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Il Rapporto ombra che imbarazza l’Italia

Il Rapporto ombra che imbarazza l’Italia

Trentennale CEDAW - Presentato alle Nazioni Unite contemporaneamente al rapporto governativo, il lavoro della piattaforma continua a ricevere adesioni. Ne parliamo con Simona Lanzoni di Fondazione Pangea, appena rientrata da New York

Angelucci Nadia Lunedi, 12/09/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2011

Approvata trent’anni fa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Convenzione per l’Eliminazione di ogni forma di Discriminazione contro le Donne (CEDAW) è ancora oggi uno dei trattati internazionali più completi sui diritti delle donne che punta alla eliminazione delle discriminazioni che limitano la partecipazione delle donne alla vita pubblica, lavorativa, ai processi decisionali e contro la violenza di genere. È uno strumento di diritto fondamentale, ratificato da 186 Paesi (più del 90% dei membri delle Nazioni Unite) che permette il confronto con tutte e tutti coloro che nel mondo stanno lavorando per il miglioramento delle condizioni della donna, a prescindere dal livello di povertà del loro Paese di provenienza. Il Comitato della CEDAW presso l’ONU ha il mandato di valutare i progressi fatti nell’implementazione della Convenzione, sulla base di rapporti che, ogni quattro anni, gli Stati firmatari inviano per illustrare le misure intraprese a livello legislativo, politico, amministrativo, economico, sociale e culturale. Il Comitato può dare consigli e raccomandazioni generali basate sull’informazione contenuta nei rapporti ma, oltre alla pressione morale, ha pochi poteri vincolanti. La mancanza di conoscenza della Convenzione presso la società civile implica che i governi sentano una pressione limitata per fare implementare le raccomandazioni della CEDAW. Per questo motivo alcune associazioni di donne italiane hanno pensato di ‘festeggiare’ i 30 anni della Convenzione informando e sensibilizzando l’opinione pubblica sull’esistenza, l’attualità e l’importanza di questo strumento e promuovendo una campagna a cui hanno aderito una settantina di soggetti.

Dopo aver preso visione del rapporto governativo del 2009 la piattaforma delle promotrici ha deciso di redigere un Rapporto ombra . “Ci sembrava fondamentale dare rilevanza alle esperienze vissute sul campo da associazioni, onlus, cooperative, ong, movimenti e agli studi e alle ricerche sulle questioni di genere. Il governo non prende sufficientemente in considerazione questo patrimonio di conoscenze della società civile per elaborare e applicare politiche nazionali, regionali e locali, per colmare le carenze e i ritardi nell’attuazione delle misure previste nella lotta alle discriminazioni di genere” dice Simona Lanzoni di Fondazione Pangea, una delle associazioni aderenti alla piattaforma. “A ottobre del 2010 abbiamo inviato un abstract al Comitato CEDAW a Ginevra evidenziando le lacune sull’operato governativo. A fine maggio abbiamo realizzato due sessioni di discussione aperta con la società civile, una a Roma e una a Milano, per dare suggerimenti e migliorare gli articoli elaborati dalle 8 organizzazioni che hanno redatto il rapporto ombra. Abbiamo consegnato a giugno 2011 l’intero Rapporto ombra e abbiamo chiesto a tutta la società civile di aderire al rapporto. Hanno risposto oltre 120 organizzazioni e centinaia di singoli. A luglio 2011 il rapporto governativo e quello della società civile sono stati entrambi esaminati dal Comitato CEDAW a New York.”



Cosa emerge di significativo nel Rapporto ombra che avete elaborato?


La situazione delle donne in Italia è lontano dall’assomigliare al ritratto ideale, malgrado le operazioni di chirurgia plastica che il governo tenta di fare con belle dichiarazioni di intenti, il bisturi dei tagli delle voci di bilancio e il deficit legislativo a promozione delle donne raccontano un’altra Italia non di certo declinata al femminile. La democrazia è un processo verso l’ideale, il problema è che se non si parte garantendo alla oltre metà della popolazione il pieno uso dei propri diritti e strumenti a garanzia della partecipazione alla vita in ogni suo ambito, difficilmente potremo essere un paese di esempio per altri, che cammini verso lo sviluppo e la pace interna e internazionale.

Come sono state accolte a New York le vostre osservazioni?

La sensazione è stata che fossimo ascoltate con molto interesse, del resto è la prima vota che la società civile femminile ha elaborato un Rapporto ombra, pertanto la nostra presenza è stata di cruciale importanza per fare pressione sui membri del Comitato, per evidenziare loro le violazioni dei diritti delle donne che riteniamo più significative e sulle quali chiediamo la formulazione di specifiche Raccomandazioni. Tali Raccomandazioni costituiranno per i prossimi cinque anni un importantissimo strumento internazionale per chiedere riforme legislative nazionali e fare pressione politica per l’adeguamento delle politiche in materia di pari opportunità. Alcuni dei temi “scottanti” sui quali ci siamo focalizzate sono il tema della salute riproduttiva, il diritto di famiglia, la violenza sulle donne, il nodo lavoro/maternità, conciliazione familiare...

Il 14 luglio il governo italiano ha risposto alle domande che ha posto il Comitato CEDAW ma molte delle richieste sono rimaste inevase. Intendiamo pianificare una serie di incontri per promuovere la conoscenza del Rapporto ombra e delle Raccomandazioni e facilitare la possibilità di contribuire alla piattaforma CEDAW. Pertanto se volete approfondire il tema o aderire alla campagna scrivete a 30YEARSCEDAW@gmail.com



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