Progetto Urban - Presentato il rapporto nazionale Urban-Italia della Rete antiviolenza tra le città
Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2007
Il volume edito dal Dipartimento per i diritti e le pari opportunità "Il silenzio e le parole. II rapporto nazionale. Rete antiviolenza tra le città Urban-Italia", a cura di Alberta Basaglia, Maria Rosa Lotti, Maura Misiti e Vittoria Tola, offre un ulteriore contributo a quanti/e vogliono capire cosa succede sul fronte della violenza, sessuale e non, alle donne, nel nostro Paese. Di questo, anche attraverso interventi di approfondimento si è discusso anche nelle due giornate di presentazione dei risultati tenutisi in giugno a Roma.
Per prima cosa mi piace sottolineare un primo buon esempio che ci viene offerto dalle modalità con le quali si è realizzato il progetto: un momento “felice”, una scelta virtuosa, che ha visto coinvolti vari attori istituzionali, il Dipartimento pari opportunità, il Ministero di lavori pubblici, titolare in primis del progetto Urban e le otto città italiane destinatarie nella prima fase dei finanziamenti. Va sottolineato, l’inedito risultato che ha visto per la prima volta, grazie anche ad un clima politico sensibile e favorevole (direttiva Prodi- Finocchiaro del ’97) un programma comunitario quale Urban, definito di intervento socio- economico, non limitarsi al solito intervento economico, come si era soliti fare nel nostro Paese, destinando di fatto le risorse agli interventi di ristrutturazione e manutenzione del patrimonio immobiliare di edilizia residenziale pubblica. L’intervento puntuale di quante, e sono state soprattutto donne, hanno saputo intervenire all’interno dell’utilizzo dei fondi stanziati dall’UE rappresenta non sono un dato da valorizzare ma una buona pratica da proseguire.
Nella seconda fase, proprio un’attenta programmazione ed il coinvolgimento del Ministero degli interni e del Ministero del lavoro, hanno permesso di aggiungere ai primi fondi ulteriori risorse pubbliche nazionali ed europee che hanno ampliato l’intervento ad un totale di altre 17 città distribuite su tutto il territorio nazionale.
Mai un’azione ha avuto un tema così preciso, la violenza alle donne, né una rete così diffusa sul territorio nazionale. Al contempo l’utilizzo di una “rete a livello nazionale”, ma ancora di più a “livello locale”, ha saputo non solo raccogliere dati per molti aspetti inediti, ma ha saputo creare una rete sui territori fatta da istituzioni, operatori, centri antiviolenza, case di accoglienza delle donne, che in molte realtà sono state invitate e portate a dialogare tra loro per la prima volta.
Dalle ricerche si sono evidenziate difficoltà, assenze, anche incomprensioni, che si sono risolte in molti casi in maniera eccellente.
Permettere di riconoscere gli atti di violenza al di fuori della loro legittimazione culturale, nella loro vera luce discriminatoria e delittuosa e’ stato uno dei primi risultati. Riconoscere la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 50 legata alla violenza di genere, non più nascosta nelle pieghe del delitto d’onore, né legata ai comportamenti delle singole donne, ma frutto di una radice ben più dura da estirpare, verso la quale tuttavia non ci possono essere titubanze, ha rappresentato un elemento di saldatura tra i diversi operatori.
La rete tra operatori, dai reparti di pronto soccorso degli ospedali , alle questure, ai centri di accoglienza ecc. investiti di efficaci interventi di formazione e sensibilizzazione ha creato un nuovo terreno, e una nuova consapevolezza che deve ora trovare tutta la società più pronta ad intervenire e a “riconoscere” la violenza di genere.
E’ una strada attraverso la quale combattere gli stereotipi correnti sulla violenza di genere che porta ad una tolleranza ed a una sopportazione che fa persino parlare di complicità tra vittima ed aggressore, soprattutto all’interno delle mura domestiche.
Di sicura utilità appaiono infine i suggerimenti e le raccomandazioni che vengono proposti nella parte conclusiva del volume che vedono all’interno di un sistema di intervento nazionale, campagne di sensibilizzazione e di informazione, adeguamento delle competenze professionali per gli operatori a fianco dello sviluppo di rete locali ed interventi regionali che migliorino i sistemi locali di accoglienza ed intervento
(3 luglio 2007)
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