Lunedi, 26/10/2015 - Questa è la storia di una Dea Madre.
Di una novella Teia, che generò Helios, il dio che conduceva il carro del sole.
Di una contemporanea Venere neolitica, dai seni gonfi e dagli attributi sessuali definiti, simbolo di sapienza e fertilità.
Nel leggere il romanzo autobiografico di Margherita Vetrano che, nel suo “Il nostro piccolo sole”, racconta i 5 mesi in terapia intensiva neonatale di Edorardo, nato a sole 23 settimane, mi rimbombava nella testa lo slogan femminista vessillo della campagna abortista: “L’utero è mio e me lo gestisco io”.
Questa donna minuta, dal viso da bimba e con gli occhiali sul naso, ha definito il proprio corpo una “macchina”: si è trasformata tutta in ventre, per accogliere quel figlio che troppo presto aveva abbandonato le sue viscere, e in mammelle sgorganti latte, per nutrire di sé e strappare alla morte il proprio bambino.
È divenuta punto di riferimento per altre madri e altri padri, non ha ceduto e ha partorito il sole, con coraggio, speranza, consapevolezza.
L’utero è il suo ed utero ha scelto di essere.
Non sminuisce il suo essere Donna, la sua intelligenza, la sua bellezza, le sue capacità che la identificano come persona e non solo come fattrice.
No. Le donne sanno scegliere come gestire se stesse, in ogni organo e in ogni circostanza, perché hanno cervello e cuore in abbondanza.
Sono Dee di fertilità, ma anche di saggezza e di accoglienza.
Madri del sole, che scalda e genera la vita. Stelle luminose esse stesse.
Lascia un Commento