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Il Mercato della “Primavera Araba”

Il Mercato della “Primavera Araba”

Tabù - Le rivoluzioni post-moderne sono diventate reazionarie.

Emanuela Irace Mercoledi, 28/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2012

Le radici sono reazionarie. Bloccano. Frenano. Annientano la mobilità di un pensiero agganciato alle origini. Incasellano, come una madre quando riconosce somiglianze nella figlia e ne indirizza il futuro regalandole il contrario dell’autonomia o il seme della lotta con cui dovrà fare i conti per il resto della vita, per differenziarsene. Un regalo non è mai innocente. Il Washington Post e il New York Times raccontano dei finanziamenti ai giovani blogger della Primavera Araba, corsi di formazione e stage per gli attivisti non violenti. Gli stessi che hanno riempito le piazze del nord Africa e del Medio Oriente realizzando la prima rivoluzione per procura della storia, a forza di slogan pensati altrove e a oligarchie interessate più ai mercati della finanza e dell’economia che alle persone. Le rivoluzioni post-moderne sono diventate reazionarie. Come i Guelfi neri all’epoca di Dante. Come la rivoluzione del 1905 all’epoca di Lenin. Sono le “Rivoluzioni 2.0”. Quelle della rete, dei social network e di Google che presta piattaforme per gli internauti dei paesi che censurano. Sono le rivoluzioni amplificate da Al Jazeera, l’emittente del Qatar, che sa dosare libertà d’espressione e ideologia salafita. La tattica é di dare cinque notizie vere e una falsa per acquisire credibilità. La strategia è quella della propaganda anglo-americana: inventare orrori per suscitare l’indignazione popolare e provocare l’insurrezione, a scapito di giovani che ingenuamente credono di essere i protagonisti.



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