Lunedi, 14/05/2018 - Ed ero lì, pigrosa grazie ad un venerdì relativamente tranquillo, quando leggendo le notizie della giornata mi è scattato quel corto circuito neuronale tipico delle donne multitasking. Un frullatore impazzito nella testa, che manco il Bimby, comincia a mettere insieme le preoccupazioni per il figlio adolescente, i racconti di altre mamme, le notizie sul Governo, le dichiarazioni dei leader politici, il dibattito mediatico sul bullismo e…voilà la domanda della giornata: ma ci sarà mica un pericolo bullista per il nuovo governo?
Ecco, il relax pre-weekend è andato, tocca scrivere per elaborare questo pensiero molesto.
E' il pensiero che il bullismo non si riduce solo a quanto succede tra i nostri ragazzi, ma permea la nostra quotidianità, la politica, i rapporti di potere, e che c’è una sorta di dissociazione tra dimensione pubblica e dimensione privata/familiare su questo tema.
Provate a prendere qualche tweet a caso di campioni di bullismo politico, partite da Trump e arrivate a casa nostra, ce n’è per tutti. Ora immaginate queste perle di civiltà uscire dalla bocca dei nostri figli/e e ditemi voi se non vi verrebbe di dargli di tutto cuore una sberla a mano aperta. Fatto? Io sì.
Ora, invece, chiediamoci come mai c’è bullismo tra i ragazzi/e. Ecco. Sarebbe il caso di cominciare a ragionare sul fatto che di solito si dice che “i bambini/e ci guardano”, ma vale anche il viceversa: guardando i nostri figli/e vediamo il nostro riflesso e capiamo come siamo fatti, non solo noi genitori, ma anche la società che ci circonda. E la nostra classe politica.
Vale la pena, intanto, ricordare quello che succede tra i nostri giovani. L’indagine più completa sul bullismo tra giovani, quella dell’Istat del 2014 dice che: “Nel 2014, poco più del 50% degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti. Il 19,8% è vittima assidua di una delle "tipiche" azioni di bullismo... Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale. Hanno subìto ripetutamente comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti più i ragazzi 11-13enni (22,5%) che gli adolescenti 14-17enni (17,9%); più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%). …Le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l'aspetto fisico e/o il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). .”
E’ chiaro che c’è differenza tra adolescenti che menano o insultano e i colpi d’ala di certi tweet, ma, concederete, la radice è sempre quella: un modello di società aggressiva, esasperata, ignorante, cinica, prevaricatrice.
Il bullismo tra ragazzi/e è quindi solo una manifestazione primordiale e rozza di quanto poi ritroviamo, in dimensione più rarefatta e sofisticata, ma neanche troppo, anche sui tweet di certi campioni della politica. Significa che anche i nostri politici sono dei bulli? No. E’ che hanno capito cosa fa presa sulla nostra società e si regolano di conseguenza.
E quindi? Colpa di tutti, colpa di nessuno? Mai.
E’ vero, intanto, che si tratta di ricostruire una società incarognita a partire dalle basi della convivenza civile, dal rispetto, soprattutto di chi appare più debole. Quindi, rimbocchiamoci le maniche, soprattutto noi genitori, mamme e papà, che dobbiamo certamente diventare ancora di più dei falchi implacabili con i nostri figli/e. Ma anche cominciare a capire che oltre che genitori siamo anche cittadini/e, e non possiamo far passare come innocue frasi dei nostri politici che inorridiremmo a sentire sulla bocca dei nostri figli/e. La nostra scala di valori deve essere la stessa, per tutti.
Intanto tra una settimana o giù di lì avremo un governo che, date le premesse elettorali, se Tweet mi dà tweet, rischia di essere uno dei più “bulli” della storia del nostro paese, e c’è da preoccuparsi a immaginare certe frasi, soprattutto se proclamate in contesti internazionali.
Non lo dico per complesso di provincialismo né per snobistico bon ton, sia chiaro, ma, banalmente, perché più di un terzo del nostro debito pubblico è in mano a creditori internazionali e abbiamo bisogno di stargli molto simpatici. Non possiamo spararne una al giorno come Trump, che se lo può permettere. Perché, diciamolo. Siamo come il figlio adolescente con un discreto numero di materie insufficienti a fine anno, che deve tenersi buoni i professori con simpatia e occhi a cuore per sperare di sfangarla. Dei sorvegliati speciali che devono rigare dritto: che ci piaccia o no, in questa situazione ci siamo messi da soli, nessuno ci ha obbligati ad arrivare al secondo debito pubblico al mondo, nevvero.
E guardate che non sto parlando di contenuti politici. Chi ha vinto le elezioni ha portato avanti, con propri valori e modalità discutibili, delle istanze dei cittadini che chi ha perso non ha saputo interpretare. Il problema è proprio questa modalità verbale violenta e aggressiva di porsi che può solo arrecare danno: in democrazia la forma è sostanza, quindi c’è di che avere timore.
Però abbiamo un asso nella manica: il Presidente della Repubblica che comunque avrà l’ultima parola nella formazione del nuovo Governo. Il quale, in questo delirio, rappresenta simbolicamente l’anziano saggio di famiglia, che richiama all’ordine i ragazzetti riottosi. Se poi arrivasse davvero una donna premier (anche se l’idea pare tramontata) nell’eterno ruolo di madre che riallinea gli scavezzacolli, una lettura para-familiare di questo momento sarebbe davvero da psicanalisi di massa.
Ma vabbè, vedremo. Ognuno faccia il suo mestiere meglio che può e speriamo bene.
Intanto...ehi...Aspetta.....aspetta un attimo che vado a dire due cose al mio teenager.. Articolo pubblicato l'11 maggio 2018 in www.ladynomics.it
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