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Il nostro ‘breviario laico’

Il nostro ‘breviario laico’

60° Anniversario Costituzione / I principi - Intervista a Fernanda Contri; la nascita della Costituzione; le 'madri' della Repubblica

Angelucci Nadia e Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008

Vivere insieme significa mettere il proprio personale in una specie di cassa comune per il bene collettivo, per farlo fruttare nell’interesse di tutti.







“Quando ho presieduto l’udienza solenne della Corte costituzionale, il 14 dicembre 2005, prima di dare inizio ai lavori ho detto ‘Non vi sfuggirà che per la prima volta dal 1956 una donna siede sullo scranno più alto della Corte. Sono dovuti passare 50 anni; non fatene passare altri 50 per farne tornare un’altra”. Con questa frase Fernanda Contri, Giudice costituzionale dal 1996 al 2005, ha racchiuso il suo impegno come donna nelle istituzioni e, in particolare, alla Corte costituzionale. La sua esperienza professionale e la sua presenza nell’alto organo preposto alla verifica sulla legittimità degli atti dello Stato e delle Regioni e alle controversie sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni (art. 134) ci aiutano a comprendere l’importanza e il valore della Carta costituzionale.



Quale è la sua opinione sul radicamento della nostra Costituzione nella vita della Repubblica. E’ secondo lei un elemento vissuto, ha creato un elemento di appartenenza o le sue radici sono deboli nel nostro paese?

Credo che la Costituzione abbia sicuramente avuto e continua ad avere delle radici forti. Ci sono sicuramente tutta una serie di motivazioni storiche, radicate nella Resistenza e nell’antifascismo, che erano molto presenti e sentite dagli italiani che hanno dovuto scrivere il patto sociale. Si pensi a tutti i valori che erano stati calpestati durante il fascismo e che sono stati ripresi nei primi 12 articoli della nostra Carta Costituzionale, nei principi fondamentali. E’ però vero che non si è fatto abbastanza, o diciamo molto poco, per mettere in evidenza, proteggere e tutelare questi valori; questo è molto chiaro quando si parla con le generazioni più giovani delle quali si percepisce anche un bisogno di conoscenza e di comprensione più profonda dei principi che hanno ispirato la nostra Carta e la vita della nostra Repubblica.



Spesso si critica la Costituzione accusandola di essere sorpassata. Ma è proprio così?

No, proprio no. Io non l’avrei toccata mai, neanche il Titolo V. Non è antica, deve essere capita, deve essere letta, deve essere interpretata. Tra l’altro, se chi usa questi argomenti e poi legifera sulla base di queste affermazioni, andasse a rileggersi la Carta Costituzionale come si legge un breviario laico, così come suggerisce il presidente Carlo Azeglio Ciampi, imparerebbe a parlare e a scrivere leggi in modo chiaro: perché è scritta benissimo. Può essere vero che ci sono forse punti che potrebbero essere cambiati, soprattutto nella parte che riguarda l’ordinamento, anche se io penso che vada bene così. E anche nel caso si decida di modificare qualcosa questo deve essere fatto con l’unanimità o con il massimo possibile dei consensi. E’ già brutto usare una legge contro la parte politica avversa; usare i principi costituzionali contro l’avversario è una specie di regicidio perché alla fine ricade su tutti noi in forma negativa, uccidendo lo Stato, rovinando il suo tessuto connettivo.



Parlando delle radici antifasciste della nostra Carta costituzionale si ricorda l’esperienza della Resistenza come la capacità di sacrificare gli interessi personali per un obiettivo alto e collettivo. Si dice che una nazione non si può fondare solo sugli egoismi o sulle libertà. Come giudica queste affermazioni, soprattutto come le mette in relazione con il momento storico che stiamo vivendo?

Che cosa è il vivere insieme rispettando la Costituzione? E’ il mettere per ciascuno di noi, il personale in una specie di cassa comune per il bene collettivo. Questa è una affermazione che, ad esempio, con gli studenti ha una grande presa perché offre loro la sensazione di poter partecipare, ciascuno col suo piccolo o grande peculio, per farlo fruttare nell’interesse di tutti.



A proposito degli studenti. Come si può comunicare la Costituzione?

Dalla mia esperienza: in tutti i modi. Siamo riusciti a fare, con un matematico, una conferenza su ‘I numeri e la Costituzione’ e abbiamo dimostrato che i numeri contenuti, le proporzioni, i rapporti, le misure indicati, si tengono insieme in una armonia matematica e geometrica perfetta. Prossimamente presenteremo, qui a Genova, una versione della Costituzione illustrata da disegni di Lele Luzzati. Un’altra cosa interessante è stata fatta in occasione dei 50 anni di attività della Corte Costituzionale in cui si è pensato di illustrare le decisioni e le sentenze più importanti con quadri che fossero rappresentativi dei principi fondamentali. Nel 2000 al Teatro Stabile di Genova abbiamo organizzato ‘Le pagine della Costituente’, per cinque serate presiedute da Oscar Luigi Scalfaro, Giorgio Napolitano, Luciano Violante, Anna Finocchiaro e Domenico Fisichella; ogni sera due attori del Teatro hanno riletto gli interventi più importanti fatti in Assemblea Costituente da Nenni, Togliatti, De Gasperi, La Pira, Dossetti. L’entusiasmo era tale che non riuscivamo a chiudere il teatro, soprattutto i più giovani commentavano “se questa era la politica perché non ce ne siamo innamorati prima…”



Di tutte le immagini della Mostra di cui ci ha parlato quale è quella che lei associa immediatamente alla Costituzione e che rappresenta il cuore della nostra Carta Costituzionale?

C’è più di un cuore. Mi viene in mente per la famiglia un bellissimo ritratto di Casorati che si intitola ‘La famiglia Tarello’; per il ripudio della guerra ‘Zaino in spalla’ di Campiglio; per la promozione della cultura ‘Il ritratto di Laura Battiferri’ del Bronzino; sul lavoro ‘La Diana del lavoro’ di Lomellino; sulla salute ‘Storia della beata umiltà’ di Pontorno.



Ci suggerisce una lettura che possa avvicinare i cittadini alla Costituzione?

Io, ogni tanto, ricorro ad un testo del 1996 curato da Paolo Barile che si chiama ‘La Costituzione per tutti’. E’ un testo scritto molto bene e in maniera semplice. C’è poi un libro recente ‘La Costituzione’ di Valerio Onida e un testo di Arturo Carlo Iemolo ‘Che cosa è la Costituzione’ con una prefazione di Gustavo Zagrebelsky.



Quale è stato il contributo delle donne alla Carta costituzionale?

E’ stato fondamentale. Le nostre 21 costituenti hanno lavorato in maniera indefessa. Ci sono anche delle raccolte che testimoniamo questo lavoro. Certamente molte di loro erano laureate e diplomate ma magari non avevano svolto una professione, non avevano un retroterra culturale come i loro colleghi uomini. Erano donne molto forti formate e forgiate dall’esperienza terribile della guerra e della Resistenza. Anche se erano poche si sono impegnate molto e sono state fondamentali, soprattutto in alcune materie come la scuola, le confessioni religiose e la famiglia, che venivano lasciate un po’ di più alle donne. Si nota, nei loro interventi, una grandissima capacità di mediazione alta, che poi è il vero modo di far politica. Le donne, democristiane e comuniste, che erano quanto di più lontano tra loro si potesse immaginare in quel momento, sono riuscite a trovare una mediazione su temi così importanti e fondamentali e hanno portato un contributo indispensabile alla stesura e alla realizzazione di argomenti così difficili. Oggi non so se saremmo ancora in grado di farlo.



L’assenza di una presenza femminile forte nella istituzioni ha contribuito, secondo lei, a quella mancanza di radicamento dei principi della Costituzione nella nostra società?

Ha creato un deficit di democrazia. Pensiamo, parlando del mio campo, che solo nel 1963 le donne hanno avuto la possibilità di entrare in magistratura. Fino a quel momento un principio cardine della Costituzione, quello di eguaglianza, è stato disatteso.



Come è stata la sua esperienza come donna alla Corte costituzionale?

Io sono stata molto fortunata. Ho avuto la possibilità di conoscere e collaborare con uomini come Scalfaro, Amato e Ciampi che mi hanno chiamato ai vari incarichi. Malgrado questo la mia esperienza alla Corte costituzionale è stata molto pesante e difficile. Molti di quelli che erano con me, non tutti, avevano una carriera prestigiosa alle spalle e, devo dire, un’alta opinione di sé. Mi sono trovata al tavolo con dei ‘mostri sacri’. Questo mi ha portato ad uno studio quotidiano fortissimo e pesantissimo. Però non ho avuto problemi in quanto donna, anzi, alcuni di loro dicevano che un certo modo di prospettare le cose aiutava, o poteva aiutare, il Collegio ad arrivare ad una soluzione più corretta. Questo è quello che sostengo anche io: la mancanza di una donna in un Collegio giudicante impedisce di avere quella pienezza che consente una decisione corretta. La presenza delle donne è una prospettiva diversa, non migliore, ma che se non c’è fa mancare qualcosa.



Nadia Angelucci



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LA NASCITA DELLA COSTITUZIONE: LE TAPPE



25 giugno 1944. Il decreto legge 151 stabiliva che “dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano, che a tale fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, una assemblea costituente per determinare la nuova costituzione dello stato”



marzo 1946. Convocate le elezioni per la Costituente e il referendum istituzionale per scegliere fra monarchia e repubblica



2 giugno 1946. Il referendum vede prevalere la scelta della Repubblica (54,3%) con uno scarto di due milioni di voti sulla monarchia (45,7%)

Nelle elezioni per la Costituente il partito col maggior numero di preferenze è la Democrazia Cristiana, col 35,18% dei voti, seguita dai socialisti (20,72%) e dai comunisti (18,97%); dei 576 deputati previsti ne vengono eletti 556 perché nelle zone di Bolzano, Trieste e nella Venezia Giulia non è stata ancora ristabilita la sovranità italiana



25 giugno 1946. Prima riunione a Montecitorio della Costituente, viene eletto presidente il socialista Giuseppe Saragat (in seguito dimissionario e sostituito, l'8 febbraio 1947, da Umberto Terracini)



28 giugno 1946. L'Assemblea elegge Enrico De Nicola Capo provvisorio dello Stato; l'elezione avrebbe avuto validità fino all'approvazione della nuova Costituzione e alla nomina del primo Capo dello Stato secondo le relative regole



19 luglio 1946. Nominata la Commissione per la Costituzione, presieduta dal giurista ed esponente del Comitato di Liberazione Nazionale, Meuccio Ruini.

Viene articolata in tre sottocommissioni:

- la prima sui diritti e doveri dei cittadini

- la seconda sull'ordinamento costituzionale della Repubblica (divisa a sua volta in due Sezioni, per il potere esecutivo e il potere giudiziario, più un comitato di dieci deputati per la redazione di un progetto articolato sull'ordinamento regionale)

- la terza sui diritti e doveri economico-sociali



31 gennaio 1947. Presentazione in aula del progetto di Costituzione, diviso in parti, titoli e sezioni



4 marzo al 20 dicembre 1947. Discussione del progetto



22 dicembre 1947. Approvato il testo definitivo con 453 voti a favore e 62 contro. Nella Carta si leggono una premessa, in cui sono elencati i principi fondamentali, e due parti dedicate ai diritti e doveri dei cittadini e all'ordinamento dello Stato



27 dicembre 1947: la Costituzione repubblicana è promulgata dal presidente in carica De Nicola.



1° gennaio 1948. Entrata in vigore della Costituzione. Rappresenta l'incontro tra le tre tradizioni di pensiero presenti nella Costituente: quella cattolico-democratica, quella socialista-marxista e quella democratico-liberale





LE ‘MADRI’ DELLA REPUBBLICA



Nell’Assemblea Costituente erano candidate 226 donne e furono 21 le elette tra i 556 Deputati totali. Nelle liste del P.C.I. c’era il più alto numero di candiadate (68), ma alla fine risultarono elette in numero superiore le donne presentate nelle liste della DC: 9 su 30. Due le socialiste sulle 16 candidate. Alcuni tratti accomunavano quelle donne, rendendole un gruppo omgeneo e molto rappresentativo. In primo luogo c’era la matrice generazionale: le nate alla fine dell’Ottocento, quelle del primo quindicennio fascista e poi le più giovani nate durante il fascismo. “La differenza dal punto di vista politico assume un certo rilievo perché mentre le prime avevano potuto partecipare alla vita politica e sindacale degli ultimi anni dello stato liberale, le più giovani erano cresciute negli anni del regime”. (Cecilia Dau Novelli, Le donne della Costituente, Laterza, pag xxiv). “Geograficamente vengono da tutta la penisola…..Sono in maggioranza sposate e hanno figli, a testimoniare che l’attività politica non è più un fatto per suffragette senza famiglia ma un impegno consentito anche alle madri di famiglia……In un certo senso le ‘madri’ della Repubblica hanno rappresentato la prima ondata di partecipazione femminile ai diritti civili, elitaria e ridotta, ma significativa per tracciare un inizio” (ibidem, pag xxv).



Ecco l’elenco delle donne che hanno contribuito a scrivere la Costituzione.

MARIA AGAMBEN FEDERICI (1899/1984), eletta nella Democrazia Cristiana.

ADELE BEI CIUFOLI (1904/1974), eletta nel Partito Comunista Italiano.

BIANCA BIANCHI (1914/2000), eletta nel Partito Socialista Italiano di unità proletaria.

LAURA BIANCHINI (1903/ 1983), eletta nella Democrazia Cristiana.

ELISABETTA CONCi (1895/1965), eletta nella Democrazia Cristiana.

FILOMENA DELLI CASTELLI (1916/1975), eletta nella Democrazia Cristiana.

MARIA DE UNTERRICHTER JERVOLINO (1902/1975), eletta nella Democrazia Cristiana.

NADIA GALLICO SPANO (1916/2006), eletta nel Partito Comunista Italiano.

ANGELA GOTELLI (1905/1996), eletta nella Democrazia Cristiana.

ANGELA MARIA GUIDI CINGOLANI (1896/1991), eletta nella Democrazia Cristiana.

NILDE IOTTI (1920/1999), eletta nel Partito Comunista Italiano.

TERESA MATTEI (1921 viv), eletta nel Partito Comunista Italiano.

ANGELINA MERLIN (1887/1979), eletta nel Partito Socialista Italiano di unità proletaria.

ANGIOLA MINELLA MOLINARI (1920/1988), eletta nel Partito Comunista Italiano.

RITA MONTAGNANA TOGLIATTI (1895/1979), eletta nel Partito Comunista Italiano.

MARIA NICOTRA VERZOTTO (1913/2007), eletta nella Democrazia Cristiana.

TERESA NOCE LONGO (1900/1980), eletta nel Partito Comunista Italiano.

OTTAVIA PENNA BUSCEMI (1907/1986), eletta nel Fronte dell’Uomo Qualunque.

ELETTRA POLLASTRINI (1908/1990), eletta nel Partito Comunista Italiano.

MARIA MADDALENA ROSSI (1906/1995), eletta nel Partito Comunista Italiano.

VITTORIA TITOMANLIO (1899/1988), eletta nella Democrazia Cristiana.



Rosa M.Amorevole



(12 marzo 2008)

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