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Il nostro 25 novembre

Il nostro 25 novembre

Mondo/ Violenza - Il 25 si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La violenza familiare in Europa è la prima causa di morte tra i 16 e i 44 anni

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2005

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ricorre il 25 novembre. La scelta di questa data è per ricordare il primo Encuentro Feminista de Latinoamérica y el Caribe, realizzatosi a Bogotà nel luglio del 1981 ed è stata resa ricorrenza ufficiale nel 1999 dall’Onu votata all’unanimità con risoluzione n° 54/134 del 17 dicembre.
Fu la Repubblica Dominicana a proporre quella giornata in onore di Patria, Minerva e Mate Mirabal, le tre sorelle domenicane uccise il 25 novembre del 1960 perché impegnate nella lotta di liberazione contro il generale Trujillo.
La violenza nei confronti delle donne si consuma su più fronti e in diversi ambiti. C’è il volto della guerra e dell'odio razziale, c’è la povertà ma anche una "cultura trasversale" a tempi e luoghi, poco propensa a valorizzare le donne quanto piuttosto a relegarle nel ruolo di vittime. Il problema è all'ordine del giorno nelle cronache dei giornali e anche nella quotidianità di molte donne che, proprio nell'ambiente familiare, vivono il loro inferno.
Scavando in una situazione sommersa, si scoprono dati allarmanti che sono la punta di un iceberg ancora tutto da sondare. L’‘Osservatorio criminologico e multidisciplinare sulla violenza di genere’, che dà assistenza alle vittime di violenza in Italia, ha condotto una ricerca i cui dati sono poi stati forniti al Consiglio d'Europa. Si tratta di dati inquietanti: le violenze subite dal partner, marito, fidanzato o padre è la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne fra i 16 e 44 anni, in Europa.

Prima causa di morte
Questo significa che prima del cancro, degli incidenti stradali e della guerra, ad uccidere le donne o a causarne l'invalidità permanente, è la violenza subita dall'uomo.
Il conflitto Urss-Afghanistan nell'arco di dieci anni ha mietuto 14 mila vittime, ma è niente se si paragona al fatto che in Russia, in un anno, sono morte 13mila donne, il 75% delle quali uccise dal marito. Anche in Paesi evoluti come gli Stati Uniti e la Svezia si registrano dati sulla violenza femminile molto alti, negli Usa ogni quattro minuti una donna viene violentata e in Svezia, dove l'emancipazione femminile ha raggiunto i massimi livelli, ogni dieci giorni una donna viene uccisa.
Il fenomeno ha profonde radici culturali, spiegano i criminologi e gli esperti dell'Osservatorio. I dati sono solo la punta di un iceberg, si basano sulle denunce di quelle donne che hanno trovato il coraggio di reagire. Moltissime invece non ci riescono e vivono nel silenzio il loro dramma. Ma attenzione, non si tratta di fenomeni legati a disagi socio-economici o alla religione islamica. La violenza alberga anche in famiglie cattoliche di professionisti benestanti.
Per questo motivo è importante agire a livello di sensibilizzazione, spiegando alle famiglie i rischi e le conseguenze a livello psicologico e sanitario cui vanno incontro le vittime delle violenze di genere. L'aspetto più difficile da affrontare per operatori e forze dell'ordine è la denuncia: "Le donne non hanno la consapevolezza di essere vittime – spiegano gli esperti dello studio - Non denunciano quindi per paura, ma per proteggere e difendere se stesse da una realtà che altrimenti le distruggerebbe. Si tratta della sindrome di adattamento, che agisce nella stessa maniera di quella della sindrome di Stoccolma, riscontrata nelle vittime dei sequestri di persona".


Il numero verde del Ministero
Per aiutare le donne vittime di violenza, il Ministero delle Pari opportunità ha promosso una nuova iniziativa. Sarà attivo tra breve il numero gratuito 1522 Gli operatori risponderanno per raccogliere denunce, richieste di assistenza e saranno in grado di mettere in contatto le donne vittime di violenza con le strutture di assistenza presenti nei rispettivi territori di residenza. Il servizio, quindi, metterà in rete tutte le strutture, servizi sociali territoriali, Asl ed anche Forze dell’Ordine, se necessarie, per fornire la risposta più adeguata non solo alle denunce di violenza ma anche alle richieste di aiuto dovute ai disagi vissuti dalle donne.


L’iniziativa di Torino
A Torino, il 25 novembre, la Consigliera di Parità Provinciale si è unita in collaborazione con la Città di Torino, la Provincia e Amnesty International Sezione Piemonte, insieme al Coordinamento Cittadino Contro la Violenza alle Donne, per promuovere un’iniziativa volta alla sensibilizzazione della cittadinanza rispetto al fenomeno della violenza di genere.
Il programma della serata prevede:
la proiezione del lungometraggio di Mariano Barroso “La rivoluzione delle farfalle”, che racconta proprio la storia delle sorelle Mirabal, preceduta dalla lettura di brani “Una su tre. Non mi arrendo, non mi arrendo” a cura dell’attrice Mariella Fabbris, con contributi dal romanzo di Julia Alvarez “Il tempo delle farfalle”. Per l’occasione sarà allestita, presso il cinema Fratelli Marx, la mostra, curata da Amnesty International, sulla campagna internazionale “Mai più violenza sulle donne”.
Raccogliendo le sollecitazioni dell’Assemblea delle Donne del Primo Forum Sociale del Mediterraneo, riunitasi a Barcellona il 17 giugno 2005, la serata sarà dedicata alle donne irachene, arbitrariamente imprigionate, per le quali si chiede la liberazione immediata.
L’appuntamento è presso il cinema Fratelli Marx, Sala Groucho, C.so Belgio 53, Torino, alle ore 21.00. L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento posti.Informazioni: Città di Torino, Divisione Servizi Educativi, Settore Pari Opportunità e Politiche di Genere. Tel: 011.442 7561/7492; politichedigenere@comune.torino.it; www.comune.torino.it/politichedigenere


L’incontro della Consulta delle Elette
Il 25 novembre prossimo la Consulta delle Elette della Provincia di Torino ha proposto di affrontare il tema della violenza domestica.
Il problema era stato già evidenziato negli incontri territoriali con le Elette della scorsa estate e particolarmente sottolineato nel Circondario Ciriè-Valli di Lanzo. Ecco perché la scelta di collocare l’iniziativa a Ciriè, organizzandola in collaborazione con il Patto Territoriale della Stura.
L’obiettivo del dibattito è quello di far luce sull’argomento, ossia di conoscere per evitare e sapere per rimediare.
L’incontro è aperto a tutte le Elette e non solo, interessate al problema, nonché a gruppi di studenti delle scuole superiori del territorio, già precedentemente sensibilizzati al tema in discussione. Saranno presenti figure professionali che da angolazioni diverse si occupano del problema.
L’appuntamento è fissato per venerdì 25 novembre dalle ore 15 alle 17,30, presso la Sala Consiliare del Comune di Ciriè, corso Martiri della Libertà 33.


Telefono Rosa
In tutta Italia, tra le associazioni che più si adoperano per la lotta contro la violenza c’è Telefono Rosa, presente con diverse sedi in tutta Italia. Ecco un loro comunicato tratto da internet: “Come sempre accade, il dito è puntato sulla sensibilizzazione, sull’attenzione, sulle ottiche di prevenzione: materiale prezioso, specialmente per il progetto futuro. Però oggi - così come ieri - quasi sempre le vittime conoscono il loro aggressore e le violenze più gravi e reiterate avvengono proprio nel chiuso delle famiglie.
È illusorio pensare che future generazioni possano, fisiologicamente, e senza una profonda riflessione critica estesa a tutti, vivere una condizione di parità e di rispetto rifiutando ciò che ormai apparterrebbe al passato: perché purtroppo il passato é ancora attualità.
La vera scommessa per il futuro sarebbe proprio il poter constatare non solo, come ovviamente é auspicabile, una costante diminuzione del fenomeno, ma anche un innalzamento dell’ età media degli autori di violenza nei confronti delle donne, e di quella delle loro vittime, potendosi da ciò almeno in parte dedurre che presso le nuove generazioni si é intanto diffusa una diversa cultura legata al genere.
L’osservazione attuale del Telefono Rosa di Torino, che da anni accoglie e sostiene vittime di violenza specialmente intrafamiliare, oggi non dà questo risultato: la violenza é analogamente diffusa in qualunque fascia di età.
Le scienze sociali non potranno mai dirci i numeri esatti: il sommerso é, e temiamo sarà, ancora notevole.
Sappiamo anche che per molte donne il silenzio non è solo un sacrificio di sé nel rito del bilancio esistenziale, ma anche una forma di autodifesa dalla frustrazione che provoca il fatto di essere picchiata, violentata o anche solo denigrata proprio dalla persona con cui si è deciso di trascorrere perlomeno una parte significativa della propria vita.
Le commemorazioni, per non essere sterili, devono servire a promuovere tante e costanti occasioni in cui dibattere il problema, ammettere consapevolmente il rischio, valutare i primi segnali di una possibile aggressione maschile.
Perché forse gli anni passano, la coscienza femminile aumenta, ma la consapevolezza maschile di generare violenza invece no, non cresce”.

Info: Associazione Volontarie del Telefono Rosa
Via Assietta 13/a, 10128 Torino. Tel. 011 530666 / 011 5628314. Fax 011.549184. Sito: http://www.mandragola.com/tel_rosa -
Viale Mazzini 73, 00195 Roma. Tel. 06/37518261/2. Fax. 06/37518289. Sito: http://www.telefonorosa.org/

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