Martedi, 16/12/2014 - La ricerca Il rispetto del principio di pari opportunità: l'annullamento della composizione delle giunte regionali e degli enti locali della dott.ssa Francesca Ragno, affronta una delle aree critiche di disuguaglianza tra uomini e donne: la rappresentatività delle donne negli organi di governo locale. Le statistiche annuali del Global gender gap report vedono l'Italia in posizione molto lontana dai vertici e vicina invece a Paesi considerati in via di sviluppo per aree quali: Partecipazione economica e opportunità di lavoro, Livello d'istruzione, Rafforzamento politico, Salute e aspettative di vita.
Negli ultimi tempi le cronache politiche e giurisprudenziali hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica la scarsa presenza o addirittura l'assenza delle donne negli organi di governo, in particolare negli organi esecutivi di province, comuni e regioni. Ci sono stati diversi pronunciamenti dei tribunali amministrativi che hanno annullato le composizioni di quelle giunte che non presentavano nessuna donna tra le nomine degli assessori o erano totalmente monogenere. Nonostante le disposizioni normative cerchino di abbattere o attenuare le barriere culturali e politiche che limitano l'accesso delle donne agli organi collegiali degli enti locali, sono ancora tanti i casi in Italia di governi locali tutti al maschile.
I dati sulla presenza femminile negli enti locali, come si evince dal lo scrupoloso lavoro della Ragno, sono tutto fuorché rassicuranti: il 19,5% delle donne su scala nazionale entra nei consigli, mentre sono appena l'11% le donne che ricoprono la carica di sindaco. Partendo da questi dati lo studio vuole ricostruire il lungo percorso sociale, culturale, costituzionale e normativo che ha visto le donne entrare in punta di piedi nella scena politica e, passo dopo passo, ottenere un'uguaglianza che sebbene sia scritta sulla nostra Costituzione, nel concreto stenta ancora a realizzarsi. Dopo aver ripercorso i passaggi storici e normativi che hanno segnato l'effettiva uguaglianza tra donne e uomini nel 1946 con la concessione del diritto di voto, il libro passa all'analisi della giurisprudenza costituzionale che in tema di pari opportunità uomo/donna si è evoluta insieme ai costumi sociali e al comune sentire.
E' cambiato negli anni il giudizio di legittimità da parte della Corte costituzionale su leggi discriminatorie riguardanti i rapporti famigliari, l'accesso a funzioni pubbliche e anche al mondo della politica, sia per quanto riguarda la possibilità di introdurre correttivi elettorali per favorire una maggiore presenza delle donne nelle assemblee elettive e sia per la loro presenza negli organi esecutivi degli enti locali.
Proprio su questo tema di strettissima attualità, dal punto di vista giurisprudenziale, si concentra il nucleo centrale del nostro saggio: quali sono le basi normative dell'annullamento della composizione delle giunte che non presentano un'equilibrata presenza dei generi? Quali sono le maggiori novità nell'interpretazione del concetto di "pari opportunità" anche alla luce del riformato articolo 51 della Costituzione? Quale l'evoluzione di questa materia dal 2005 ad oggi, quando il Parlamento il 13 novembre 2012 ha approvato una legge per garantire l'equilibrio di genere negli enti locali, non solo negli organi collegiali, ma anche nei consigli comunali, provinciali e regionali? In ultimo un focus su quelle concrete esperienze amministrative che hanno visto un coinvolgimento paritario di donne e uomini nel governo di comuni e regioni: cosa accade quando anche le donne governano le città? Le scelte amministrative sono anche gender oriented? Quali benefici si traggono dalle capacità e professionalità femminili? Ebbene i risultati sono tutti positivi e questo è tanto più importante in un Paese che si piazza all'ultimo posto per le politiche di pari opportunità nell'ambito dei paesi maggiormente industrializzati e al 74° scalino della graduatoria nell'ultimo rapporto del Global Gender Gap.
Questi sono i dati sulla presenza delle donne negli enti locali: il 10% delle donne ricopre la carica di sindaco e appena il 20% ricopre l'incarico di consigliere comunale. Questi dati denunciano chiaramente una grave mancanza di democrazia. I primi livelli di rappresentanza politica come comuni, province, regioni, voltano le spalle al principio di uguaglianza tra i sessi che è uno dei pilastri dell'Italia Repubblicana. Questa grave ingiustizia ha come responsabili i partiti politici che da decenni perpetuano questa situazione. È lì che le donne devono rafforzare le proprie battaglie.
Con la nuova legge 215 per la “promozione delle pari opportunità negli enti locali”, si potrà di sicuro avere consigli comunali con una presenza più equilibrata dei generi e soprattutto non si potranno più avere giunte mono-sesso, non si potranno più dare scuse banali e stereotipate sull'assenza delle donne. L'articolo 51 della Carta Costituzionale, cosi come riformato nel 2003, trova per la prima volta nella storia del Parlamento Italiano una sua mirata applicazione: un apposito provvedimento per il riequilibrio della rappresentanza dei sessi, sia a livello elettorale che per quanto riguarda gli organismi a cui si accede per nomina. In questo caso non ci sono stati franchi tiratori, nessun ministro in lacrime come nel 2005, ma solo l'unità delle parlamentari donna. Così è stato possibile infrangere la compattezza della lobby maschile in parlamento: 349 voti favorevoli, 66 contrari, tutti uomini e 66 astenuti tra cui spicca il voto compatto dei deputati della Lega Nord. La legge 215/2012 per arrivare ad essere approvata dal Parlamento ha avuto l'impulso dei giudici amministrativi che, sentenza dopo sentenza, hanno imposto la presenza di entrambi i generi nelle giunte e negli organi collegiali degli enti locali ampliandone sempre più la portata: dalla presenza sufficiente di una sola donna, si è passati alla richiesta di una presenza equilibrata dei sessi, che vuol dire un avvicinamento al traguardo della democrazia paritaria.
Al rispetto delle pari opportunità sono chiamati tutti i cittadini e l'interesse a chiederne il rispetto spetta non solo alle donne, ma anche agli uomini, alle associazioni e ai consiglieri comunali e provinciali. Il problema delle pari opportunità non è un problema delle donne, ma di un'intera comunità, un'esigenza civile per il compimento di una reale democrazia. Fintantoché l'Italia affronterà il tema della rappresentanza delle donne come una mera questione di genere, e dunque marginale, si rimarrà ad una posizione di stallo. Se veramente si vorrà tenere il passo europeo sulla tematica dell'equilibrio di genere, si dovrà attuare un vero cambiamento di rotta a livello culturale e sociale.
L'esperienza dei paesi del Nord Europa dimostra che la parità nella società e nelle istituzioni passa attraverso la parità nei partiti politici, se questi fissano regole precise per la partecipazione politica delle donne indipendentemente da disposizioni di legge e costituzionali. Nel processo di cambiamento dovranno essere prima i partiti e poi i Sindaci, i Presidenti di Provincia e i Presidenti di Regioni, a giocare un ruolo essenziale come strumenti della rappresentanza politica e fautori delle regole del gioco politico che dovrà diventare anche a misura di donna, oltre che di uomo. Non si può più aspettare.
È necessario attivare un circolo virtuoso che coinvolgendo le donne nei processi decisionali, porti a tutelare i loro diritti, valorizzare le loro competenza, promuovere la partecipazione. Di lì il passo è breve perché le donne si accostino maggiormente alla politica e possano dare il loro prezioso contributo per una città ed un territorio migliore. Tutto questo avrà benefiche ricadute sul lavoro, sull'economia, incoraggerà la cultura a incamminarsi verso sentieri di pluralità che riserveranno sorprese e novità per tutti.
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