Il saluto di Margherita Cassano, a fine mandato e con un destino . . . scritto nel cognome !
Prima presidente donna della Corte Suprema di Cassazione dopo una solida carriera fino al vertice della magistratura, invita a riflettere sul malessere che genera il clima di sfiducia e la delegittimazione dei giudici
Martedi, 09/09/2025 - Il femminile di giornata settanta / Il saluto di Margherita Cassano, a fine mandato e con un destino . . . scritto nel cognome !
Era il 6 marzo del 2023 quando, a 60 anni dalla legge (66/1963) che apriva l’ingresso delle donne a tutte le cariche professionali ed impieghi pubblici compresa la magistratura, veniva eletta Primo presidente della Corte Suprema di Cassazione Margherita Cassano.
In magistratura dal 1980, Cassano vanta un percorso eccellente; prima è sostituto procuratore presso la procura di Firenze poi, solo per citare alcuni dei passaggi più significativi, componente del CSM dal 1998 al 2002, quindi dal 2006 Consigliere presso la Prima sezione penale della Cassazione, di cui divenne presidente aggiunto nel 2020, dopo quattro anni da presidente della Corte d’appello di Firenze. La sua elezione fu accompagnata da grande soddisfazione e fu considerata, simbolicamente, anche il riconoscimento dell’aspirazione a misurarsi di tante donne a tutti i livelli della società e nei gangli anche più rappresentativi e significativi delle articolazioni dei poteri dello Stato. Uno di quei traguardi vissuti in un certo senso come “vittoria” oltre la singola persona, come passo in avanti collettivo.
Sono stati anni importanti di lavoro in cui, in ogni fase resasi pubblica, dell’impegno di Margherita Cassano è emersa la sua costante proposta di una ricerca di equilibrio fra le diverse figure protagoniste del mondo della giustizia, e la costante sottolineatura per l’esigenza di semplificazione, chiarificazione e sistemazione della legislazione, per poter sempre arrivare ad un sicuro uso della stessa, nella certezza della sua interpretazione.
Ripetute, nel biennio del suo mandato, le sottolineature e l’invito a donne e uomini della giustizia a sobrietà del linguaggio, grande umanità nella gestione del lavoro, pacatezza, senso del limite per evitare il dramma degli errori giudiziari.
Durante il suo mandato ha spesso sottolineato come sia in atto una grande trasformazione della giustizia dal 2022 e bisogna avere come obiettivo la pacificazione di questa società sofferente. “In una moderna democrazia la risposta giudiziaria - ha avuto modo di dire - deve essere l’ultimo approdo quando non hanno funzionato i meccanismi di prevenzione e controllo”.
Il suo impegno positivo, non a caso è stato fortemente sottolineato e apprezzato anche ora nella fase di chiusura del suo mandato, avvenuta la prima settimana di settembre 2025, con l’elezione del nuovo primo presidente della Cassazione, Pasquale D’Ascola.
In uno dei suoi ultimi discorsi in veste ufficiale a due giorni dalla pensione, intitolando a Valerio Onida la Scuola Superiore della Magistratura a Scandicci (Villa Castelpulci) non ha potuto fare a meno di esternare una preoccupazione, su cui si era già soffermata, ma che per l’occasione appare come un allarme lanciato sperando che venga condiviso da chi concretamente continuerà ufficialmente il lavoro.
La preoccupazione corrisponde alla denuncia di fatti e comportamenti oggettivi numericamente misurabili, che dovrebbero costringere, per affrontarli trovando una soluzione, a capirne ragioni e rischi.
Il tema riguarda la rinuncia crescente ed imbarazzante di molti, troppi giovani che, pur avendo vinto il concorso in magistratura, scelgono altre amministrazioni o professioni. Un numero davvero elevato, una percentuale dice “che non avevamo mai visto” e questo, specifica, tenendo conto di come si rinunci contemporaneamente ad un diverso e migliore trattamento economico rispetto ad altri incarichi.
E nel suo interessante e coinvolgente indagare, Margherita Cassano continua sottolineando che a questo punto bisogna sentire il dovere di “interrogarci e capire il perché del disagio”, fra le diverse considerazioni aggiunge: “credo influisca, in fondo, anche il clima che c’è nel Paese. Mi riferisco alla delegittimazione che si sta facendo della magistratura, ai timori che in alcuni possono serpeggiare. E alla conflittualità che non fa bene all’armonia che si deve coltivare tra poteri dello Stato”. E ancora aggiunge: “ Non possiamo consentirci una deriva impiegatizia e il rischio esiste... Vedo che sta passando anche l’idea che in un ideale bilanciamento debbano prevalere le proprie aspettative individuali di vita, come magistrato, rispetto a quelle di chi chiede giustizia”.
Un comportamento a cui Cassano non sembra riconoscersi tanto, fino ad aggiungere “Di fronte alle attese di un corpo sociale, di fronte ai drammi umani che ci sfilano quotidianamente davanti, non si può mettere sempre al primo posto la propria stanchezza“.
Parole forti e chiare, quelle con cui lascia il suo mandato. Parole non 'vanno in pensione' - come lei - ma che costituiscono il messaggio e la preghiera laica da ripetere e divulgare affinché sia materia d’impegno e ricerca per soluzioni atte ad affrontare un fenomeno di indebolimento della magistratura e della funzione importante che le è propria secondo la Costituzione.
Ed è così che ricordando e ringraziando con convinzione Margherita Cassano del suo impegno, generoso e di alto livello professionale con cui ha vissuto il suo mandato, mi piace sottolineare uno di quei giochi del destino e del caso che a rifletterci l’hanno accompagnata nelle sua carriera d’alto rango, non a caso mi viene da sottolineare proprio fino ad essere prima presidente della Cassazione Il riferimento è a un’antica locuzione latina ”Nomen omen“, ovvero” il nome è talvolta un’indicazione di futuro, un presagio per una persona, una sorta d’augurio per il suo destino. Quello che, nello specifico, si può riconoscere in quel cognome Cassano la cui etimologia affianca non a caso il termine Cassazione; entrambi si collegano al verbo cassare, dal termine cassus (vuoto) traducibile in: cancellare, eliminare, annullare dal tardo latino. Un gioco di parole che comunque ha trovato una conferma nella carriera importante di Margherita Cassano nelle vesti di prima presidente della Cassazione. Ci avrà mai riflettuto, sorridendo al destino, che lei ha accompagnato con tanto impegno e lavoro e che da solo di certo non sarebbe stato determinante neanche un po'?
Paola Ortensi
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