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Il resto è silenzio

Il resto è silenzio

Chiara Ingrao - “In silenzio, lei si è fatta spazio nella mia vita, in punta di piedi. In silenzio ha aperto la sua valigia, e ha messo le sue cose nel mio armadio, in bell’ordine. Non c’era altra soluzione, di armadi ne avevo uno solo”.

Maristella Lippolis Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2007

“In silenzio, lei si è fatta spazio nella mia vita, in punta di piedi. In silenzio ha aperto la sua valigia, e ha messo le sue cose nel mio armadio, in bell’ordine. Non c’era altra soluzione, di armadi ne avevo uno solo”. La voce narrante del romanzo è quella della protagonista, Sara, una donna che lavora con le parole degli altri dette in lingue diverse dalla sua. L’altra è Musnida, e anche il suo è il mestiere dell’interprete, come Sara, nella cui vita era comparsa all’improvviso esule dalla Sarajevo assediata e distrutta. Quasi inevitabile offrirsi di ospitare quella donna così provata e farle spazio nella propria casa, ma subito emerge la difficoltà a misurarsi con il dolore; entrambe sono abituate a lavorare con le parole, ma il dolore non sanno dirlo: Musnida si porta dentro il dolore per la guerra, per il proprio paese perduto, per la propria città; e per la sorella uccisa nel tentativo di recuperare il corpo del fratello sotto il fuoco dei cecchini. Sara non riesce ad accogliere il dolore nella propria vita, per la paura di farsene travolgere. E così entrambe scelgono il silenzio. Le due donne si erano già conosciute dieci anni prima, proprio perché svolgevano lo stesso lavoro, in un tempo in cui la guerra in quella parte di Europa sembrava ancora un evento del tutto impensabile. Il terzo tempo della storia è il presente. Sara ascolta per caso una conversazione sull’autobus e quella breve convivenza con Musnida, che risale ormai a dodici anni addietro, riaffiora con tutto il suo carico di sentimenti inespressi, di interrogativi senza risposta, di angoscia per le guerre di ieri e di oggi, a cui assistiamo con impotenza. Chiara Ingrao, che nel 2005 aveva pubblicato Soltanto una vita, un testo insolito e coinvolgente costruito intorno alle parole della madre, ci colpisce ancora una volta con questo romanzo che sembra voler sfuggire alle forme codificate della narrazione. Accanto alla voce narrante infatti prende vita sulla pagina, segnalata dal corsivo, anche la voce di Musnida che racconta l’eterna vicenda di Tebe, di Antigone e di Ismene, di tutte le guerre e di tutte le sorelle e i fratelli che le hanno attraversate, e della nostra colpevole cecità.
Il resto è silenzio, Chiara Ingrao. Baldini Castoldi Dalai, pag. 156, 16 euro

(26 luglio 2007)


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