non offre risultati esemplari".
Eliminata l’apartheid, perché il razzismo serpeggia ancora? Perché gli scrittori tacciono? le è stato chiesto. "Non sono d’accordo, la comunità degli scrittori fa sentire la sua voce. Ma voi, che fate questa osservazione, il razzismo non lo avete cancellato. E ora si innesta anche la polemica religiosa. Purtroppo è un male contagioso, il mondo ne è ancora permeato e non tutte le identità trovano dignità e spazio. Sono passati solo 16 anni dalla caduta del regime sudafricano. È già un successo l’avere conseguito una grande democrazia. Per fortuna abbiamo una stampa libera che espone i problemi. Eppure ci chiedono se la nostra democrazia è perfetta o se il processo non sia ancora intriso di razzismo. Ma proprio a noi che abbiamo avuto così poco tempo si viene a parlare di razzismo?". L’autrice di Nessuno al mio fianco, il primo romanzo dopo la sconfitta dell’apartheid, difende il Sudafrica e non nega la speranza, malgrado la gravità della situazione, segnata dall’Aids, dalla criminalità, dalla povertà immensa. "Il problema è il gap incolmabile fra ricchi e poveri. Si è detto: “I poveri sono sempre con noi”; ma anche i ricchi. La potenza finanziaria domina, dobbiamo fare tutto il possibile per reagire e superare queste disuguaglianze".
Nel suo ultimo libro Sveglia! (Einaudi 2005) la scrittrice innesta sul tema della nuova povertà del Sudafrica altri problemi contemporanei, come la salvezza dell’ambiente, il progresso economico, la lotta contro l’Aids e la complessità delle relazioni umane. La scrittrice crede fermamente nell’universalità di questa espressione, che quando è affrancata dalla censura appartiene a tutti. "Ho visto spesso i giovani della mia terra leggere solo africano. Ora è necessario che trovino qualche chiave della loro vita interiore e segreta, che si aprano a tutta la scrittura, mettendo da parte il criterio della pertinenza. Ogni letteratura può rispecchiare la propria per rispondere: io sono presente alla rinascita del mondo. Noi possediamo solo la parola scritta e l’impegno di lanciare sfide alle nostre società per farle divenire società umane".
(9 marzo 2007)
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