Egitto - Il Cairo International Women’s Film Festival, rassegna cinematografica al femminile con sessanta pellicole nazionali ed internazionali, si è rivolto ai cinefili ed ai professionisti del settore
Zenab Ataalla Lunedi, 16/05/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2016
Arrivato alla sua nona edizione, il Cairo International Women’s Film Festival si è confermato uno spazio di incontro e confronto tra artiste provenienti da quaranta paesi del mondo.
"Anche in questa edizione il festival ha attirato uomini e donne di diverse età e strati sociali. E questo è sempre stato il nostro obiettivo. Non vogliamo limitare la visione solo ad un pubblico d’elite, ma vogliamo che tutti possano avvicinarsi ad un diverso tipo di cinema ed al messaggio che vuole veicolare” dice Amal Ramsis, ideatrice e fondatrice del Festival.
Si tratta di un appuntamento che mira a superare le barriere linguistiche prima di tutto e, per raggiungere questo scopo, chi assiste alle proiezioni può godersi i film stranieri con i sottotitoli in arabo.
Ma si vuole andare anche oltre. Nonostante i pochissimi fondi statali messi a disposizione e grazie all’autofinanziamento, le ideatrici del Festival hanno deciso fin dall’inizio che la visione delle pellicole fosse gratuita. Un’idea che si è rivelata vincente anche quest’anno, tanto da far registrare un più 2 per cento di pubblico nelle tre location che hanno ospitato le proiezioni - l’Operà de Il Cairo, l’Istituto Goethe ed il Teatro Falaki - tra il 27 febbraio ed il 3 marzo 2016.
Il Cairo International Women’s Film Festival è pensato per le menti creative delle registe, ma è rivolto a tutti, come sottolinea Amal Ramsis: “miriamo a far conoscere i film delle artiste provenienti da ogni parte del mondo, ma soprattutto vogliamo aprirci a nuovi orizzonti che sono offerti dai diversi punti di vista femminili”.
Regista ed artista a sua volta e formatasi a Madrid, Amal Ramses ha anche un sogno nel cassetto.
Vuole far ritornare il cinema arabo, ed in particolare quello egiziano, ai fasti del passato.
"Una volta eravamo famosi per la nostra industria cinematografica. Ed è stato così fino agli anni Ottanta, quando ancora lavoravano registi importanti come Mohamed Khan, Khairy Bishara, Raafat El-Mihi e Ali Badrakhan. Oggi invece stiamo assistendo ad un tipo di cinema interessato solo ai guadagni e non ai messaggi da veicolare”.
Per questo il CIWFF ha una sua importanza. Non vuole solo essere una vetrina per le artiste, ma intende anche trasformarsi nello strumento parlante e visivo con cui capire ed analizzare la società, anzi le società nelle quali viviamo. “Ad esempio, è possibile guardare un film boliviano e capire che ciò che accade lì è lo stesso che accade qui da noi. Questo è il potere del grande schermo, perché più ci si avvicina al cinema ben fatto e più siamo in grado di valutare noi stessi ed il mondo che ci circonda”.
Amal Ramsis critica l’assenza di un pensiero critico in questo momento storico, troppe volte messo a tacere dalle produzioni cinematografiche che mirano solo a fare cassa.
Ma non è il caso de il Cairo International Women’s Film Festival, che nel corso degli anni “ha guadagnato una buona reputazione in ambito internazionale non solo perché dà spazio alle registe, ma perché permette di affrontare tematiche e problematiche femminili che riguardano tutte le donne del mondo, e non solo quelle che vivono in questa parte di mondo. Un esempio vale per tutti: la violenza domestica, dramma che colpisce indifferentemente le donne ricche e quelle povere in ogni parte del pianeta”.
Alla rassegna quest’anno è stata aggiunta una nuova sezione dedicata al “cinema e la danza” nell’intento di indagare lo stretto rapporto, sempre esistito, tra queste due forme d’arte. Tale decisione può essere letta anche quale testimonianza di una positiva evoluzione dell’evento e del fatto che il pubblico che lo segue è sempre più esigente ed interessato a conoscere la sinergia delle diverse forme di espressione artistica.
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