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Il primo governo 50e50 e i dubbi che restano

Il primo governo 50e50 e i dubbi che restano

Doppio poker, ma…./2 - Tre questioni politiche e l'opinione di tre donne: Barbara Romagnoli, Alessandra Chiricosta, Simonetta Cervelli

Silvia Vaccaro Domenica, 30/03/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2014

 Veloce, rottamatore, uomo del “fare”. Così il Presidente del Consiglio Matteo Renzi si è presentato agli italiani. Con questo tipo di premesse, ci si aspetterebbe anche una forte presa di distanza da un certo maschilismo italico che anche in politica ha mietuto le sue vittime. All’indomani della nomina del primo Governo 50e50, i dubbi sulla possibilità di un effettivo cambiamento restano però molti, perché la Camera ha bocciato l’introduzione del criterio di alternanza tra generi nelle liste elettorali, sempre bloccate, del nuovo sistema ‘Italicum’. NOIDONNE ha chiesto di commentare questa schizofrenia politica a tre donne diverse e attente, ognuna con il suo vissuto, alle tematiche di genere: Barbara Romagnoli, giornalista freelance, è in uscita il suo libro “Irriverenti e Libere. Femminismi nel nuovo millennio” per Editori Riuniti Internazionali; Alessandra Chiricosta, filosofa interculturalista e attivista nel movimento delle donne (fa parte del collettivo F9) che ha da poco pubblicato “Filosofia Interculturale e Valori Asiatici”, Editore O-barra-O; Simonetta Cervelli titolare di una gelateria a Roma (Colli Albani) che da tre anni ha aperto lo spazio a numerose iniziative culturali e ha prodotto lo spettacolo “Il corpo del sé”, in cui si affronta il tema della violenza contro le donne.



Otto Ministre, un fatto. Si tratta di un’operazione di facciata o di una vera svolta?


Alessandra: “Penso che sia più importante la qualità e l'intensità di ciò che viene fatto più che ostentare cifre o, ancora peggio, persone. Ciò che a me personalmente interessa è che la politica delle donne emerga anche in una compagine parlamentare e governativa che è - quasi - sempre stata fatta da uomini e per gli uomini. Non voglio donne di potere, ma donne che distruggano il potere e le sue gerarchie e governino con l'autorità e l'autorevolezza che deriva loro dal buon agire politico, da una migliore gestione della cosa pubblica, spendendosi per rendere veramente questa Italia a misura di donne (plurale), modificandola dal profondo. Non credo nella parità. Credo nella forza della differenza e in ‘un altro genere di politica.” 


Simonetta: “È un fatto di cui prendere atto, ma prima di emettere giudizi credo che sia giusto che le donne scelte dimostrino con i fatti le loro capacità. Questo cambiamento da solo non può bastare, occorre infatti che seguano azioni concrete da parte delle donne che sono adesso a capo di dicasteri per poter dare forza e rilevanza a questa nuova situazione di parità.” 

Barbara: “È assolutamente un fatto inedito nella storia repubblicana del nostro Paese, ma la ritengo una operazione di maquillage. A confermarlo, la successiva nomina dei sottosegretari e viceministri: le donne solo un quinto sul totale. Per di più, nessuna delle ministre viene dal movimento delle donne, il che si traduce in una distanza enorme fra quello che la politica autonoma delle donne chiede e quello che loro saranno in grado di fare. In questo momento di gravissimo attacco all'autodeterminazione delle donne, aver fatto ministra Madia, che è incinta ma contraria all'aborto e a favore della famiglia naturale non è una garanzia, tutt'altro. Anche perché se lo dici ti accusano di non essere solidale con le altre donne, ma per me non siamo tutte uguali. Vorrei discutere di contenuti e visioni del mondo.”#foto5dx#



Il Ministero delle Pari Opportunità è sparito. Che ne pensi?


Barbara: “Più che di Pari Opportunità, preferirei parlare di diritti, eguaglianza sostanziale e materiale, e lotta alle discriminazioni non solo alle donne, ma anche a agli/alle omosessuali, ai/alle trans etc. Temo, anche in questo caso, una operazione di facciata, su questo il femminismo "pariopportunista" degli anni Ottanta ha fatto scuola. É indubbio che di certe tematiche finora se n'è occupato quel dipartimento spesso senza fondi, ma è difficile capire ora come andranno avanti, penso ad esempio al piano antiviolenza maschile sulle donne. Lo rafforzeranno? Daranno gli strumenti per attuarlo davvero?”

Alessandra: “Anche questo mi sembra un segnale ambiguo: da una parte, mi sembra agghiacciante la sparizione del Ministero, dall'altra penso che un Ministero senza reali risorse fosse più un salva-coscienza che altro. Allora meglio non averlo e pretendere di più, non relegando le questioni delle tante differenze - non solo di genere e non solo maschile/femminile - in un ‘ghetto’ istituzionale, ma facendole agire a tutti i livelli della politica e in tutti i Ministeri. In realtà, le questioni che oggi riguardano le donne si decidono in altri ambiti: parlo di condizioni materiali di vita, di esistenza precaria, di difficoltà ad adire a servizi sanitari, della condizione della formazione a tutti i livelli. Parlo delle donne migranti, del silenzio che regna sui loro drammi e su quanto fanno per consentire all'Italia di non naufragare del tutto. È su questo, e su molto altro, che occorre intervenire.” 

Simonetta: “È sparito il Ministero delle Pari Opportunità e anche quello dell’Immigrazione. Penso al tema dello ius soli. Nei primi giorni del Governo un gran parlare e poi? Adesso tutto tace su questo fronte, per lasciare spazio a quelli che sono i problemi più urgenti, ovvero i conti economici. Eppure parlare e agire sul fronte dei diritti è fondamentale ed è un campo in cui la politica, che è l’arte del compromesso, non dovrebbe farne.”


La nuova legge elettorale è approvata alla Camera senza la parità. Tre emendamenti "seccati" da un voto trasversale contrario. Come valuti questo fatto? Sei favorevole o no alle quote?


Simonetta: “Da donna credo che introdurre le quote per l’alternanza dei generi nelle liste sia una cosa abbastanza umiliante. D’altro canto lo ritengo un provvedimento necessario perché in questo paese nessuno cede il potere e la poltrona così facilmente, e il voto alla Camera ha rivelato proprio questo. Per cui ben vengano le quote per poter accelerare un cambiamento che deve essere culturale innanzitutto ma che in questo paese si fa fatica ad accettare in un altro modo che non sia quello imposto.”

 Barbara: “Il 50&50 è funzionale a cambiare la cultura maschilista del potere ma non basta e parlare di quote significa accontentarsi, perché dovremmo farlo? Certo, vedere le donne di destra più attive delle donne dello schieramento di sinistra in questa battaglia, in maniera direi anche strumentale, mi fa pensare che troppe donne anche a sinistra hanno introiettato il modello maschile e non schiodano dal loro piccolo posto di potere. Cosa perdevano le donne del centro sinistra nel dare avvio ad una protesta senza interruzione, a fermare davvero i lavori dell’Aula? Bloccare del tutto un progetto maschile voluto da un accordo fra uomini, non tutti presentabili, sarebbe stato un gesto forte.”

Alessandra: “Non sono una fanatica delle quote o delle misure di parità. Ma, nel contempo, lo studio della Filosofia - che considero tra i pochi strumenti che ancora possano dare coordinate per uscire dall'inferno dell'homo aeconomicus - mi suggerisce di verificare sempre se veramente la scelta sia solo tra due alternative e di osservare l'intera questione da varie prospettive. In questo episodio vedo sia maschi deboli in crisi che si beano di atteggiamenti patriarchisti che offendono le istituzioni e i suoi luoghi, sia femmine patriarchiste, che si riscoprono ‘gruppo’ solo nella difesa dei propri privilegi. Ma già è un miglioramento, rispetto all'oscenità della divisione tra ‘donne per bene’ e ‘donne per male’ a cui ci avevano abituato le scorse legislature. Vedo donne uscire dagli schemi dell'appartenenza, che tentano una trasversalità, che, anche se in un modo che non condivido, propongono di sovvertire le regole del gioco. E non è poco. Questo è solo la punta dell'iceberg di qualcosa di molto più profondo che si muove, non solo in Italia. Spero che la nostra nuova compagine governativa abbia l'intelligenza di prendere coscienza di ciò e agire di conseguenza.”


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