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Il padiglione Italia alla 57ma Biennale d'Arte di Venezia

Il padiglione Italia alla 57ma Biennale d'Arte di Venezia

"Il mondo magico" è il titolo del progetto di Cecilia Alemani, curatrice del Padiglione Italia alla 57ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia

Venerdi, 24/03/2017 - "Non penso che la Biennale di Venezia sia il luogo dove storicizzare l’arte italiana, ma dove sperimentare e presentare nuovi talenti". A parlare così è Cecilia Alemani, curatrice del Padiglione Italia alla 57ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, durante la conferenza stampa di presentazione del suo progetto, intitolato "Il mondo magico", che si è tenuta il 21 marzo a Roma, presso la sede del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT), presenti Federica Galloni, direttrice generale per l’Arte e l’Architettura Contemporanee e le Periferie Urbane del MiBACT e il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta.

Nominata curatrice del Padiglione Italia nell’aprile 2016 dal Ministro Franceschini, che l’ha scelta in una rosa di dieci nomi eccellenti invitati dal MiBACT a partecipare alla selezione, Cecilia Alemani, quarantenne milanese laureata in filosofia, da tempo vive e lavora a New York, dove attualmente dirige il programma d’arte pubblica sulla High Line, la vecchia ferrovia sopraelevata trasformata in un parco urbano visitato da milioni di persone ogni anno.

La Biennale di Venezia 2017, intitolata «Viva Arte Viva», guidata dalla storica dell’arte francese Christine Macel (Parigi 1969), che sta lavorando con una squadra tutta al femminile, promette dunque di essere un’edizione animata dalla presenza di molte donne, e la stessa Alemani ha scelto come assistente Marta Papini, una dei curatori dell’ultima edizione della Quadriennale di Roma (2016). Il titolo della mostra del Padiglione Italia – «Il mondo magico» – riprende quello di un omonimo libro di Ernesto de Martino, scritto dal grande antropologo napoletano durante gli anni drammatici del secondo conflitto mondiale e pubblicato nel 1948. In questo libro De Martino sosteneva che attraverso il magico l’uomo si consola del suo stare al mondo. Ma anche l’arte, secondo Alemani, ha questo potere perché è il luogo della magia, del fantastico, dell’utopia, delle passioni. In questo senso il suo progetto risponde perfettamente al tema generale lanciato da Christine Macel e inoltre appare in sintonia con la visione dell’arte di suo marito, Massimiliano Gioni, curatore nel 2013 di una magnifica edizione della Biennale di Venezia.

La sfera del «magico», come processo di trasformazione, accomuna dunque la ricerca dei tre artisti invitati da Cecilia Alemani a rappresentare il nostro Paese, artisti per il resto assai diversi tra loro nella pratica.

Roberto Cuoghi (Modena 1973), che vive e lavora a Milano, è forse il più famoso del gruppo. Sperimentatore quasi ossessivo, Cuoghi reinventa continuamente se stesso e il proprio fare. All’età di 25 anni, ad esempio, ha assunto le sembianze di suo padre sessantenne, una trasformazione mantenuta per quasi sette anni, così da bypassare la propria giovinezza. Il tempo, la memoria e l’identità sono i suoi temi ricorrenti e un consistente gruppo di opere è dedicato all’antico dio-demone assiro Pazuzu. Per Giorgio Andreotta Calò (Venezia 1979), che vive e lavora tra Venezia e Amsterdam, l’acqua, carica di simbolismi, è un elemento centrale, così come il tema della metamorfosi. La sua produzione artistica si manifesta attraverso lavori situati ai confini tra scultura, fotografia, azioni e interventi architettonici. I lavori di Adelita Husni-Bey (Milano 1985), italiana di origini libiche che vive a New York, nascono invece come workshop organizzati con diversi gruppi sociali, che vengono filmati e presentati come video. I suoi video esplorano le potenzialità di modelli sociali alternativi, utopici, innescando così il cambiamento.

"Ho scelto – racconta Cecilia Alemani – tre artisti italiani nati tra gli anni settanta e gli ottanta che si sono affermati a partire dal 2000. Sono artisti della mia generazione, presi in momenti diversi della carriera. Il loro lavoro è intessuto di riferimenti al magico e al rito, sono artisti che vedono il proprio ruolo come artefici di universi personali e paralleli. Le loro opere affondano le radici nell’arte italiana, ma sono anche aperte al mondo. Non mi sono preoccupata di rintracciare una presunta identità italiana, né di offrire una panoramica sull’arte italiana, ma di supportare questi tre artisti offrendo loro la possibilità di sperimentare con il nuovo, correre dei rischi, realizzare delle opere inedite, di grandi dimensioni, che non potrebbero fare altrove".

I tre artisti stanno lavorando ormai da circa un anno, ma i loro progetti sono ancora top secret. Quasi nulla, infatti, è trapelato durante la conferenza stampa, tranne che Roberto Cuoghi è alle prese con una grande installazione, Giorgio Andreotta Calò si sta misurando con l’architettura del Padiglione e Adelita Husni-Bey ha girato un video su un workshop tenuto a New York con un gruppo di adolescenti americani. Non resta perciò che aspettare l’apertura della Biennale al pubblico, il 13 maggio, intanto l’unica cosa certa è che il Padiglione Italia all’Arsenale è enorme (1900 metri quadrati coperti e altri 1000 di giardino) perciò ogni artista dovrà cimentarsi con uno spazio di circa mille metri quadrati. Non c’è che dire, senz’altro una bella sfida.



Il mondo magico (catalogo Marsilio) - Venezia, Arsenale, Tese delle Vergini - 13 maggio / 26 novembre 2017 - ww.ilmondomagico2017.it



Cecilia Alemani, Photo Marco De Scalzi









 

 







































 

Adelita Husni-Bey, Postcards from the Desert Island, 2011, still, SD video transferred to DVD


 



























































 

Roberto Cuoghi, (S(IZ+Sn)mm), 2014. 60 x 60 cm. Photo Alessandra Sofia




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