Giovedi, 23/02/2012 - L’ALBANIA, il paese delle aquile, è il nostro vicino meno conosciuto. Da severo custode dell’ortodossia comunista è diventato un paese neoliberista. Un Paese affacciato al futuro, pur restando legato ad un passato antico.
Gli albanesi parlano quasi tutti italiano, visto che ricevono i canali RAI, e sono un popolo molto ospitale. L'Albania è divisa tra un sud dove si concentrano i poli dello sviluppo ed il nord espressione della tradizione rurale.
E' un paese in crescita. L’economia albanese non è più legata solo agli aiuti internazionali e alle rimesse degli emigrati, ma si sta collocando positivamente nel consesso internazionale. Membro della Nato dal 2009, è in attesa dello status di candidato all'Unione Europea. L’oggi dell’Albania è composito, veloce, è una quotidiana collisione di tempi. Nell'immaginario collettivo gli albanesi sono percepiti come emigranti e non come cittadini di un paese vivo e affascinante, realtà di un paese in continua evoluzione.
Una nazione che, dopo la Seconda guerra mondiale, ha costruito un comunismo rigorosissimo. Un paese rimasto tagliato fuori dal mondo per quasi 50 anni.
Il 1991 è stato l'anno che ha segnato la caduta del comunismo in Albania. Evento che ha avviato un vero e proprio stravolgimento nella società albanese. A partire dal 1991 fortissimo è stato il fenomeno dell'emigrazione; sono circa 700.000 gli albanesi all'estero.
La specificità albanese è la convivenza pacifica esistente tra le diverse religioni presenti nel Paese, che si riassume nel concetto di "shqiptaria", forma sui generis di nazionalismo, insito nello spirito del popolo albanese, per la sua storia chiuso ad influenze esterne ed auto-referenziale.
L’Albania ha subito continue invasioni: dai greci ai romani, dai goti ai bizantini, ai bulgari, ai serbi, ai normanni, ai veneziani, agli svevi, agli angioini e infine ai turchi, una successione di popoli diversi per origine etnica e per civiltà. Giorgio Castriota, detto Skandeberg, principe di Kruja, capeggiò una lega di nobili albanesi in una eroica e accanita lotta contro i turchi.
Dopo la breve dominazione italiana all’inizio della II Guerra Mondiale, la resistenza portò il paese, nel dopoguerra, ad abbracciare il marxismo sovietico. Nel 1961 si verificò una brusca rottura con Mosca e l' avvicinamento alla Cina di Mao che portò squadre di tecnici cinesi nel Paese. Il dittatore Hoxha chiuse per decenni il paese in assoluto isolamento,con pochi contatti anche con gli altri stati comunisti.
di Antonella Colonna Vilasi, LA PRIMA DONNA EUROPEA CHE HA SCRITTO SULL’INTELLIGENCE
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