noiuomini/1 - 'la libertà sessuale è una grande conquista, ma ha bisogno di rispetto reciproco, altrimenti non è libertà'. Intervista a GAD LERNER
Ribet Elena Lunedi, 04/04/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2011
Gad Lerner è amato per le sua capacità di dissentire, di dubitare, di rivelare e approfondire temi preziosi e spinosi. Nato a Beirut, da famiglia ebraica poi trasferitasi a Milano, è giornalista, scrittore e conduttore della trasmissione "L'infedele" su La7. Sposato con Umberta, della sua famiglia allargata fanno parte cinque figli: Giuseppe, Davide, Giacomo, Rebecca, Marta.
Nelle piazze del 13 febbraio convocate dalle donne con la parola d’ordine “dignità”, c’erano anche molti uomini. Sta forse emergendo una "questione maschile", come esigenza per i maschi di porsi domande sulle loro identità e relazioni con le donne?
Non c’è dubbio. Esiste un profondo disagio che investe tutta la tematica della relazione uomo-donna e in particolare la sfera intima di questa esperienza fondamentale nella vita di ciascuno. Parlo del modo in cui viene distorta la rappresentazione del nostro stesso eros, del desiderio, del piacere, della bellezza, che sono fra gli aspetti più naturali e fondamentali della sfera amorosa. Questa distorsione produce danni terribili, anche di infelicità e frustrazione fra i maschi; ha delle ripercussioni profonde, dalla caduta del desiderio, all’impotenza, fino all’esasperazione di modelli di dominio, di illusione che il piacere possa conseguirsi nella sopraffazione. Sono espressioni deleterie che nascono come offesa verso le donne e conducono a un’offesa verso l’amore.
In Italia, come lei ha più volte denunciato, c’è un’alterazione senza paragone per volgarità e ripetitività del modello femminile in contrasto con le donne reali. Ma anche l’uomo non sembra essere rappresentato meglio; cosa ne pensa?
Al modello del corpo femminile plastificato della velina oca e sottomessa corrisponde l’altrettanto modello plastificato del calciatore tatuato e macho. Questo però attiene piuttosto ai canoni di riferimento della bellezza e dell’eros. Dopodichè, c’è una differenza sostanziale. Nella televisione italiana il maschio ci va vestito e non ha limiti anagrafici. È molto stridente il contrasto fra un conduttore attempato, diciamo anzianotto e un po’ guardone, circondato da mute ragazzine di circa quaranta anni più giovani.
L’argomento della destra rispetto a chi si è indignato per il bunga bunga è stato: siete dei falsi moralisti. Secondo lei è vero?
È vero piuttosto che ci siamo arrivati con un colpevole ritardo, dovuto ad assuefazione. Ci si era abituati a ogni ora del giorno, fin dal mattino, nella fascia pomeridiana rivolta a bambini e famiglie, in prima serata, alla proposta di un modello univoco femminile ornamentale e sottomesso. Ci è voluta l’ingenua denuncia di qualcuno che ci faceva notare che non è così dappertutto, che non è vero che tutto il mondo è paese. Sì, altrove ci sono volgarità, spazi dedicati alla pornografia o a questa sola immagine della relazione, ma c’è anche dell'altro. Negli altri paesi vengono rappresentate donne di tutte le età, ci sono reazioni immediate laddove il messaggio sia umiliante e offensivo della dignità delle donne. In Italia tutto questo ha assunto una visibilità enorme da quando il corpo della donna è diventato oggetto di scambio mercantile, o addirittura illegale, come tangente, come bustarella da parte della nostra classe dirigente. Quando quel che si faceva nelle residenze private è diventato un motivo di vanto in pubblico, e non riguarda soltanto Berlusconi, era inevitabile che questa evidenza del rapporto tra il potere politico-istituzionale e la sua ostentazione di dominio sulle giovani donne facesse scattare indignazione.
Cosa sono stati gli anni ‘70 per i maschi e cosa è cambiato da allora nelle relazioni fra uomini e donne? La libertà sessuale è l’unica cosa rimasta?
Io vengo da un movimento, quello di Lotta Continua, che si disciolse a seguito di una contestazione delle donne organizzate che ne denunciavano un predominio tutto maschile e anche una teorizzazione della forza e del potere non compatibile con le istanze femminili e femministe. Abbiamo visto le nostre compagne riunirsi nei gruppi di autocoscienza e cercare una via separata, la conquista della libertà sessuale determinata, condizionata dalla necessità che si instaurasse una relazione tra uguali, paritaria, anche nella sfera intima, nei sentimenti, nell’amore e nel piacere erotico. Questo è il contrario di un atteggiamento moralistico. Lo sfottò che ci fanno quando ci dicono che da giovani eravamo libertini e ora siamo bacchettoni è una falsità, perchè la libertà sessuale è una grande conquista, ma ha bisogno di rispetto reciproco, altrimenti non è libertà.
Secondo lei le (poche) donne in posizioni apicali, sono messe in condizione di esercitare il potere in un modo diverso da quello che solitamente siamo abituati ad accettare?
Purtroppo no. Perché c’è una clamorosa e anacronistica specificità italiana nell’accesso delle donne ai posti di comando e di responsabilità, nelle professioni e in politica. Lo dimostrano i dati statistici, così come le misurazioni economiche dei danni in termini di mercato e di pil. È pur vero che nell’economia italiana le donne che in misura veramente minima, sproporzionata in maniera parossistica, accedono a posti di comando lo fanno adeguandosi e assumendo modelli maschili di potere.
Nella Tavola rotonda “maschi e femmine”, organizzata in redazione con alcuni studenti e studentesse di diverse facoltà, è emerso fra l’altro il desiderio di maggiore autenticità nelle relazioni. Cosa possiamo trasmettere alle nuove generazioni in merito?
Anche fra i giovani ci sono, secondo me, fattori di forte disagio. Lo sperimento nella relazione con i miei figli, giovani o adolescenti. Intanto c'è un fortissimo bisogno di discrezione e di rispetto di un percorso che è sempre individuale, contrastato, vissuto con ovvie insicurezze nella relazione, nella scoperta del partner, della sessualità. Ci viene chiesta discrezione, invece il discorso pubblico in proposito è sgradevolmente invadente e ostentato da parte di uomini maturi, se non anziani, che manifestano successo esibendo la conquista. Questo atteggiamento produce un contrasto anche di sensazioni negli adolescenti e nei giovani, i quali non è vero che vogliano per forza quelle donne di plastica che internet e la televisione propongono ossessivamente. Questo squilibrio fa sì che i ragazzi faticano poi nel rapporto con le donne vere e con le loro coetanee.
Il maschilismo in Italia è in buona salute?
Secondo me sta subendo dei duri colpi, dal momento in cui è emerso il suo aspetto ridicolo. Non c’è niente di peggio, per chi ha costruito il proprio consenso attraverso il mito del fascino e della capacità seduttiva, che da questo scaturisca un palese anacronismo, l’apparire vecchio e non desiderabile. Tutto ciò fino a ieri era mascherato, censurato, oggi invece è evidente a tutti che il piedistallo del machismo si è incrinato.
A proposito di misoginia. C’è stata una volta in cui si è vergognato di essere un maschio?
Sì, quando mi è stata chiesta complicità, e succede, non spesso, ma succede, nell’umiliare una donna, nel farle presente che lei deve stare al suo posto, sottomessa. Mi hanno sempre imbarazzato le strizzatine d’occhio tra maschi, come se fosse un elemento naturale di virilità culturale il fatto di non controbattere, per non apparire deboli o non abbastanza maschi.
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