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Il persecutore

Il persecutore

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Morselli Gianna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2008

Per riuscire a mantenere fruttuosa nel tempo una relazione sentimentale è fondamentale instaurare un rapporto, fin dall’inizio, onesto con l’altra/o. Se al contrario rivestiamo ruoli non autentici che non fanno parte della nostra vera essenza, la convivenza si trasforma in un susseguirsi di scontri, incomprensioni e delusioni, l’amore si trasforma in insofferenza, il vivere quotidiano diventa faticoso e insoddisfacente.
Nei numeri precedenti abbiamo preso in esame due degli stili manipolativi che si possono assumere come modalità per entrare in relazione con l’altra/o; “il salvatore” e “la vittima”, in questo numero parleremo del terzo ruolo: “il persecutore”.
“Salvatore, vittima e persecutore” vanno considerati come tendenze comportamentali che vengono inconsapevolmente apprese all’interno della famiglia già nella prima infanzia, non sono da considerarsi difetti o prerogative ma semplicemente delle modalità con cui la persona entra in relazione con il mondo utilizzandole per affermare il proprio potere personale.
Nel caso del “persecutore” l’arroganza, l’atteggiamento supponente, i giudizi forti e taglienti sono la prerogativa con cui si relaziona con l’altra/o, usa l’inquisizione e la minaccia per tenere sotto controllo la situazione. La sua è una sopraffazione non solo verbale ma spesso anche fisica che usa per generare nell’altra/o paura e sottomissione.
Avere potere sull’altra/o attraverso l’offesa, l’umiliazione o con la forza, allontana dalla mente del “persecutore” la memoria dei dolori subìti e la sensazione della propria profonda fragilità. Arroccato dietro a un muro di totale insensibilità, il “persecutore” limita in modo grave la sua condizione di vita e di relazione, negandosi la possibilità di sperimentare la tenerezza e l’amore. Ammettere il bisogno primario di aiuto e comprensione, è il primo passo per voltare pagina e iniziare a riconoscere le proprie umane fragilità. Ciò permette di cominciare ad intrecciare con l’altra/o una relazione autentica, trasformando il vivere quotidiano in nuova energia fino a raggiungere la capacità di provare l’emozionante sentimento dell’amore per la vita.

(5 febbraio 2008)

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