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Il mito di Medea. Femminicidio compreso

Il mito di Medea. Femminicidio compreso

ARGONAUTI, variazioni sul mito è il titolo del lavoro teatrale che va in scena dal 16 luglio. Intervista all'attore e autore Maurizio Donadoni

Sabato, 28/06/2014 -

 



Con la drammaturgia di Maurizio Donadoni 'ARGONAUTI, variazioni sul mito' va in scena dal 16 luglio al 12 agosto; una rivisitazione del mito di Medea da Euripide, Apollonio Rodio, e con programma di rappresentazioni piuttosto corposo nel Circuito Teatri di Pietra (Ferento, Sutri, Ostia Antica, Malborghetto, Napoli, Palermo, Eraclea Minoa, Selinunte, Palazzolo Acreide e Mozia). Abbiamo intervistato l'attore/autore Maurizio Donadoni.

 



Maurizio Donadoni e l’universo femminile. Qual'è stata la spinta emotiva che ti ha portato a questa versione del mito di Medea?


Siamo tutti viaggiatori su questa terra. La terra stessa viaggia intorno al sole. Ma viaggia anche il sistema solare nella nostra galassia, la via lattea, che è in rotta di collisione con quella di andromeda, con cui formerà tra qualche miliardio di anni un ammasso stellare non più spiraliforme. L'ho presa alla lontana, ma tanto per ridare le giuste proporzioni alle questioni umane e dire, relativamente al nostro viaggio terrestre ( ah, i bei tempi della terra!) che da sempre ci attira quello che non conosciamo. E' la tensione tra noto e ignoto, solidità e liquidità, sicurezza e incertezza. L'universo femminile, in costante movimento, attrae l'universo maschile. Anche all'interno di una stessa persona. Siamo quindi, ciascuno e tutti insieme, dei "multiversi" in un costante cosmologico scambio attrattivo/ repulsivo. In altre parole il mio mondo femminile di riferimento, per privilegio d' anagrafe, è fissato in un punto dello spazio tempo interiore, è una mia proiezione personale, che certo fa i conti con la realtà quotidiana, ma non vi è inscritta. In virtù della dinamica tra quello che resta e quello che scorre. Diciamo che la cronaca odierna, il più delle volte, non è che variazione contemporanea su miti antichi, partoriti dal codice genetico umano, maschile e femminile. La spinta ad elaborare la mia variazione sul tema Medea/ Giasone, me l'ha data un fatto di cronaca: un padre che ammazza moglie e due figli ("volevo essere libero" è stato il suo incredibile " perché".) E' un rovesciamento rispetto al finale della Medea di Euripide. Non è più Medea ad ammazzare i figli. E' Giasone che uccide anche lei, la straniera, la barbara. In qualche modo ciò si collega al mito in quanto, nelle forme più antiche dello stesso, Medea non ammazzava i figli. Li portava al sicuro in un tempio dove però una folla scatenata di cittadini di Corinto li massacrava a pietrate. Circolava una voce ai tempi della messa in scena euripidea, che l'autore fosse stato pagato dai maggiorenti di Corinto, per discolpare la loro città facendo ricadere la responsabilità di tutto sulla maga di Coolchide. Gli ateniesi non la presero bene e "Medea", nell'agone tragico arrivò al terzo posto. Ultima. Come la vedo io insomma, Medea non ha colpe. Se non quelle di amare, con tutto il cuore, l'anima e la mente. Una donna come una volta erano gli uomini. Quando una parola data era data per sempre. Come ancora oggi in Georgia ( l'antica Colchide) dove anche i brindisi d'auguri sono sacramenti operativi. No, stavolta è Giasone il colpevole, con criminale, maschile leggerezza, in un mondo di vecchie solidità divenute liquide, in ossequio alla precarietà dominante.


 





Chi è Medea? Come la vede Maurizio Donadoni e come la vede Giasone?

Medea è una persona di enorme talento. Il talento di amare. Che oggi come oggi è la vera impresa eroica. Mettere al mondo un figlio richiede più coraggio che sparare a qualcuno, in guerra o meno. Nel suo paese è una semidivinità, una star di prima grandezza. Lascia tutto per amore di uno straniero che la stordisce di promesse e i giuramenti che si riveleranno presto farlocchi. E' lì la grande ingiustizia: sincerità contro strategia. Medea è una persona che crede in Giasone come fine e disperde il suo ego. Giasone vede Medea come mezzo per raggiungere il suo fine, l'esaltazione dell' ego. Medea si sacrifica. Giasone si gratifica. Questa è la differenza.



Medea e Giasone? Chi è la vittima e chi il carnefice (malgrado le apparenze)?

Credo che il maggior dolore che si possa infliggere ad un essere umano sia quello di costringerla ad un istantaneo disinganno. Per vent'anni stai con una persona che si mostra per quella che non è. Poi una sera fa l'amore con te. Ti lascia addormentare sul divano, va in cucina prende un coltello e te lo pianta nel collo. Ti svegli dal dolore e realizzi in un istante la verità tragica di aver vissuto vent'anni ingannata. Devi morire senza sapere perchè. Questo è orrore puro, senza attenuanti. Medea è la vittima, solo perchè straniera disprezzata, oltraggiata, uccisa.



Rappresenti un uomo che stermina la propria famiglia. Il riferimento ai fatti di cronaca sembra inevitabile. E' voluto o casuale?

E' la cronaca ad inseguire, magari senza conoscerlo, il mito. Credo che oggi l'essere umano maschile sia diventato capace di efferatezze senza pari. Quello che mi sconcerta è la criminale leggerezza con cui si compiono e ancor più si giustificano azioni orrende. Forse si è convinti che vivere sia poco più che partecipare ad un reality, che dietro le quinte ci siano degli autori ad imbeccarti sul da farsi, che togliere la vita ad una persona sia come in un videogioco, che basti ripetere io non c'entro come un mantra per convincersi e rimuovere ogni responsabilità. L'avete notato, quasi più nessuno ammette subito un delitto. Anche colto sul fatto. La tirano in lungo. Grondanti del sangue delle vittime si avvalgono della facoltà di non rispondere. Negano. Ammettono. Ritrattano. Perizie. Controperizie. Una manna per i talk show. Convocano esperti ( sempre gli stessi, da uno studio all'altro, da un delitto all'altro, ma non si confondono mai?) criminologhi, psichiatri, psicologi, amici d'infanzia, testimoni a discarico, rivelazioni, controrivelazioni. Le uniche non convocate in trasmissione sono le vittime; oppure no, le convocano, sotto forma di figurina di plastica mute, sul pavimento del plastico.



Femminicidio e tragedia greca. Accostamento azzardato o tematica presente?

Femminicidio è una parola che mi rifiuto di usare. E' una mia debolezza, ma non voglio ammettere che esistano uomini che fanno fuori una donna solo in quanto tale. Ammazzano una donna solo perchè donna. No. Mi rifiuto. Tra esseri umani ci si ammazza da sempre. Così come ci si ama da sempre. Guerre, lager di sterminio, mariti avvelenati col topicida, mogli buttate dal balcone. Ma restano per me varianti, a volte incomprensibili, dell' orrore cui si può arrivare nelle nostre vite. Ma solo uno psicopatico può uccidere, a mente fredda, in base al genere. Solo un serial killer.



Medea è un archetipo, ma se fosse una donna reale cosa le suggeriresti? Quale strategia per salvarsi?

Avere a cuore prima di tutto se stessa. 


ARGONAUTI, variazioni sul mito


In scena dal 16 luglio al 12 agosto a: Ferento, Sutri, Ostia Antica, Malborghetto, Napoli, Palermo, Eraclea Minoa, Selinunte, Palazzolo Acreide e Mozia


Circuito Teatri di pietra, drammaturgia di Maurizio Donadoni, da Euripide, Apollonio Rodio, Franz Grillpartzer. MDA produzioni in collaborazione con Estreusa

Messa in scena e coreografie di Aurelio Gatti; costumi di Sandra Cardini

Attori: Cinzia Maccagnano, Gipeto. Danzatori: Carlotta Bruni, Benedetta Capanna, Stefano Fardelli, Rosa Merlino



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