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Il "mito" delle case chiuse

In Italia ancora si rievocano con nostalgia le "case chiuse"

Giovedi, 30/03/2017 - Il dibattito, di lombrosiana memoria, sugli attributi “bio-psichici” delle donne dell’Est, costringe ad una riflessione sull’evoluzione del costume del nostro Paese. Cosa è, dunque, cambiato da quando, negli anni Sessanta, si sosteneva che l’educazione impartita ai figli maschi si informava a due principi apparentemente contraddittori: da un lato si insegnava la prepotenza perché la donna, si diceva, capisce e ama solo la forza, non desidera essere convinta ma comandata, è schiava per natura, rispetta solo la mano che la percuote. Evitare ogni segno di debolezza era essenziale e anche l’amore offerto dall’uomo doveva essere di carattere concessivo. La donna, però, era anche rappresentata come qualcosa di complicato, di misterioso, diverso, con bisogni diversi...



In quegli stessi anni, la casa chiusa, oggi nostalgicamente rievocata nei talk show televisivi, sembrava un’istituzione in declino nell’Italia repubblicana, ma il giro di affari era enorme e la casa di tolleranza era così radicata socialmente da costituire il luogo della prima esperienza sessuale per la metà dei maschi italiani, spesso portati dai padri e da venire considerata un baluardo contro i veri tradimenti dei mariti. “Un rapporto extraconiugale salva il matrimonio molto più che una relazione extraconiugale”, è la voce che si leva in Senato, facendosi interprete dell’opinione diffusa tra le donne italiane, per gran parte regolamentiste, in quella prima fase della lunga e isolata battaglia condotta da Lina Merlin, in Senato, che vide la sua ultima trincea solo nel 1958, con l’approvazione definitiva di una legge che sanciva la liberazione di schiave legalizzate, la condanna della speculazione sulla carne umana, che auspicabilmente avrebbe condotto, ad un più civile costume sessuale.



Oggi, a sessant’anni dall’abolizione della case chiuse, che segna un ineludible sviluppo della lotta per l’uguaglianza, per una nuova dignità che avrebbe consentito la parità dei diritti, si riafferma il bisogno insopprimibile dello sfogo sessuale maschile, quale male minore da sopportare per garantire la tutela dell’ordine morale e persino della famiglia.



Ma al collega socialista Eugenio Dugoni, che insieme con i liberali, i repubblicani, i qualunquisti, i missini e alcuni democristiani, si apprestava a sottoscrivere una richiesta di rinvio della discussione della legge per l’abolizione delle case chiuse, Lina Merlin, a Montecitorio, con una ritorsione polemica alla verità, inammissibile, circa la necessità dei bordelli, rispose “Perché non ci mandi tua moglie?”



Liliosa Azara (leggi intervista all'autrice di questo articolo...)

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