Giuliana Dal Pozzo Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2007
Il flash. Un gruppo di ragazzine è fermo in mezzo alla strada e sta discutendo con passione, incurante della gente che si arrabbia inciampando negli zaini a terra e dribblando motorini parcheggiati male. A volte le voci si alzano, si fanno stridule, diventano scoppi di rabbia. “Perché no? Se una i guai se li va a cercare…” “ Ma avete visto come lo guarda?” “ Ce la possiamo fare, come no, chi è d’accordo?”. Alla fine il gruppo si scioglie avendo raggiunto il consenso della maggioranza, la promessa di silenzio della minoranza e la decisione di dove e quando si entrerà in azione. Alea iacta est, saprebbero dirlo anche in latino.
La cronaca. Una dozzina di giovanissime studentesse in una città del Centro ha organizzato un complotto contro una compagna di scuola. La colpa della malcapitata è quella di aver guardato con troppo interesse il fidanzatino di una delle ragazze del branco. Una questione da risolvere velocemente con le mani, così energica da mandare la colpevole all’ospedale, così efficace da scoraggiare altri tentativi di “furti d’amore”. Ma il reato da punire può essere ancora più lieve e impossibile da evitare, come dimostra la storia di un’altra minorenne pestata a sangue da un gruppo di coetanee solo perché troppo bella.
Parità di branco? Pare che il fenomeno delle prodezze di certe bande di “giustiziere” contro una coetanea, rea di questo o quel comportamento giudicato nocivo agli interessi del branco, sia presente e in aumento in tutto il territorio nazionale. Le statistiche, con il loro linguaggio di numeri, parlano della proporzione di uno a sette fra branchi femminili e maschili. Il divario tra bulli e bulle è ancora marcato, ma se gli esempi più recenti di spedizioni punitive da parte delle ragazze avranno un seguito, ci sarà parità di botte. Su questa scia altri reati potrebbero essere previsti: pugni alla negoziante che ha venduto un oggetto difettoso, schiaffi alla compagna che non ha passato il compito o ha preso un voto più alto, legnate all’amica che ha più ammiratori, tutto con la complicità criminale delle “compari”.
Che fine ha fatto quel grande prato verde, di morandiana memoria, dove nascono le speranze e l’amore dei ragazzi? Esiste ancora, per fortuna, ma fra l’erba si è insinuato un fungo velenoso, l’omologazione a tutti i costi, difetti ed errori compresi. Avvicinarsi a questo fungo, dall’aspetto attraente e rassicurante, è pericoloso, può condurre ad esperienze malsane, tradizionalmente sconosciute al mondo femminile, e, invece, purtroppo, note a quello maschile.
E’ vero, anche in altri tempi ci sono stati episodi sgradevoli, nati da rivalità e gelosie fra donne, ma il più delle volte si sono risolti in un “scontro” a due, con limitate conseguenze di carattere fisico e verbale.
La novità di oggi è il branco femminile a imitazione di quello maschile, l’invidia dei muscoli virili, della forza fisica, in una parola della violenza che certi uomini esprimono quando vogliono fare del male.
Per fortuna il prato della giovinezza vive delle speranze e dei gesti della maggioranza delle ragazze che vogliono la parità dei diritti nella differenza della loro personalità. Per questo cercano la via dell’unione e non del “conflitto”, della solidarietà e non della violenza.
Una forza tranquilla e potente che è il più efficace antidoto a quel fungo velenoso, a “quel peggio di noi” che non ci rappresenta.
(14 gennaio 2007)
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