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Il papa e i meriti della scienza

Il papa e i meriti della scienza

Esternazioni - Gli strumenti che il progresso scientifico offre pongono interrogativi sulla vita e sulla morte e la Chiesa avverte di aver perso la tradizionale autorevolezza

Stefania Friggeri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006

A Monaco il Papa ha denunciato la secolarizzazione dell’Europa ed anzi ha individuato in questa ‘sordità’ alla voce di Dio la causa del conflitto fra Oriente e Occidente. E tuttavia se è vero che in Oriente l’istanza spirituale si nutre del sentimento religioso in forme lontane dalla nostra cultura, è ingiusto dire che la spiritualità non può esprimersi fuori dalla religione; inoltre l’ostilità verso l’Occidente non va addebitata solo alla secolarizzazione, ma anche alla memoria storica crociate e colonialismo) e all’attuale politica di rapina e violenza.
E ancora :”Non riusciamo più a sentirlo…quello che si dice di lui ci sembra prescientifico” mentre invece, come è stato detto anche a C.L., dovrebbe essere la ragione, correttamente guidata, a soccorre la fede (enciclica ‘Fides et ratio’).
Questa posizione è certo inconciliabile con quella di un uomo di scienza come Leo Szilard il quale così definiva la verità, con la minuscola: “la mia versione dei fatti”. Perché da Galileo in poi il metodo scientifico procede per osservazioni successive che stimolano intuizioni e ipotesi di lavoro, da verificare poi sperimentalmente per dimostrare la verità o falsità. Di che? Di proposizioni concepite nella mente, fallibile, di un uomo.
La scienza postgalileiana non ha implicazioni metafisiche o morali, il pensiero scientifico è un pensiero accidentale e precario e tuttavia gli va riconosciuto di avere indirettamente promosso un modello sociale alto e civile: nel mondo scientifico il riconoscimento del valore individuale non viene dall’autorità o da una posizione gerarchica ma dall’autorevolezza che al singolo viene riconosciuta da scienziati di pari livello. E ancora: i risultati raggiunti devono essere esposti in totale trasparenza al controllo universale in una condizione di scambi continui che promuovono la collegialità e riconoscono la pari dignità, al di là della differenza di genere, di nazionalità, di credo religioso e politico. Alla scienza insomma dobbiamo riconoscere il merito di avere proposto un cambiamento radicale della cultura, e dunque della struttura sociale, resa più aperta e democratica, cosmopolita e tollerante.
Eppure a Monaco la condanna del Papa contro una scienza che “s’impegna con solerzia a cercare una spiegazione del mondo in cui Dio sia superfluo” ci fa tornare indietro a Galileo le cui scoperte hanno messo in crisi la visione antropocentrica della creazione privando l’uomo dell’orgogliosa presunzione di vivere al centro dell’universo.
Quanto all’evoluzionismo così si è espresso Ratzinger: “La tesi dell’evoluzionismo è irragionevole. I conti sull’uomo senza Dio non tornano”. Il rapporto fra Darwin e la Chiesa ha conosciuto alti e bassi ma mentre ancora con Pio XII l’evoluzionismo veniva derubricato a pura ipotesi, Wojtyla ne ha riconosciuto il valore scientifico che è tale da resistere all’accumulo di un’enorme quantità di dati empirici che Darwin nemmeno immaginava, a cominciare dai geni. E invece oggi rischiamo la saldatura fra il ”disegno intelligente” sostenuto dalle sette cristiane fondamentaliste statunitensi e il magistero della Chiesa romana, come fa prevedere il tentativo della Moratti di levare Darwin dalla scuola, cosa già avvenuta in alcuni stati USA. Di certo la Moratti, preoccupata di compiacere qualche personaggio oltretevere più che di difendere la sensibilità degli studenti, ignorava che dalle ultime ricerche dell’antropologia molecolare, la nuova disciplina nata dagli sviluppi impetuosi della genetica e della biologia molecolare, risulta che il DNA dell’uomo e dello scimpanzé sono uguali in una proporzione fra il 98,4 e il 99,4%, un grado di affinità tale da spingere il sapiens e lo scimpanzé all’interno di una stessa famiglia .
Un’altra ferita narcisistica ci è venuta Freud, cioè dalla sua teoria dell’Inconscio, dal nostro “essere agiti” piuttosto che essere signori di noi stessi. E più tardi altri motivi di dibattito sono venuti dalla psicologia sperimentale e dalle neuroscienze le cui indagini tendono a chiarire cosa vuol dire essere uomo dal punto di vista mentale e comportamentale. Queste scienze ovviamente non si pongono le Domande Supreme, tuttavia i loro risultati hanno spesso dato luogo a querelles in campo filosofico e religioso (ad es. la ricerca sulla natura degli atti di volontà pone l’antico problema del libero arbitrio).
Inoltre gli strumenti che lo straordinario progresso della scienza e della tecnica ci ha messo a disposizione pongono quegli interrogativi sulla vita e sulla morte su cui la Chiesa avverte di aver perso la tradizionale autorevolezza, come appare dall’attuale dibattito su procreazione assistita, eutanasia, testamento biologico.
(31 ottobre 2006)

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