Sabato, 30/11/2013 - Sta iniziando l’epoca di “Renzusconi”. Al di là del valore fallico della cravatta e del momento intimo o della posa simile a quella del personaggio di una copertina precedente, l’estetica renziana, come la definisce Filippo Ceccarelli “tende a trasformarsi in etica, valori, comportamenti, e perciò necessariamente in fatto politico”.
Ormai dopo un ventennio e più di cultura mafiosa e soft opposizione antimafiosa sta avanzando una nuova epoca del glamour? Il nuovo programma di governo si deve leggere dallo sguardo renziano sulla copertina di Vanity Fair o dall’atteggiamento un po’ingessato nella cinematica e nel tono quasi clericale di Cuperlo? Più credibile Civati quando parla della carica dei 101? Un “tradimento”, quello dei 101 innominati che rende veramente difficile una dignitosa partecipazione al voto. E le donne dove sono finite? Sono tanti i motivi per i quali molte persone non parteciperanno alla grande parata delle primarie. Questa volta sarà difficile fare lo sforzo di votare. Berlusconi è decaduto, ma quando finirà il berlusconismo? Quella serpe in seno a ogni corrente, partito, movimento populistico, modo di essere che tocca trasversalmente il nostro Paese e non soltanto in senso politico. Viene spontaneo domandarsi, ad esempio, come mai, in tanti anni, gli italiani che ancora sostengono il movimento dell’attuale decaduto, non si siano accorti di niente, non si siano documentati sull’opportunità di simpatizzare -a discapito di tanti altri-, per un gruppo che ha rappresentato valori contrastanti con quasi tutto, sostanzialmente contro la salvaguardia dei diritti sociali. Eppure, proprio come in ogni shock patito, si ripropone lo stesso clichè, quasi per sfidare l’inevitabile riedizione traumatica che caratterizza il corso biografico dell’esistenza umana. Perché si stanno ripetendo con uno schema quasi matematico gli stessi errori che caratterizzavano altre correnti politiche? Come mai molti sono affascinati dallo stile vuoto di contenuti, stile dannoso a una società in evoluzione? La crisi dovrebbe essere segno di una necessità di cambiamento, di una vera rivoluzione dei paradigmi, e non un arresto dello sviluppo, non una negazione della realtà.
Quando una coppia si separa o due amici rompono una grande amicizia, la colpa solitamente è attribuita all’altro, e difficilmente ci si chiede quali fossero le simmetrie o le fragilità comuni. Un futuro leader di un partito democratico non spunta come un fungo, ma cresce formandosi all’interno di una struttura….
Secondo alcune teorie dei primi del novecento questa che stiamo attraversando sarebbe l’epoca di tutti contro tutti… Sembrerebbe proprio così!
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