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Il portagioie delle parole

Il portagioie delle parole

Il “portagioie delle parole” è il libro, scrigno mai vuoto, e di libri si parla nella raccolta di Giovanni Pistoia dal titolo Il dolce abbraccio della parola, photocity, 2013, una serie di appunti e note di lettura, di recensioni apparse su gio

Giovedi, 05/06/2014 - Quanto pesa una lacrima?

La lacrima di un bambino capriccioso

pesa meno del vento,

quella di un bambino affamato

pesa più di tutta la terra

Gianni Rodari



IL PORTAGIOIE DELLE PAROLE



Il “portagioie delle parole” è il libro, scrigno mai vuoto, e di libri si parla nella raccolta di Giovanni Pistoia dal titolo Il dolce abbraccio della parola, photocity, 2013, una serie di appunti e note di lettura, di recensioni apparse su giornali, riviste e siti internet.

Se è vero che ogni libro ha una sua storia, come afferma Giovanni nella prima scheda, anche io ne ho una da raccontare: ho provato a cercare in tutte le librerie e anche on-line il libro intitolato Timpetill. La città senza genitori di Manfred Michael oggetto delle riflessioni di Pistoia all’inizio del libro, ma non è stato possibile trovarlo. Un’occasione perduta. Chissà cosa avrei potuto trovare in quel testo, cosa vi avrei potuto scoprire. Ma è comunque servita anche la vana ricerca: Timpetill è il filo che Giovanni Pistoia mi ha gettato da lontano e con cui mi tiene legata.

Così continuo nella lettura e scopro l’importanza delle parole che, oltre ad avere un’anima, e ad esprimere sentimenti, hanno un vero e proprio potere: delle parole bisogna sempre avere cura. Scopro di volta in volta, dunque, quale può essere la magia della parola.

Per iniziare, con le parole si può giocare, ci si può divertire ( Mondovì, con l’accento sulla i). Poi le parole raccontano storie (si moltiplicano i termini di fiabe, filastrocche, favole, narrazione ecc.), veri doni d’amore secondo Lewis Carroll, esprimono la fantasia dell’uomo (bene raro) e non solo quando si tratta di libri per ragazzi. Sono comunque tutti i libri da meditare: Nella lettura si ascoltano più i silenzi che il suono delle parole, più le cose che si riescono a immaginare che quelle scritte o evocate dalla illustratrice.

Le parole testimoniano una vita tanto che senza di esse nemmeno l’esistenza è possibile: Non ero mai esistito. Senza i miei libri / ero niente ed è proprio vero che grazie alla scrittura non si perde mai nulla e, se anche la Biblioteca d’Alessandria è bruciata, la parola la fa rivivere: E con la poesia la scrittura la parola la vita può avere un senso.

Un altro merito della parola è quello di farsi testimone dell’universalità, di essere capace di far capire, attraverso le vite narrate, la propria per cui le vicende del protagonista diventano le vicende del lettore che partecipa come se fosse altro protagonista della storia: l’umanità è una sola.

Le altre due protagoniste di questa raccolta, oltre alla parola, sono la Calabria (e non poteva non essere altrimenti dato che Giovanni Pistoia è calabrese) e l’infanzia, i giovani, gli adolescenti in genere.

La Calabria (La Calabria, Letteratura italiana dell’emigrazione, In Calabria con Valentina, ecc.) è la terra natale mitizzata e i calabresi sono anch’essi un po’ bambini: I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell'infanzia (Corrado Alvaro). La scrittura ha il compito qui di mantenere viva la passione per le proprie origini, per la propria patria, perché, qualunque siano le proprie radici, non vadano perdute. La parola si fa realtà ed evocazione tanto che attraverso di essa si ascolta il mare, si sente sulla pelle il sole, ecc.

I bambini sono i protagonisti di parecchie pagine (Cantata per la festa dei bambini morti di mafia, I sentimenti dei bambini, La bambina che salvava i libri, Il bambino con il pigiama a righe,

La letteratura per l’infanzia, Ravi e i pescatori del Goa, Il Piccolo Principe, ecc.).

I bambini hanno molte qualità, sono forti, curiosi, come i poeti pensano per immagini, sono capaci di ascoltare e di osservare, sono gli occhi e le orecchie di una comunità: I bambini e i ragazzi non hanno confini / non possono avere confini. / Appartengono a tutti. / Appartengono al sole. Nel caso dell’infanzia la scrittura ha un ruolo educatore, istruttivo: Essenziale è come raccontare, come parlare di un determinato argomento. Se qualcuno riesce a trovare il linguaggio giusto ai bambini si può parlare di tutto. Per il semplice fatto che sono in condizione di comprendere.

Uno dei meriti di questo libro è di aver dato voce, non solo ai grandi, ma anche agli anonimi, ai deboli, agli invisibili, agli ultimi , ai torturati, agli umiliati (che possono anche essere bambini), agli schiavi bambini, all’esercito di coloro che son costretti a partire, per lo più, forzati, nel racconto Rossano tra storia e memoria e soprattutto in La banda del mondo di sotto in cui si parla dei boskettari, ragazzini soli, per i motivi più vari. Lasciati a se stessi vivono, sopravvivono come possono. Si organizzano in bande, cercano l’elemosina, rubano, vengono coinvolti in attività illecite. In questo caso la scrittura mantiene viva la memoria e salva dall’oblio. La parola va usata per denunciare abusi e violenze, per dare voci a tante donne costrette a tacere, perché il silenzio non vinca sugli orrori.



Fausta Genziana Le Piane

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