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Il Medio Oriente dei giorni nostri

Il Medio Oriente dei giorni nostri

Speciale Donne Arabe - Controrivoluzione neocoloniale e controrivoluzione antifemminista

Domenico Losurdo Sabato, 30/05/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2015

In Medio Oriente le rivoluzioni anticoloniali hanno comportato un netto avanzamento dell’emancipazione femminile, imposta però a una società civile ancora largamente egemonizzata da costumi patriarcali e maschilisti tanto più pervicaci in quanto santificati da una secolare tradizione religiosa. È su questa cultura e questi ambienti che l’Occidente ha fatto leva per riaffacciarsi prepotentemente su un’area da esso a lungo dominata. I risultati sono devastanti: in Libia “la sezione costituzionale della Corte suprema di Tripoli reintroduce la poligamia in nome della legge musulmana”. Non si tratta di una svolta inaspettata. Nel “discorso della vittoria” da lui pronunciato il 28 ottobre 2011, il leader imposto dagli aerei NATO e dai miliziani e dal denaro delle monarchie del Golfo si era affrettato “ad annunciare che nella ‘nuova Libia’ ogni uomo avrebbe avuto il diritto di sposare sino a quattro mogli nel pieno rispetto del Corano”. Sì: “A suo dire, era questo uno dei tanti provvedimenti mirati a cancellare per sempre il retaggio della dittatura di Gheddafi. Quest’ultimo, specie nella prima fase più socialista e ‘nasseriana’ del suo quarantennio al potere, aveva cercato di concedere alcune migliorie allo status delle donne, introducendole massicciamente nel mondo del lavoro e appunto limitando, per quanto era possibile in una società tribale come quella libica, la poligamia” (L. Cremonesi in “Corriere della Sera” dell’11 febbraio 2013).

Socialismo, nasserismo? È quello che di più odioso vi può essere agli occhi dell’Occidente neoliberista e neocolonialista; sennonché, la controrivoluzione neocoloniale è al tempo stesso la controrivoluzione antifemminista.

Tra la massa di profughi, a soffrire in modo tutto particolare sono le donne, spesso destinate a essere vendute quali “spose”. Vediamo quello che avviene in Giordania: “Tanti tassisti di Amman ormai si sono industriati. Attendono i ricchi sauditi e dei paesi del Golfo all’aeroporto o di fronte agli hotel a cinque stelle. Basta poco per capire cosa vogliono”. Le ragazze e le donne siriane sono ricercate per la loro bellezza. E per di più: “Costano poco, bambine di 15 o 16 anni cedute dalle famiglie per cifre che possono restare nei limiti dei 1.000 o 2.000 euro. Una quisquilia, noccioline per gli uomini d’affari del Golfo. Sono abituati a spendere ben di più. Una notte in compagnia di prostitute ucraine in un albergo a Dubai può costare anche il doppio” (L. Cremonesi in “Corriere della Sera” del 28 novembre 2012).

E così, i membri dell’aristocrazia corrotta e parassitaria al potere nei paesi del Golfo, da sempre appoggiata dall’Occidente, possono trarre un duplice vantaggio dalla politica di destabilizzazione da loro perseguita in Siria: indeboliscono un regime laico e anzi blasfemo per il fatto di promuovere l’emancipazione delle donne; possono procurarsi a prezzi di svendita donne, ragazze e bambine di bellezza fuori del comune. Va da sé che, nelle aree della Siria conquistate dai “ribelli”, le donne sono costrette a subire il ritorno all’Antico regime: esse devono coprire interamente il loro corpo e sono condannate alla segregazione e alla schiavitù domestica.

(tratto da Domenico Losurdo, La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo, guerra, Carocci, Roma 2014)



Domenico Losurdo. Filosofo, intellettuale, saggista di fama internazionale. Insegna all'Università di Urbino. Storico ed editorialista. Le sue opere su Locke, Stalin e Arendt sono state tradotte in diverse lingue.


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