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Il motore dell’economia mondiale

Il motore dell’economia mondiale

Confartigianato Donne Impresa - "Se l’Italia riuscisse a raggiungere in un tempo ragionevole l’obiettivo di Lisbona del 60% di occupazione femminile, il Paese raggiungerebbe nei mercati europei ed internazionali un ranking di posizionamento strat

Rita Casula Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008

Nell’universo delle politiche di genere il dibattito è aperto sulla “womenomics” ovvero su un approccio che si fonda sulla constatazione che, senza un maggiore apporto alla produzione di ricchezza da parte delle donne, le economie non sviluppano appieno le loro potenzialità per cui ha recentemente scritto l’Economist “le donne sono ora il più potente motore dell’economia mondiale”.
In questa prospettiva se l’Italia riuscisse a raggiungere in un tempo ragionevole l’obiettivo di Lisbona del 60% di occupazione femminile, considerato che al momento siamo al 43,3% contro la media europea del 57,3%, il Paese raggiungerebbe nei mercati europei ed internazionali un ranking di posizionamento strategico e competitivo che potrebbe segnare significativamente il nostro sviluppo, come d’altronde è avvenuto in quelle economie dove questo processo è stato avviato e dove si è registrato anche un aumento a livello demografico. Come dire che una società in cui la maggior parte delle donne ha un ruolo attivo nel mondo del lavoro, ha maggiori possibilità di innestare un processo virtuoso di sviluppo dell’economia con ricadute significative anche in campo demografico.
D’altronde le donne, anche nel nostro Paese, costituiscono attualmente la parte più scolarizzata della società, una fonte di competenze e di potenzialità che comunque, nonostante il varo di alcune, e non sufficienti politiche attive, continua ad essere poco occupata, sottooccupata e a restare ai margini dei poteri politici e decisionali quando invece potrebbe contribuire ad avviare quella ripresa di crescita che, da molti anni, resta, purtroppo, solamente una auspicabile ipotesi.
Infatti perché il mondo del lavoro possa aprirsi verso una maggiore occupazione al femminile è necessario cogliere primariamente un trend di crescita alimentato non soltanto da fattori economici ma anche da una ritrovata stabilità politica, da un clima di collaborazione fra le forze politiche e sociali, dal riaffermarsi di valori anche di ordine morale che necessitano, appunto, di essere nuovamente enfatizzati.
In questo 8 marzo 2008, mentre il Paese si appresta a votare un nuovo Parlamento in una condizione di precarietà verso il futuro forse più percepita di quanto la situazione stessa lo sia in realtà, le speranze dell’universo femminile vanno certamente verso l’obiettivo di una piena occupazione, verso il varo di politiche che siano in sintonia con la womenomics per infrangere anche quell’alone di sfiducia che tiene attualmente fuori molte donne dal circuito lavorativo e che non cercano lavoro perché sono convinte di non trovarlo.

(12 marzo 2008)

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