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Il piacere della scrittura

Il piacere della scrittura

Il libro è poco più di un tascabile, ottantacinque paginette. Sulla prima facciata in bianco, non numerata, la dedica: «A Giovanni, mia lontana Calabria, mia scrittura misteriosa. Fausta.» Una frase nostalgica e fascinosa

Mercoledi, 21/12/2016 - Il piacere della scrittura



Di Giovanni Pistoia



Non sapevo che il buio

non è nero

che il giorno

non è bianco

che la luce

acceca

e il fermarsi è correre

ancora

di più.

(Goliarda Sapienza)



Il libro è poco più di un tascabile, ottantacinque paginette. Sulla prima facciata in bianco, non numerata, la dedica: «A Giovanni, mia lontana Calabria, mia scrittura misteriosa. Fausta.» Una frase nostalgica e fascinosa. A scriverla è Fausta Genziana Le Piane, autrice de La meraviglia è nemica della prudenza. Invito alla lettura de L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza (Edizioni EventualMente, Comiso 2012). Il testo si legge d’un fiato. Scrittura sobria, essenziale, accattivante. È un piccolo saggio ma scorre come un racconto d’amore, amore verso la parola, amore nei confronti di Goliarda Sapienza, personalità poliedrica che affascina Fausta. Strutturato in maniera originale e fitto fitto di pensieri. Ogni frase uno stimolo alla riflessione. Volumetto nelle dimensioni ma oltremodo ricco di contenuti. Ma andiamo con ordine.



Fausta Genziana Le Piane è nata in Calabria ma da tempo vive e opera a Roma. Docente (particolarmente esperta di letteratura francese), giornalista, scrittrice, saggista, poetessa. Si divide tra la Capitale e la Sabina, nel cuore la Calabria e, in particolate, la sua Nicastro. Un giorno riceve in regalo L’arte della gioia. È amore a prima vista. Fausta legge e studia le pagine articolate, a volte difficili e tormentate, sempre acute della Sapienza e vuole contribuire a farla conoscere, e far conoscere soprattutto il suo capolavoro per troppo tempo rimasto nell’ombra, L’arte della gioia, appunto. L’incontro con la scrittrice è come il concretizzarsi di un sogno, il quietarsi di un’ansia; come l’avverarsi di un’attesa. Scrive Fausta nell’introdurre il suo lavoro:



«Da molto tempo cercavo un incontro. Con una donna di cui scrivere, intelligente, forte, anticonformista, dalle parole limpide e potenti: ho trovato Goliarda Sapienza, del Sud come me. È stato un colpo di fulmine ed una vera rivelazione leggere “L’arte della gioia” di cui un mio amico scrittore catanese, Tommaso Maria Patti, ha voluto farmi dono.

Abituata a studiare poeti e scrittori morti da tempo e le cui attestazioni sono riportate da testimoni a loro volta scomparsi, è stata un’intensa emozione per me parlare con persone che direttamente hanno conosciuto questa insolita scrittrice.

Non è mio intento scrivere un saggio su “L’arte della gioia”, ma solo evidenziare alcune piste di lettura che compaiono ad ogni tappa della maturazione di Modesta, protagonista del libro. Infatti, ad ogni momento della sua crescita, corrisponde una strategia da lei messa a punto, una tecnica affinata, “un sistema escogitato”, “una disciplina” (che bella parola!) come lei stessa dice, che le consente di affrontare l’abisso della realtà senza soccombere: “l’arte della bugia”, che nella malattia, tra finzione e realtà, le permette di guadagnare tempo nelle situazioni difficili; “l’arte dello studio delle parole” per dominare la vita; “l’arte del viaggiare” per aprire la mente e “l’arte di cambiare” per essere totalmente maturi e consapevoli.

Tutto ciò legato dall’uso della “metafora dei capelli”. Una bella scoperta!»



Fausta nelle pagine del suo libro resterà fedele a questo impegno. Si soffermerà, con rapidi e incisivi accenni, sul romanzo e, in particolare, sulla figura di Modesta, personaggio complesso, tempestoso, forte, dal carattere robusto, fuori da ogni schema e, quindi, scandalosa. Paolo Ruffilli, che scrive una limpida prefazione, una bella testimonianza, afferma a tale proposito: «Fausta Genziana Le Piane ha la sensibilità giusta, con l’esperienza del poeta oltre al senso vitale tutto femminile, per aprire gli spiragli e suggerire le angolazioni in grado di portarci dentro la storia di Modesta: questo personaggio universale votato all’arte della gioia, che Goliarda ha voluto e saputo costruire a rappresentare il complesso universo della donna, suo interesse portante e fortissimamente coinvolgente nella riflessione come nella scrittura. La vera donna, secondo Goliarda appunto, quella anarchica e scomoda, nel groviglio delle sue contraddizioni di carnalità e di testa, di delicatezza e di forza, di saggezza e di follia, di dolcezza e di crudeltà.» Infatti, Fausta non nasconde la sua attrazione emotiva e culturale verso Modesta e trasmette vibrazioni al lettore, che scorge più di una motivazione per avvicinarsi, o riavvicinarsi, agli scritti di Goliarda Sapienza. Le pagine che Fausta dedica all’arte della finzione, dello studio delle parole, del viaggiare, all’arte di rinascere (la metamorfosi), fino alla “metafora dei capelli”, sono efficaci, controllate, autentiche cesellature senza sbavature, cadute retoriche. La parola, che dà voce e anima e forza a Modesta, impegna parte rilevante dello studio di Fausta. È anche per questo motivo che è usata con parsimonia. Perché la parola per Sapienza è valore assoluto come lo è per Fausta.



Ma non è tutto. Nel volume sono riportate alcune testimonianze di primo piano che aiutano, e non poco, a conoscere la personalità di Goliarda Sapienza (attrice, docente di recitazione, donna passionale, libera e, pertanto, scomoda, poetessa, scrittrice con il piacere innato della parola). Ma se il contenitore appare piccolo gli stimoli sono tanti. Il volumetto, infatti, si chiude con la postfazione di Plinio Perilli, che sottolinea la preziosità del lavoro di Fausta e riporta alcuni stralci de L’arte della gioia edito, dopo varie peripezie, nel 2008 da Einaudi.



Goliarda Sapienza, come è noto, nasce a Catania nel 1924 e muore a Gaeta nel 1996, sola, ignorata da tutti, e senza aver potuto vedere pubblicato per intero il suo romanzo. Solo in questi anni il mondo letterario della Sapienza raccoglie ampie attenzioni e consensi. L’invito a leggere questo autentico capolavoro che Fausta Genziana Le Piane rivolge ai lettori è un omaggio dovuto a Goliarda. Alla scrittrice che sa penetrare nei gangli più nascosti dell’esistenza con uno stile che non conosce veli. L’attenzione, per fortuna, su questa scrittrice ora cresce. Editi recentemente per conto dell’Einaudi, Io, Jean Gabin (2010), Il vizio di parlare a me stessa (2011), La mia parte di gioia (2013), Appuntamento a Positano (2015). Per le edizioni Croce di Roma nel 2016 esce Cronistoria di alcuni rifiuti editoriali dell’arte della gioia. Il volume raccoglie le lettere inedite di Goliarda Sapienza attraverso le quali è possibile ricostruire la vicenda editoriale, caratterizzata dai diversi rifiuti alla pubblicazione del romanzo, ora considerato uno dei capolavori della letteratura europea del Novecento. A tale proposito Ruffilli, sempre nella prefazione al lavoro di Fausta Genziana Le Piane, afferma: «L’arte della gioia è uno dei libri capitali della grande letteratura non solo italiana ma europea del Novecento, un unicum sia pure dentro l’eccezionale palestra stilistica dell’opera di Goliarda: uno di quei capolavori (come La recherche, L’uomo senza qualità, Il fu Mattia Pascal, La coscienza di Zeno, Gita al faro, Il gattopardo, Menzogna e sortilegio, Il mare non bagna più Napoli…) in cui la parola che esonda trascina lo scrittore e il suo racconto dentro il labirinto della vita ad altezze straordinarie.»



I motivi, dunque, sono tanti per accostarsi a questo amorevole e intelligente scritto di Fausta; Fausta che accompagna con eleganza e meraviglia il lettore alla scoperta, o alla riscoperta, del mondo corposo, sofferto, inebriante di Goliarda, un’autrice che lascia il segno, soprattutto per l’incisività, la schiettezza e l’immediatezza del raccontare. Che vive sulla propria pelle quello che diventerà parola.



Giovanni Pistoia

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