Aprire una riflessione pubblica sulla morte, tema che affronta il festival 'Il rumore del lutto' (dal 27 settembre al 9 novembre)
“Morire è come il tramonto di un giorno senza tempo, un momento in cui l’infinito si fa custode di ogni colore e l’orizzonte si allunga nel sempre. Con queste parole, desidero aprire una riflessione su un tema tanto universale quanto inevitabilmente complesso: la morte. Il tema è il grande enigma che accompagna ogni forma di vita, un confine sfuggente che collega l’esistenza a un mistero insondabile. In un’epoca in cui la cultura dominante tende a relegarla ai margini del discorso pubblico, risulta più che mai necessario riportarla al centro delle nostre riflessioni, non per demistificarla, ma per restituirle dignità e significato”.
Così Maria Angela Gelati, tanatologa e death educator, racconta per la rivista Marea il suo impegno, iniziato nel 2007 con Marco Pipitone per mettere al centro in maniera creativa e accessibile il tema della morte nel discorso pubblico, impegno che da diciannove anni è incarnato nell’appuntamento di cui è direttrice artistica: Il rumore del lutto, festival che dal 27 settembre al 9 novembre 2025 sarà a Parma, in altre città italiane e per la prima volta a Los Angeles offrirà al pubblico una vasta scelta tra laboratori, convegni, passeggiate, teatro, incontri in streaming e tanto altro ancora.
Il programma del festival è ispirato dalla frase che da sempre ne riflette l’essenza:“Vivi intensamente, abbraccia ogni istante” e manifesta ancora una volta la sua vocazione a farsi ponte tra silenzio e parola, tra memoria e visione, tra assenza e presenza, in un intreccio profondo di arte, pensiero e umanità.
Saranno sei settimane di concerti, incontri, convegni, performance, passeggiate, ritiri, laboratori per le scuole e molte altre iniziative che coinvolgono oltre 100 relatori, 50 artisti e 170 collaborazioni: non mancheranno poi i consueti laboratori, 20 dei quali nelle scuole, i convegni e seminari, performance e installazioni, i Death cafe e le visite guidate, le passeggiate letterarie, mostre e presentazioni,oltre ai vari appuntamenti online per offrire la possibilità di seguire, attraverso piattaforme dedicate, alcuni incontri sulle tematiche del festival, con l’obiettivo di promuovere una riflessione condivisa e profonda sulla vita in tutte le sue sfaccettature, comprese la perdita, il cambiamento e la trasformazione.
Tutto questo si traduce in una proposta declinata nel tempo che ha preso il nome di Death Education, e si esprime in diversi ambiti: dalle scuole, dove i bambini e le bambine sono accompagnati a comprendere il significato della perdita, alle famiglie, che trovano strumenti per affrontare il lutto, fino alle comunità, che possono riscoprire il valore del sostegno reciproco.
Un elemento centrale della Death Education è la spiritualità e il recupero dei rituali. I rituali non sono semplici gesti formali: sono contenitori di significato che aiutano a navigare l’ignoto.
Dalle cerimonie funebri tradizionali ai moderni living funeral, ogni rituale offre uno spazio per elaborare emozioni, condividere ricordi e trovare un senso nella perdita. Un esempio recente è il Death Café, un luogo dove le persone possono discutere liberamente della morte, abbattendo barriere culturali e psicologiche.
Inoltre, la spiritualità, intesa nel senso più ampio e non necessariamente religioso, può fornire una bussola per orientarsi nel mistero della morte.
Che si creda in una vita oltre la morte o nella semplice continuità dell’energia, la spiritualità aiuta a trasformare la paura in accettazione. I miti antichi e le credenze moderne si incontrano in questo spazio, offrendo un terreno comune per esplorare l’ignoto.
Attraverso linguaggi diversi e un dialogo aperto, il festival invita a esplorare temi universali che ci toccano da vicino, ma che raramente trovano spazio nel discorso pubblico, aprendo nuove prospettive e consapevolezze nel segno di una cultura della vita e della relazione.
Grazie al format Il Rumore del Lutto Experience quest’anno la rassegna si dirama oltre i confini cittadini, coinvolgendo altre città e comunità: Prato, Bologna, Torino, Reggio Emilia, l’Appennino modenese, Genova, Firenze e per la prima volta Los Angeles inaugurando, con essa, il percorso Il Rumore del Lutto Acrosscon cui il festival si espande al di fuori dell’Italia.
“Oggi la morte, sostiene Gelati, pur essendo sempre più raccontata attraverso i social, dove storie personali e percorsi di malattia trovano voce, rimane ancora superficializzata o rimandata. La società contemporanea, ossessionata dalla giovinezza e dalla produttività, tende ancora ad evitare la morte come fosse un’ombra sulla ‘perfezione della vita’. La censura ne ha alimentato ansia e paura, lasciando molte persone impreparate a gestire la perdita o il proprio morire. Ma la morte è anche un respiro. Ogni inspirazione è un inizio, ogni espirazione è una fine, e nel ciclo del respiro troviamo una metafora potente per la condizione umana”.
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