Login Registrati
Il punto di vista… dalla barca

Il punto di vista… dalla barca

Dal 19 al 26 agosto si tiene ‘Un Po di donne, a remi da Venezia al Parco del Delta’. Abbiamo intervistato Giovanna Della Toffola, della Canottieri Giudecca

Lunedi, 08/08/2011 - Dal 19 al 26 agosto si tiene "Un Po di donne, a remi da Venezia al Parco del Delta", una "festa" lunga 200 Km remi in chiusura delle attività del trentennale dell'ASSOCIAZIONE CANOTTIERI GIUDECCA. Chiediamo a Giovanna Della Toffola, socia della Canottieri Giudecca, di raccontarci qualcosa in più di questa passione sportiva, che si unisce all'amore per i luoghi e per le memorie collettive…



Indubbiamente sì, la voga alla veneta è una pratica sportiva che mette insieme l’aspetto tecnico del gesto fisico a quell’aspetto emotivo che fa vivere la laguna e la città in modo del tutto particolare. È un punto di vista, quello dall’acqua e dalla barca, che ci dà modo di trovare un legame anche con il nostro passato, è l’occasione per tenere vivo un patrimonio di conoscenze che altrimenti andrebbe perduto. Nelle nostre Associazioni remiere la presenza di vecchi soci, di regatanti non più in attività e di persone che mettono a disposizione il loro sapere, è una grande ricchezza.

La passione sportiva sia a livello agonistico che a livello dilettantistico nasce in noi senza dubbio da un grande amore per l’ambiente lagunare e per le sue tradizioni.




Chi sono le socie partecipanti? Da dove vengono?




La Canottieri Giudecca è storicamente considerata una società “molto femminile” per il numero di iscritte. Pur non raggiungendo il 50 per cento, in un ambiente un po’ maschile come quello delle remiere, le nostre socie sono sempre state molto numerose e attive. Non solo, la nostra presidente per 12 anni è stata una donna.

Sono 20 le socie della Canottieri Giudecca che partiranno per il raid a remi sul Delta. Fra loro ci sono donne di diverse età, di diversa estrazione sociale, dagli interessi più disparati ma unite tutte, oltre che dall’amicizia, dalla stessa “passione per il remo”.

Fra noi ci sono ben cinque vogatrici originarie di paesi stranieri (si va dalla Germania alla Francia, dal’Australia alla Svezia) e altre nate in Italia e giunte qui per studio o per lavoro.

Ed è proprio questa la ricchezza del gruppo: l’occasione per il confronto e lo scambio di esperienze.




Secondo lei esistono sport "maschili" e sport "femminili"?



Non direi che si possano riscontrare specificità di genere nelle varie specialità sportive. Almeno non più come in passato. Non è tanto la preclusione ad alcuni sport che è discriminante, quanto piuttosto la scarsa considerazione che si ha dell’attività agonistica femminile. Basti pensare alla diversità dell’ammontare dei premi degli atleti maschi da quelli delle donne.

Anche nella voga alla veneta è costato e costa ancora molto ottenere il dovuto rispetto sia dai “colleghi” maschi che dalle istituzioni. È solo da una quarantina d’anni che si svolgono regate femminili e i premi assegnati alle regatanti sono ancora molto al di sotto di quelli maschili.




Tra agonismo e attività dilettantistiche esiste un intreccio fortissimo, anche se a volte queste ultime vengono considerate "minori". Cosa ne pensa?



Nell’ambito della nostra Associazione si pratica lo sport della voga sia a livello agonistico che amatoriale. Talvolta può succedere che gli interessi o le esigenze di questi due settori non combacino. Le necessità del settore agonistico vengono viste come privilegi da chi l’attività la vive come momento di svago. Nelle nostre Associazioni si cerca di incentivare l’attività giovanile e si riconosce sempre molta importanza anche all’attività amatoriale. È proprio da queste tra l’altro che alle volte emerge il campione.



Cosa significa e quanto vale secondo lei la parola "sportività"?




È proprio questo che i responsabili delle Associazioni sportive devono trasmettere: il rispetto delle regole. Diciamo pure che nello sport della voga alla veneta non sempre si riscontra correttezza e senso della sportività.

Credo di non aver mai visto una regata che non sia finita con qualche contestazione o con discussioni, più o meno accese, fra i regatanti. Sotto questo aspetto c’è ancora molto da fare, chissà se le donne potranno dare un loro contributo. Più spesso sembra si adeguino a un modo aggressivo tutto maschile di concepire l’agonismo.



(8 agosto 2011)


Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®