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Il punto di svolta nell’approccio alla Violenza alle Donne

Il punto di svolta nell’approccio alla Violenza alle Donne

Regione Emilia Romagna - Politiche di sostegno alle donne che subiscono violenza e lessico sulla violenza

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2009

Il fiorire di un dibattito sempre più presente nei luoghi politici delle donne e nel mondo scientifico e la contemporanea costruzione di luoghi concreti di sostegno per chi vive situazioni di violenza, ha prodotto modelli di intervento "specializzati" nella pratica di aiuto alle donne, dando vita ad una teoria e una metodologia di accoglienza da "esportare" nei luoghi istituzionali che intervengono sul problema, lavorando con gli operatori dei servizi sociali, sanitari, scolastici e delle forze dell'ordine, chiamati, per i loro compiti istituzionali, a costruire progetti di sostegno alle donne ed alle/ai bambine/i che vivono situazioni di violenza e di abuso. “Il punto di svolta nell'approccio al tema della violenza – affermano le consigliere regionali Laura Salsi e Gabriella Ercolini - è la sperimentazione di una pratica politica tra donne, che ribalta l'ottica dell'intervento da una posizione che considera la donna come ‘vittima’, soggetto passivo e debole (processo di vittimizzazione ritenuto senza via d'uscita, perché connesso al ‘destino’ femminile), ad una considerazione della donna come soggetto credibile, forte, che interagisce con le violenze subite, ma capace di fronteggiare la situazione per proteggere se stessa e i propri figli. Una donna in difficoltà, ma capace di poterla superare e di potere costruire nuove condizioni di vita per sé e per i propri figli”. È largamente diffusa l'opinione che la violenza alle donne interessi prevalentemente strati sociali emarginati, soggetti patologici, famiglie multiproblematiche. In realtà è un fenomeno che appartiene più alla normalità che alla patologia e riguarda uomini e donne di tutti gli strati sociali, esiste in tutti i paesi, attraversa tutte le culture, le classi, le etnie, i livelli di istruzione, di reddito e tutte le fasce di età. “Nella nostra cultura la famiglia viene spesso identificata come luogo di protezione dove le persone cercano amore, accoglienza, sicurezza e riparo - continuano le consigliere del Pd della Regione Emilia Romagna - Ma, come mostrano le evidenze, per molte donne è invece un luogo di rischio, dove si mette in pericolo la vita. Dai dati rilevati è il luogo dove più frequentemente viene agita la violenza, di solito ad opera di uomini che con le donne hanno, o hanno avuto un rapporto di fiducia e di intimità, ma anche di potere. Quasi sempre i comportamenti violenti sono commessi da una persona intima della donna, il partner -convivente, e da altri membri del gruppo familiare (padri, fidanzati, ex-partner, fratelli, figli). La violenza di genere si presenta generalmente come una combinazione di violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica, con episodi che si ripetono nel tempo e tendono ad assumere forme di gravità sempre maggiori”. Nonostante tutto il lavoro svolto in questo trentennio, sul piano pubblico, la violenza maggiormente "evidente" è la violenza sessuale agita da estranei, mentre per le violenze intrafamiliari è solo l'omicidio quello che conquista rilievo rispetto ai media. Restano nell'area grigia della non evidenza pubblica tutte quelle forme di violenza agite all'interno della famiglia, che si presentano con le caratteristiche di un insieme di comportamenti che tendono a stabilire e a mantenere il controllo sulla donna e a volte sulle/i figlie/i. “Si tratta di vere e proprie strategie che mirano ad esercitare potere sull'altra persona, ricorrendo a vari tipi di comportamento: distruggere i suoi oggetti, uccidere gli animali che le appartengono, sminuire o denigrare i suoi comportamenti e il suo modo di essere, mettere in atto scenate di gelosia immotivate, minacciare di violenza, attuare forme di controllo sui movimenti e sul denaro, imporre dei limiti che portano all'isolamento sociale”, affermano Ercolini e Salsi.

Politiche di sostegno alle donne che subiscono violenza - Cosa ha fatto l’Emilia-Romagna nel 2008
Il recente Piano sociale e sanitario 2008-2010 pone fra gli obiettivi principali di benessere sociale la promozione di servizi e interventi per le donne vittime di violenza e i loro figli. I Centri e le Case della Regione Emilia-Romagna forniscono accoglienza, anche residenziale ed un servizio specialistico dedicato alla donna che ha subito violenza per rielaborare i propri vissuti ed iniziare un percorso di autonomia ricevendo sostegno e informazioni utili sulle risorse del territorio. Continua a tal fine il confronto con i soggetti pubblici e privati della Regione, per garantire una piena applicazione di quanto previsto nella legge regionale n. 2 del 2003 per quanto riguarda la programmazione territoriale di azioni e interventi destinati all’accoglienza delle vittime e al contrasto alla violenza, all’interno del piano di zona distrettuale per la salute ed il benessere sociale;
- prosegue l’estensione e il consolidamento dei corsi organizzati in collaborazione con le Ausl per formare le figure professionali (medici di pronto soccorso, ginecologi, infermieri, ostetriche, educatori e assistenti sociali, forze dell’ordine) che accolgono donne che hanno subito violenza e per promuovere le reti territoriali composte dai diversi operatori.
- nel corso dell’anno 2008 è stato pubblicato e diffuso il testo: “Scegliere la libertà affrontare la violenza”, indagini ed esperienze dei centri antiviolenza in Emilia-Romagna, a cura di Giuditta Creazzo tratto dal monitoraggio dei dati di accoglienza regionale dell’anno 2005;
- è in corso la rielaborazione del gruppo di lavoro del tavolo di monitoraggio del Protocollo regionale d’intesa tra istituzioni e associazioni sul tema della violenza contro le donne firmato nel 2000. Si è poi costituito un nuovo gruppo interdirezionale per il contrasto alla violenza che ha quali obiettivi lo scambio di informazioni sulle azioni e attività realizzate dai diversi settori regionali, per raggiungere l’integrazione delle programmazioni settoriali e per il monitoraggio degli interventi.
In occasione del 25 novembre Giornata Internazionale contro la Violenza alle donne, la Regione ha patrocinato numerose iniziative ed eventi.
Sempre nel 2008 sono stati portati avanti interventi rivolti a donne inserite in percorsi di protezione, in particolare per quelle coinvolte nel progetto regionale “Oltre la strada” di lotta alla tratta e per le donne accolte nei centri antiviolenza. Inoltre è stato promosso il progetto “Chance”, che offre percorsi individualizzati per donne vittime della tratta finalizzati ad aiutare le donne sia a superare le condizioni di emarginazione che la logica degli interventi di tipo assistenziale a favore di una logica occupazionale e lavorativa che risponda alle esigenze di autonomizzazione. Fra gli obiettivi, la realizzazione di attività di accompagnamento individualizzate quali: laboratori di recupero motivazionale, laboratori di alfabetizzazione, percorsi di transizione al lavoro. Per il progetto sono stati stanziati 300.000 euro e si prevede la partecipazione di almeno 111 donne.
Il progetto “Una rete regionale…” finanziato con 251mila euro, intende promuovere e facilitare l’inserimento sociale e lavorativo delle donne che hanno subito violenza fisica, sessuale, psicologica, accolte nei centri antiviolenza o inserite in percorsi di protezione sociale. Per perseguire questo obiettivo si realizzeranno azioni di orientamento e accompagnamento al lavoro, cercando legami con le imprese per realizzare tirocini per l’inserimento lavorativo.

Lessico sulla Violenza alle donne

Violenza Sessuale
Ogni imposizione di pratiche sessuali non desiderate. Vi sono compresi comportamenti quali: coercizione alla sessualità, essere insultata, umiliata o brutalizzata durante un rapporto sessuale, essere presa con la forza, essere obbligata a ripetere delle scene pornografiche, essere prestata ad un amico per un rapporto sessuale;

Maltrattamento Fisico
Ogni forma d'intimidazione o azione in cui venga esercitata una violenza fisica su un'altra persona. Vi sono compresi comportamenti quali: spintonare, costringere nei movimenti, sovrastare fisicamente, rompere oggetti come forma di intimidazione, sputare contro, dare pizzicotti, mordere, tirare i capelli, gettare dalle scale, cazzottare, calciare, picchiare, schiaffeggiare, bruciare con le sigarette, privare di cure mediche, privare del sonno, sequestrare, impedire di uscire o di fuggire, strangolare, pugnalare, uccidere;

Maltrattamento Economico
Ogni forma di privazione e controllo che limiti l'accesso all'indipendenza economica di una persona. Vi sono inclusi comportamenti quali: privare delle informazioni relative al conto corrente e alla situazione patrimoniale e reddittale del partner, non condividere le decisioni relative al bilancio familiare, costringere la donna a spendere il suo stipendio nelle spese domestiche, costringerla a fare debiti, tenerla in una situazione di privazione economica continua, rifiutarsi di pagare un congruo assegno di mantenimento o costringerla a umilianti trattative per averlo, licenziarsi per non pagare gli alimenti, impedirle di lavorare, sminuire il suo lavoro, obbligarla a licenziarsi o a cambiare tipo di lavoro oppure a versare lo stipendio sul conto dell'uomo.;

Maltrattamento Psicologico
La violenza psicologica accompagna sempre la violenza fisica ed in molti casi la precede. È ogni forma di abuso e mancanza di rispetto che lede l'identità della donna. Il messaggio che passa attraverso la violenza psicologica è che chi ne è oggetto è una persona priva di valore e questo può determinare in chi lo subisce l'accettazione in seguito di altri comportamenti violenti.

Stalking
Si tratta di una forma di vera e propria persecuzione che si protrae nel tempo (può durare mesi o anni) che si compone di una serie di comportamenti tesi a far sentire la vittima continuamente controllata ed in uno stato di pericolo e tensione costante. Ad esempio: seguire la donna nei suoi spostamenti, aspettarla sotto casa, fare incursioni sul posto di lavoro al fine di provocare il suo licenziamento, fare continue telefonate in tutte le ore del giorno e della notte, danneggiare la macchina o lasciare scritte infamanti nei luoghi frequentati dalla donna, minacciare di morte.


(13 gennaio 2009)

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