Laicità - Il nuovo partito saprà affrontare con l'adeguata modernità i temi nevralgici della laicità?
Stefania Friggeri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007
La questione della laicità può diventare una pietra d’inciampo sul cammino del Partito democratico? Sulla legge 40 i dati dell’Istituto Superiore di Sanità confermano le previsioni negative denunciate durante la campagna referendaria: diminuito il numero delle gravidanze, aumentato quello degli aborti, delle gravidanze extrauterine, delle complicanze, dei parti gemellari nelle giovani e dei fallimenti nelle mature. Per tacere delle sfortunate che, dopo essersi rivolte all’estero a strutture inadeguate, o per disinformazione o perché non potevano permettersi di meglio, sono rientrate in Italia non solo deluse ma anche ammalate. Per affrontare le questioni scottanti derivate dal progresso tecnico-scientifico i paesi civili adottano le ‘sunset rules’, leggi destinate al tramonto, cioè da correggere dopo un periodo di prova. Saprà il Pd affrontare un tema così incandescente in modo adeguato e nel rispetto della Costituzione? Perché la legge 40 viola il principio di uguaglianza (non tutte le coppie possono recarsi all’estero) e l’art.3 (il divieto di accesso alle cure per le non coniugate o conviventi non può basarsi su una condizione ‘personale’). Sul divorzio breve solo due parole: scomparso dall’agenda politica, se ne legge qualcosa nella rubrica delle lettere di tanto in tanto per voce di qualche cittadino che denuncia situazioni assurde e dolorose. Amen. Testamento biologico: le proposte di legge sono una decina ma neppure un cattolico aperto come il prof. Marino riesce a venirne a capo. Sembra insuperabile il contrasto su come valutare l’alimentazione e l’idratazione artificiale: sono trattamenti sanitari, quindi rifiutabili, o no? Molti pensano che i congegni tecnici sofisticati vadano utilizzati solo per sostituire le funzioni vitali di chi è in cura per una malattia grave ma superabile, non per tenere in vita contro la volontà del paziente un corpo che ormai è solo ‘un transito di cibo’. La lobby dei teocon invece esorta: “Beviamo fino all’ultima goccia il calice del dolore. Che importa soffrire dieci anni, venti, cinquanta se poi viene il cielo per sempre, per sempre, per sempre?”. Inoltre, sostenendo che il desiderio della buona morte può essere allontanato dalle cure palliative e dall’assistenza amorosa dei familiari, i tutori della Vita li colpevolizzano, come se la famiglia di oggi fosse quella di un tempo, formata da numerosi membri intercambiabili e solidali. A chi ripete che la vita va vissuta fini alla sua conclusione naturale, Augias chiede: “Quale naturalità? Quale Dio? La naturalità medioevale quando si moriva per una semplice infezione intestinale? La naturalità degli anni in cui non erano stati scoperti gli antibiotici? Può Dio cambiare idea a seconda dei progressi tecnico-scientifici, spostare il confine della vita perché è arrivata la penicillina? L’etica non dovrebbe prescindere dagli accidenti della storia?”. Ebbene dopo un anno di lavoro la Commissione Sanità ha deciso di rimandare la discussione in aula al fine di trovare ‘il consenso più ampio possibile’. La stessa motivazione con cui la Turco ha deciso di prorogare fino a marzo 2008 il decreto legge attuativo della Convenzione di Oviedo sui diritti del malato. Per fortuna l’art.32 della Costituzione recita: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge” e infatti c’è chi, temendo una legge crudele tipo la 40, consiglia di lasciar perdere e di affidarsi alla tutela della Costituzione. Quanto alla legge sulle unioni di fatto l’inadeguatezza e la timidezza dei Dico, nati dalla risoluta volontà d’incontro di due paladine del Pd, la Bindi e la Pollastrini, ci dice quanto il tema sia scottante e quanto sia difficile fare una legge in tempi brevi dal momento che il cuore del problema sono gli omosessuali e il Vaticano non condivide certo la sentenza della Cassazione per cui “la libertà sessuale va intesa come libertà di vivere, senza condizionamenti e restrizioni, le proprie preferenze sessuali”. Ma il pregiudizio omofobico è grave non solo in sé ma come sintomo di una cultura indisponibile a concedere agli individui la libertà di decidere in autonomia del proprio corpo, cioè del proprio benessere psicofisico: se prolungare o no le cure, se diventare o no madre, se convivere o sposarsi, se vivere come etero od omosessuale, se mantenere in piedi un matrimonio finto oppure no. Un’Italia provinciale e gregaria si adopera per indebolire la sinistra ormai in crisi in tutta Europa, pronta a montare sul carro del vincitore, subalterna a tutti i poteri forti, in Italia e fuori.
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