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Il ritorno della spregiudicata Yulia

Il ritorno della spregiudicata Yulia

UCRAINA - Yulia Timoshenko, potente ‘Signora dell’Est’ e icona della rivoluzione arancione è candidata alle elezioni presidenziali

Cristina Carpinelli Lunedi, 05/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2014

 Yulia Timoshenko ha annunciato al paese la sua candidatura alle presidenziali di maggio. Ma tra i nuovi politici emersi dopo Maidan, c’è chi non la vuole. È il caso di Petro Poroshenko, oligarca, ex ministro, e candidato favorito alle presidenziali in Ucraina. Poroshenko ha invitato l’ex pasionaria a ritirare la propria candidatura: “Yulia Timoshenko dovrebbe capire che dopo tutti i morti di Maidan, ci siamo svegliati in un paese nuovo che merita nuove mentalità e nuovi politici”. Ma la Timoshenko, recentemente liberata sull’onda delle proteste di piazza Maidan, dopo tre anni di prigionia, non intende affatto ritirarsi. Anzi, con la solita grinta che la contraddistingue, la “tigre bionda” sfodera tutto il suo arsenale aggressivo per compiacere il suo popolo. È di poco tempo fa (18 marzo) una sua violentissima dichiarazione, nella quale ha sostenuto, conversando con Nestor Shufrych, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell’Ucraina, di essere pronta a prendere in mano un mitra e sparare in fronte al “mascalzone” Putin. Non solo, proseguendo nella conversazione, ha pronunciato queste parole: “La situazione sta andando oltre ogni limite. Bisogna prendere le armi in mano e andare a far fuori questi dannati kazap (vecchio termine ucraino molto spregiativo per definire i russi) insieme con il loro capo”. E ancora: “Userò tutte le mie relazioni, farò sollevare tutto il mondo, perché di questa Russia non resti neppure un campo bruciato”.Ma il passaggio più aberrante è quello in cui la Timoshenko ha tirato in ballo l’atomica per far piazza pulita dei russofoni residenti in Ucraina: “Cosa fare con questi otto milioni di russi che sono rimasti in territorio ucraino? Bisogna tirargli una bomba atomica”.


 Yulia T. ha il dente avvelenato. Dal 2010, col ritorno al potere dei filorussi, è iniziato il suo calvario giudiziario. Nel 2011 è stata condannata a sette anni di carcere, con l’accusa di evasione fiscale, malversazione di fondi pubblici, abuso d’ufficio e “abuso di potere”, per un controverso contratto siglato con Mosca riguardante importanti forniture di gas. Contratto stipulato con Putin, senza aver avuto il preventivo consenso del governo ucraino - di cui lei era alla guida -estremamente svantaggioso per l’Ucraina (ma vantaggioso per lei).

Appena rilasciata dall’ospedale del carcere di Kharkiv, Yulia T. è subito volata a Kiev. Qui si è diretta subito in via Grushevsky a deporre dei fiori sul luogo dove erano stati uccisi i primi manifestanti delle proteste, poi si è recata in piazza Maidan. È salita sul palco, seduta su una sedia a rotelle, a causa di un infortunio alla schiena, e con voce commossa ha urlato alla folla: “Questa è la vostra vittoria. Avete rimosso un cancro dal nostro paese. Voi siete i miei eroi”. Alcuni manifestanti della piazza sono esplosi in cori, invocando “Yulia! Yulia!”, ma altri non l’hanno affatto applaudita, anzi l’hanno fischiata. Perché? Ciò che le viene contestato è la sua incontenibile ambizione personale e l’aver accumulato negli anni una grande fortuna economica in modo assai dubbio.



La sua brillante ascesa non è, infatti, esente da zone d’ombra. Negli anni novanta Yulia T. si era guadagnata l’epiteto di “principessa del gas”, per aver stoccato enormi quantità di metano, facendo aumentare le accise sul gas. In quel periodo (1995-1997), presiedeva la Compagnia Generale dell’Energia, un’azienda privata che si occupava d’importare gas e metano dalla Russia per poi esportarlo in Occidente. Fu l’inizio della sua ascesa economica, grazie ai lauti profitti dell’azienda. C’è chi data l’inizio della sua scalata alle vette del potere economico ancora più indietro nel tempo, e cioè prima del crollo dell’Urss, negli anni della perestrojka di Gorbachev, quando nel 1989 fondò, diresse e poi privatizzò la casa videografica del Komsomol.

Nel passaggio dalla pianificazione al libero mercato, approfittando del fitto piano di privatizzazioni, con il quale la sua gente veniva colpita da fame e miseria, la “Signora dell’Est”diventava una delle donne più ricche del paese, impegnata non solo nel settore energetico, ma anche in un’intensa attività commerciale di export di metalli. Ad aiutarla, le sue stabili relazioni (amicali e sentimentali) con uomini molto importanti in Ucraina, alcuni condannati poi per corruzione e frode.

E come è noto il passo dal business alla politica è breve. Nel 1996 veniva eletta in Parlamento, e nel 1999 - sotto il governo di Viktor Yushchenko - diventava ministro dell’Energia.





Questo, forse, fu il periodo più “glorioso” della fredda e calcolatrice oligarca liberista. Sotto il suo ministero, l’industria energetica ucraina crebbe di circa il 700%. Lottò contro il prelievo abusivo di energia dei grandi complessi industriali, e le sue riforme servirono al governo per pagare gli statali e aumentare i salari. Ma già pochi anni dopo, nel febbraio 2001, il primo arresto: Yulia veniva incarcerata, per un breve periodo, con l’accusa di falsificazione di documenti e importazione illegale di metano. A salvare la sua credibilità, già compromessa, fu il memorabile anno 2004, quando la Tymoshenko diventò la figura chiave della protesta di piazza che si trasformerà poi in rivoluzione arancione. Nel 2005 Yulia T. veniva nominata premier. Nello stesso anno, Forbes la collocava al terzo posto nella classifica delle donne più potenti del mondo (dopo Condoleezza Rice e Wu Yi). Tuttavia, con l’accusa d’incompetenza nel gestire i contrasti tra i partiti della coalizione di maggioranza, il suo governo fu presto sciolto. La donna dalla treccia bionda (simbolo della tradizione ucraina) tornerà a governare di nuovo il paese nel 2007 mantenendo la carica sino al 2010.



Durante la guerra in Ossezia del Sud, scoppiata nell’agosto 2008 tra Georgia e Russia, Yulia T. non concordò con la condanna di Yushchenko nei confronti della Russia, mantenendo una posizione di neutralità. Il presidente l’accusò d’aver assunto una posizione di comodo, al fine di ottenere il sostegno della Russia alle future elezioni presidenziali del 2010. Il Vice-presidente usò parole dure nei suoi confronti: “Sei una traditrice!”. Nel settembre 2008 Yulia T. (il suo blocco politico) decise di votare insieme con il partito Comunista d’Ucraina e il partito delle Regioni per approvare una legislazione atta a facilitare la procedura di messa in stato d’accusa del presidente e limitarne i poteri, aumentando quelli del primo ministro. Nel gennaio 2009, la Timoshenko siglava con Putin il “famigerato” contratto per la fornitura di gas. Nonostante tutte queste mosse strategiche, le elezioni presidenziali del 2010 furono vinte dal leader filorusso del partito delle Regioni,Yanukovich, suo acerrimo rivale politico, che nel 2011 la fece arrestare a causa della sigla di quel appunto famigerato contratto sul gas.



Non è un fatto insolito che la Timoshenko abbia creato durante gli anni alleanze politiche o amicizie personali, per poi disfarsene, a seconda dell’utilità politica. Lo fece già agli inizi della sua ascesa. Ad esempio, con l’ex presidente filo-russo Leonid Kuchma. Non si è neppure risparmiata inimicizie con i suoi alleati politici. Lo testimoniano i suoi ripetuti screzi e contrasti con il presidente Yushchenko.

Non è, dunque, strano che vecchi amici e nuovi alleati possano essere i suoi prossimi avversari nella rincorsa alle più alte cariche dello Stato. La gente dice scherzando che solo una persona avrebbe segretamente voluto tenere Yulia in carcere più di Yanukovich, e questa persona è V. Klitschko, ex campione mondiale dei pesi massimi e uno dei volti più importanti delle recenti proteste. Il pugile ultra-nazionalista, che si era candidato per le presidenziali, si è però ritirato per lasciare spazio all’oligarca, il “re del cioccolato”, Petro Poroshenko, che ha già detto alla Timoshenko di farsi da parte. Tra i candidati per le presidenziali, oltre all’esponente del partito di Yanukovich (Mykhailo Dobkin), figurano anche i leader delle forze di estrema destra, come O. Tyahnybok (capo del partito neo-fascista“Svoboda”), O. Lyashko (capo del partito Radicale,forza populista e nazionalista) e il leader del gruppo neo-nazista, antisemita e ultra-nazionalista, “Praviy Sektor”, D. Yarosh, che si è guadagnato il rispetto autentico della gente di strada durante le proteste, al grido di: “Gloria alla Nazione e morte al nemico”. Suoi fans, giovani uomini armati di mazze e bottiglie incendiarie, autori dell’attacco a una sinagoga di Zaporozhye, a sud est di Kiev.



#foto5dx# Dagli ultimi sondaggi i più accreditati come prossimi presidenti del paese sono Timoshenko e Poroshenko. Non è escluso, tuttavia, che lo scontro finale riservi delle sorprese. Il debito politico dell’opposizione più moderata con le formazioni di estrema-destra è enorme. Intanto, nel nuovo gabinetto ad interim, filo-occidentale e ucrainofono, nato dopo la rivoluzione, siedono già esponenti di “Svoboda”: il Vice-Premier, Oleksandr Sych, attivista del movimento radicale anti-abortista, e il ministro della Difesa, l’ammiraglio Ihor Tenyukh. Il futuro dell’Ucraina non è nella liberazione o nel ritorno al potere di Yulia T., o di qualche altro oligarca di turno. Sta nel fondare dal basso un’idea vera di democrazia.

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