- Rosalba Carriera, pittrice (1673-1757), sfida le convenzioni sociali e sceglie il nubilato per potersi dedicare all’arte
Valentina Casarotto Domenica, 20/01/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2013
Spesso è difficile conoscere quando, nella lunga e faticosa storia dell’emancipazione femminile, è stato concesso a qualche donna, dotata di talento e di determinazione, di decidere come spendere la propria vita, nel rispetto delle proprie inclinazioni e in completa alterità rispetto alle convinzioni dominanti. Nell’arte vi sono state alcune donne che hanno primeggiato per bravura e maestria, e tuttavia oggi non sono note come meriterebbero. Una di queste è certamente la veneziana Rosalba Carriera (1673-1757). Cresciuta in una famiglia piccolo borghese, Rosalba riceve un’educazione piuttosto ampia per l’epoca: impara inglese e francese, compone poesie, suona il violino. Ma è il disegno che sin dalla tenera età diviene la sua passione, che coltiva con l’incoraggiamento compiaciuto della famiglia. Grazie al suo straordinario talento, alla soglia dei trent’anni, nel 1700 circa, diventa la ritrattista più ricercata e contesa del Rococò internazionale.
Basta soffermarsi ad ammirare uno dei suoi tanti ritratti per immergersi pienamente nello spirito settecentesco. I nobili inglesi, come Charles Sackville, secondo duca di Dorset, di passaggio in città per il Carnevale, assolutamente soggiogati dal suo talento, dopo qualche posa e per la modica cifra di 30-40 zecchini, riportavano in patria il loro ritratto a pastello, il profumo di Venezia, la grazia dell’arte, l’immortalità della propria effigie.
Dai diari e dalle lettere della pittrice emerge lo spirito di una donna normale, molto modesta, cui la natura aveva negato perfino la bellezza, fatto imperdonabile nel secolo della civetteria e della grazia.
Una donna che però ha fondato la sua personale fortuna sfruttando le doti eccezionali di artista, di virtuosa della raffinata tecnica del pastello, abbinandole a qualità di fine conversatrice, e assecondando le sue passioni per il teatro, la letteratura e la musica. Come scrive qualche suo conoscente, il suo fascino addirittura faceva dimenticare la sua scarsa avvenenza. Nessuno scandalo amoroso o finanziario la mette in luce agli onori delle cronache, nessun amore trasgressivo nella società settecentesca che ha fatto di Casanova il proprio emblema, nessun eccesso nel gioco o nel divertimento. Una donna determinata che però, se conosciuta nella sua vicenda biografica, diventa eccezionale, imponendosi come una delle rare voci fuori dal coro del tempo.
Una silenziosa rivoluzionaria nel concreto delle proprie scelte, poiché Rosalba, sfidando le convenzioni sociali che imponevano il motto “maritar o monacar” come uniche opzioni legittime, sceglie il nubilato, non solo per motivi economici, ma soprattutto per potersi dedicare anima e corpo alla propria arte.
Nella modesta casa sul Canal Grande, il suo atelier diventa un salotto colto e raffinato, naturale luogo d’incontro delle donne più progressiste e smaliziate del tempo, personaggi che ritroviamo nei magnifici pastelli infusi di perspicace introspezione. Ne citiamo alcune: la contralto Faustina Bordoni Hasse, la ballerina Barbara Campanini, la poetessa Luisa Bergalli , la spregiudicata contessa Caterina Sagredo Barbarigo (in copertina), tutte accomunate dal desiderio di ricavarsi scampoli di autodeterminazione e libertà più o meno ai confini delle strette regole comportamentali dell’epoca.
Un’occasione per conoscere questo personaggio è il recente romanzo storico biografico Il segreto nello sguardo. Memorie di Rosalba Carriera prima pittrice d’Europa, Angelo Colla Editore, 2012.
La vicenda umana di tutti i protagonisti storici si snoda in una ricostruzione puntuale della Venezia del primo Settecento, quella immortalata nelle vedute di Canaletto e cullata dalle note di Antonio Vivaldi. La vita della pittrice scorre davanti agli occhi come una carrellata di quadri e ritratti: l’apprendistato, l’incontro con re e imperatrici, il viaggio nella Parigi di Luigi XV che sancisce il suo successo consacrandola Accademica di Francia, e ancora il rientro a Venezia, il mondo del teatro, dei pittori e dei collezionisti, il rapporto con la sua allieva Felicita Sartori, fino alla vecchiaia, alla gloria e alla morte. Il romanzo, pensato per un pubblico vasto, e non solo per gli appassionati del genere, dà voce a Rosalba Carriera, che, scrivendo le proprie memorie alla vigilia della cecità, parla in prima persona e riveste di sentimenti, gioie e aspirazioni, i fatti storici realmente accaduti, coinvolgendo profondamente il lettore nelle scelte e nel vissuto personale. Unica concessione all’invenzione narrativa, un amore verosimile nei tempi e nei luoghi, ma non suffragato da decisive prove storiche.
Così le pagine riecheggiano della voce elegante di una donna che attendeva il giusto riscatto dal silenzio.
Box
Il romanzo ha vinto il Primo Premio del
CONCORSO MARIO SOLDATI 2012 Sez. Narrativa
indetto dal prestigioso Centro di Studi e Ricerche Pannunzio di Torino
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