Danza/Intervista a Caterina Sagna - Poteri che limitano il corpo ed i pensieri, manipolazioni psichiche, messaggi subliminali, questi gli elementi dello spettacolo “Heil Tanz!”
Giulia Salvagni Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2005
Quanti comportamenti e quanti desideri indotti si insinuano in noi mentre la nostra consapevolezza sembra essere altrove? Potere, violenza, sopraffazione, questi gli elementi che la coreografa Caterina Sagna utilizza per comporre “Heil tanz!” uno spettacolo provocatorio, irriverente che analizza la relazione pericolosa fra l'arte (la danza, in particolare) ed il potere.
L’artista che, nel giugno 2002, ha ricevuto a Parigi il premio della Sacd “Nouveau talent chorégraphique”, si cimenta con un tema difficile, si inoltra in un reticolo che lega comportamenti, scelte, umori, insomma l’esistenza umana e di conseguenza condiziona anche il lavoro degli artisti contemporanei.
A partire dai nazisti, e forse già prima di loro, i potenti hanno sempre interferito nell’arte ed in particolare sul corpo, l’arte del corpo, la danza, come mezzo per l’affermazione delle proprie ideologie. Si pensi al mito del corpo perfetto, alle coreografie di massa create per le olimpiadi naziste e filmate da Leni Riefensthal. Gli stessi cattolici, che già avevano agito sul corpo in modo pesante, chiudendolo in tonache, cacciando la danza rituale dalle chiese nel Medioevo, ancora oggi non riescono a trovare un modo equilibrato nel relazionarsi con il tema della fisicità.
C’è molta curiosità quindi nei confronti di questo spettacolo creato nel 2004 ma non ancora rappresentato in Italia (la prima nazionale è prevista il 19 e 20 novembre ospite del Romaeuropa festival a Roma al Teatro Valle). La drammaturgia di Roberto Fratini Serafide, che dal 2001 collabora con la coreografa, aggiunge spessore ai contenuti ma senza concedere nulla alla pratica della narrazione tradizionale. “Noidonne” ha incontrato la coreografa per un breve colloquio in anteprima sullo spettacolo.
Ironia e drammaticità, puoi farmi qualche esempio di come pensi questi elementi e li misceli insieme?
Per me è fondamentale che uno spettacolo contenga enigmi e domande. Fare teatro, se non si vuole fare pura propaganda, significa considerare lo spettatore come parte attiva e indispensabile per la comunicazione. Per questo è importante mantenere un alto grado di ambiguità, che non significa mancanza di chiarezza ma apertura a letture diverse. L’ambiguità, in “Heil Tanz!”, non è certo incertezza o indecisione ma è l’evocazione di una linea di confine tra crudeltà vera e finzione paradossale, che ogni spettatore vede posizionata diversamente. Gli interpreti hanno il difficile compito di mantenere mobile questo confine credendo alle situazioni più assurde e astenendosi da qualunque giudizio interpretativo. Così, ogni spettatore potrà scegliere se ridere o spaventarsi e poi, eventualmente, pentirsene. Contraddizione e ambivalenza: il titolo stesso può servire da esempio in quanto provoca le reazioni più contrastanti: dicono che è troppo violento, ironico, insopportabile, cretino…
Secondo un’opinione diffusa fino a qualche decennio fa, ma ancora oggi radicata in alcuni, il corpo della danza è visto per lo più come corpo femminile o effeminato (se maschile).
Vorrei premettere che "Heil Tanz!" ha esclusivamente interpreti maschili non per andare contro un'idea che mi auguro superata ma per una specifica esigenza drammaturgica. Volevamo mettere in risalto la discriminazione della scelta degli interpreti, per rendere più evidente uno dei tanti aspetti dell'abuso di potere che affrontiamo nello spettacolo. Preciso che un'equipe esclusivamente femminile sarebbe stata ugualmente efficace. Dal punto di vista generale, la danza ha sfondato l'orizzonte che la circoscriveva ad un arte "effemminata", perdendo l'interesse esclusivo verso un'estetica del movimento ed allargandosi a problematiche più intrecciate alla vita reale e alle sue questioni. La grazia, la cura del corpo, il piacere dello sguardo hanno lasciato il posto a riflessioni di carattere filosofico, sociale, esistenziale, eccetera. La danza è diventata un mezzo per analizzare la condizione umana in tutti i suoi aspetti, dimenticandosi di essere stata la rappresentazione di un ideale. Personalmente, la scelta degli interpreti avviene con criteri di analisi sulla persona, non sul suo corpo. Non credo ci siano corpi inadeguati per un palcoscenico.
Perché solo uomini in “Heil Tanz!”?
In questo momento lavoro meglio con gli uomini perché generalmente sono più chiari e diretti e per “Heil Tanz!” non volevo mettere l’accento sulla psicologia dei personaggi. Comunque, terminato l’allestimento mi sono resa conto che lo spettacolo non avrebbe certo perso di forza se avessi optato per una formazione esclusivamente femminile. Sarà per la prossima volta, forse.
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