Martedi, 09/05/2017 - “È successo che il medico a cui sono stata affidata mi accarezza le guance, le spalle, la schiena (lombare), fin dal primo giorno. Così, a caso, nelle pause durante le conversazioni. A momenti non sa neanche come mi chiamo, ma una carezza non si nega a nessuna, a quanto pare. Non ho detto nulla, non potevo. Per diventare medica devo superare tre tirocini e loro hanno il mio libretto, possono bocciarmi se lo vogliono. Ho pensato: dai, smetterà”.
Nei giorni della vicenda sullo ‘scherzo’ a Emma Marrone
http://video.corriere.it/amici-scherzo-emma-supera-misura-ballerino-tocca-lei-risponde-uno-spintone/06433ee0-2809-11e7-b6aa-7d1d46c4746d su cui molto bene ha ragionato Cinzia Sciuto http://www.animabella.it/2017/04/27/molestie-sessuali-in-tv-e-la-retorica-dello-scherzo/
ho ricevuto una mail e una telefonata. Entrambe riguardano storie di molestie subite da donne da parte di uomini sul posto di lavoro.
Nella mail la giovane tirocinante, laureata in medicina in una città del nord Italia, racconta i mesi di ‘carezze’ elargite dal medico più anziano, condite con relative battute :”A un certo punto ho perso il conto, ma per un pò l’ho tenuto: più di 20 carezze, molte più frasi moleste come ‘dai alza la maglia e facci vedere se hai mai fatto un cesareo’: mentre stavo andando in bagno: ‘vuoi una mano?’, ‘se si sente male, tocca a me rianimarla’ (detto al mio collega maschio): ‘se ci perdiamo sarà dura spiegare che ci facevamo io e te qui tutti soli’. Frasi pronunciate ad alta voce da tutti (o quasi) i medici, sempre nei confronti delle infermiere e di mediche giovani, MAI nei confronti di una collega loro pari. Parlo di medici con più di sessant'anni”.
La seconda vicenda riguarda una causa aziendale per molestie, sempre in una azienda del nord Italia: da mesi la professionista, che ha denunciato un collega per molestie, è in attesa del processo, che va per le lunghe, e chiede di essere spostata dal reparto nel quale lavora anche il suo stalker. Nonostante la documentazione medica prodotta dalla donna attestante le gravi difficoltà a continuare a lavorare in quel reparto il primo giudizio le ha negato lo spostamento.
In entrambi i casi non ci sono studi tv, telecamere, risate registrate che partono in automatico, quelle che dagli anni ’80 hanno fatto la loro comparsa nella narrazione del divertimento drogato e obbligatorio per il successo mediatico.
Qui siamo nella diretta vera, quella della vita quotidiana, dove che tu sia giovane, meno giovane, bellissima o brutta puoi essere oggetto di molestie, verbali e/o fisiche, perché c’è consenso sociale su un dato: gli uomini possono fare ‘complimenti’ ed esprimere il loro gradimento e desiderio verso le donne perché questo è nella natura delle cose.
Come ha dimostrato l’esperimento sociale realizzato da Hollaback! https://italia.ihollaback.org
in molte città del mondo con la documentazione della camminata di una ragazza per le strade in pieno giorno http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/10/29/usa-cammina-per-strada-a-ny-molestata-108-volte-in-10-ore_e6153e52-7ced-4523-ba8c-a6567cb0fb64.html
l’educazione, la cultura, la religione ci formano a pensare che gli uomini debbano contraddistinguersi dalle donne come il genere che sancisce la gradevolezza e il valore estetico dell’altra con il suo giudizio e la sua valutazione. Attenzione: qui non si tratta di apprezzamento della persona in toto, ma di assegnare un voto sulla base dell’esteriorità, che sappiamo bene quanto conti socialmente nella costruzione del valore, dell’autostima e dell’autorevolezza di ogni essere umano. Parliamo, in un parola, di potere.
E’ palese che dagli anni ’60 la possibilità di confronto nello spazio pubblico tra donne e uomini sia mutata in modo formidabile, mettendo tra le ‘buone maniere’ del galateo che hanno appreso le nostre nonne e lo slut shaming un abisso semantico, sociale e culturale spalancatosi in uno spazio temporale che ha travolto ogni linguaggio, e forse anche la possibilità di comprenderne la portata stessa. Ma un aspetto pare immutato, a ben pensarci.
Sia che si tratti di molestie, fisiche o verbali, sia che si approdi a livelli di violenza più pesanti la donna che ne è oggetto, se si ribella, crea il vuoto attorno a sé.
Il prezzo del rifiutarsi di ridere, di minimizzare, o peggio, di denunciare e dare il nome di ‘molestie’ o ‘violenza’ a quelle che invece sono ritenuti dalla maggioranza come scherzo, apprezzamento (legittimo) o complimento (che si deve sempre accettare, altrimenti si è poco spiritose o riconoscenti) è l’isolamento, l’uscita del gruppo, che ti dà forza e consenso. E non è facile essere sole. Bene ne parlò, nel 2015, il libro Toglimi le mani di dosso di Olga Ricci http://www.chiarelettere.it/libro/reverse/toglimi-le-mani-di-dosso-9788861906556.php
rammentando che nei luoghi di lavoro, in Italia “il 91% degli stupri o tentati stupri e il 99,3% dei ricatti sessuali non vengono segnalati. Le vittime non ricorrono alla legge per motivi diversi: paura, vergogna, imbarazzo, timore di essere trattate male, assenza di fiducia nelle forze dell’ordine, mancanza di prove. Per sottrarsi alla situazione di violenza, la maggior parte delle donne cambia posto di lavoro”.
Sulla potenza della legge del facciamoci una risata ricordo un dibattito all’Università di Genova, quando Marea www.mareaonline.it invitò Lorella Zanardo appena dopo l’uscita del suo video Il corpo delle donne https://www.youtube.com/watch?v=HRiWySgOS3A
In molte le ragazze, dopo la visione del documentario, raccontarono del disagio provato nei loro gruppi di pari, quando la maggior parte dava per scontato che fosse ovvio ridere alla vista della subrette appesa tra i prosciutti e commentare quella, o altre scene, in modo sessista.
“Fare obiezione ti mette fuori dal coro, evidenzia che qualcosa non va, rompe il mantra ‘fatti una risata’, e ti esclude dalle simpatie”- commentarono, e anche qualche ragazzo fu d’accordo.
Culturalmente il successo nella conquista di una femmina è legata alla capacità maschile di farla ridere: questo si tramanda nell’educazione alla seduzione corrente. Quindi se non ridi non soltanto non sei capace di riconoscere gli elementi di base della seduzione, ma smetti anche di essere attraente. Forse per questo ridevano tanto in studio Ambra Angiolini ed Elisa rivedendo la trasmissione?
Torniamo alla mail della quasi medica. Così scrive: ”La cosa è continuata, degenerando al punto che un medico a me del tutto sconosciuto, nella saletta relax, davanti a tutti, mi guarda, si avvicina e nel silenzio totale mi accarezza una guancia. Io basita guardo l'anestesista lì accanto e dico: “Ma veramente avrei 28 anni”. E lei: “No, ma lui è uno..." Un cosa? Penso io: uno stronzo? Perché non dite niente? Ieri era l'ultimo giorno. Cercavo di capire cosa potessi fare: io ho finito, ma arriveranno altre ragazze, molte anche più giovani di me (tirocinio del sesto anno). Non posso non fare niente. Ho cercato e cercato, però non c'è stato niente che potessi fare. Alle risorse umane non si occupano di questi problemi; del primario non mi fido, sembra una persona a posto, ma anche gli altri lo sembravano. Affrontarli uno per uno? Mamma mi ha detto di raccogliere testimonianze, di aspettare di poter segnalare la cosa a qualcuno. E nel frattempo? Devo tenermi l'umiliazione senza poter avere un minimo di giustizia? Mi sono sentita così sola”.
La Presidente della Camera Laura Boldrini dice da molto tempo, riguardo agli insulti sessisti e in generale sul livello di violenza in rete, che ci vuole educazione civica digitale. Vero, ma serve con urgenza una grande campagna di educazione ai sentimenti e al rispetto tra i generi che, fin dall’asilo, metta al centro parole come empatia e intimità, che sembra abbiano perso senso e significato in tv così come altrove.
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