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*Il marito della Sindaca: ho pianto

*Il marito della Sindaca: ho pianto

Ora è la fase del processo alle intenzioni. E invece che supportare la Sindaca di Roma, dobbiamo affossarla. Usa così,tra le donne: ormai è risaputo. Attaccare lei direttamente sarebbe poco femminista: per cui, meglio assediarla e ini

Martedi, 21/06/2016 - Gira nel web il testo della lettera del marito di VIRGINIA RAGGI, "Lettera al sindaco di Roma, mia moglie!", Andrea Severini.



Ho letto già un quintale di commenti di donne (sì, soprattutto di donne), molte delle quali dichiarate femministe, che criticano aspramente il signore in questione e lo scritto sopra citato. Ohibò, il marito della neoeletta Sindaca di Roma ha osato scrivere "Cercherò di proteggerti il più possibile anche da lontano."



I commenti che condannano la frase sostengono - in sintesi - che non si può scrivere una cosa simile alla moglie sindaca, perché parlare di "protezione" sa tanto di patriarcato.



Ma lo vogliamo sdoganare questo verbo, una volta per tutte? Magari, se ci sforziamo, possiamo riuscirci. Perché "proteggere" non significa necessariamente comandare, assoggettare, violentare, annullare.



Esempio: una madre protegge i suoi figli, sempre. Anche quando hanno 40 anni. Anche quando non ne possono più di essere protetti.



Altro esempio: una donna può proteggere un'amica (non vi è mai capitato? A me sì).



E poi, una moglie può proteggere un marito: magari quando si incammina in un percorso di vita impegnativo. Così come un marito può dichiarare al mondo di voler proteggere la moglie perché, guarda un po', è diventata "solo" la prima Sindaca di Roma.



Ma proteggere da chi o da cosa? Dall'uomo cattivo? Dall'orco? O forse intende dare il suo supporto di fronte a tante battaglie politiche che la Sindaca dovrà affrontare?



Ma perché le mogli dei Sindaci non scrivono lettere simili ai mariti? Mi pare lapalissiano: siamo intrisi ed intrise di PATRIARCATO fino alla radice dei capelli. Sarebbe - minimo minimo - considerato un gesto sconveniente, inopportuno, poco adatto alla figura da "macho" che deve avere un uomo della politica. L'uomo che non deve chiedere mai. Quello che ha più peli che idee. Quello che non è mai valutato per il sex appeal, ma per le idee maschie-concrete-razionali.



Ci siamo chieste se alla sindaca fa piacere la lettera del marito? Perché, magari, le fa piacere. Magari lei è felice di queste parole del marito.



NO! Non ce lo chiediamo, perché vogliamo vedere un modello di politica al maschile. E, in base a questo modello, lei deve comportarsi come un uomo: DURA E PURA! Senza lettere e letterine, senza smancerie, senza emozioni palesate. La politica al maschile è quella a cui siamo abituate: noi vogliamo la "donna macha".



A me i modelli al maschile non vanno bene. Lo dico chiaro e tondo: a me la lettera del signor Andrea Severini piace.



E lo dico da femminista. E lo dico da una che non ha mai votato il M5S.



Non mi sono soffermata solo sul verbo "proteggere" per valutarla. L'ho letta tutta. E, al contrario di altre, ho letto anche un'altra frase: "ho pianto di felicità". Ecco, se vi foste soffermate su quel verbo, "piangere", forse avreste visto che quest'uomo non fa il "macho". Forse avrete visto, semplicemente, un uomo innamorato.



Ma si sa. Ora è la fase del processo alle intenzioni. E invece che supportare la Sindaca di Roma, dobbiamo affossarla. Usa così,tra le donne: ormai è risaputo. Attaccare lei direttamente sarebbe poco femminista: per cui, meglio assediarla e iniziare a picconare il marito. Tanto uno scheletro nell'armadio andrà pure trovato!



E' UNA DONNA! E LE DONNE AL POTERE DEVONO DURARE QUANTO UN GATTO SULL'AURELIA.



P.S.: signor Severini, solo un appunto. La prossima volta, per favore, scriva SindacA. Grazie.

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