Il silenzio assordante delle donne del PD - di Isa Ferraguti
Perchè le donne del Partito Democratico non si sono riunite per scegliere fra loro un nome da proporre come candidatura forte alla segreteria del partito?
Mercoledi, 15/07/2009 - Perchè le donne del Partito Democratico non si sono riunite per scegliere fra loro un nome da proporre come candidatura forte alla segreteria del partito? Di cosa hanno paura? Forse hanno avuto il dubbio di non essere all’altezza del ruolo? Oppure hanno valutato troppo basse le percentuali raggiunte da Rosy Bindi? Resta ad oggi l’unica donna che ha provato a sfidare i piani alti e il topos della storia, le cui qualità sono indiscusse. Mi ha stupito anche il silenzio, nei fatti, delle donne del Pd riguardo la proposta di Anna Finocchiaro, Presidente del gruppo al Senato, circa la ineludibile necessità di porre maggiore attenzione ai contenuti in vista del Congresso, piuttosto che al totonomi … In un articolo (l’Unità, 4 luglio) la Finocchiaro diceva: “…resta ancora indefinita la nostra identità, il nostro profilo programmatico e la nostra cifra (e forza) oppositiva, il nostro riferimento sociale, la nostra declinazione territoriale. … quello che manca è un nostro strutturato, compiuto e condiviso pensiero. … Queste sono alcune ragioni che rendono assolutamente necessario il Congresso. Ma un Congresso vero. Profondo. Senza reticenze e senza paure. E senza partiti presi. Un congresso che abbia al centro il Partito Democratico e l’Italia. … Si è avviata una competizione per la leadership che ha le caratteristiche di una mera conta interna che rischierà di oscurare e travolgere l’oggetto principale del Congresso cioè, lo ripeto, il PD e questa Italia”. Resta il fatto che sarei stata molto felice di applaudire e sostenere una sua autocandidatura. Altra “macchia nel paesaggio”, l’ottima lettera di Vittoria Franco (Europa 9 luglio) propone e sprona la realizzazione di un’organizzazione autonoma all’interno del partito: “… vogliamo essere parte del progetto riformatore del Pd, segnarne la fisionomia con le nostre proposte e la nostra autonomia, convinte che la democrazia paritaria abbia un valore cruciale nella costruzione di un nuovo pensiero politico. Non parliamo più di quote, ma di un obiettivo più ambizioso: la partecipazione attiva delle donne alla costruzione delle istituzioni della democrazia e la condivisione dello spazio pubblico da parte dei due generi. Insomma, eguale responsabilità di donne e di uomini nella cofondazione della democrazia e una nuova idea di convivenza nello spazio pubblico e in quello privato. Può il Pd non assumere questo valore? Nei mesi scorsi abbiamo lanciato proposte per un nuovo welfare, più in grado di interpretare i nuovi bisogni delle donne e delle famiglie, per far fronte alla crisi economica che sta penalizzando soprattutto loro, più precarie e più numerose nei lavori atipici”. Come presidente della Cooperativa Libera Stampa (editore di ‘noidonne’) e iscritta al Pd, mi turba un po’ fare questo cahier de doleance sul difficile guado che impegna le donne in questo momento storico, ma è mio dovere pungolarle e spronarle. Un dovere che mi viene da una militanza politica lunga e appassionata, che in passato ha prodotto frutti perchè, come persona prima e come politica poi, le due cose sono sempre state integrate, ci ho sempre messo la faccia. E’ importante che le donne che possono cambiare la Storia, soprattutto quelle che sono nei luoghi appropriati per farlo, chiedano il permesso solo alla Storia stessa. E forse , finalmente, nascerà il Partito.
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