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Il mantra delle marmellate

Il mantra delle marmellate

Fiorenza Giselico - Il gusto del biologico fra tradizione e innovazione

Borrelli Marika Lunedi, 14/06/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2010

Fiorenza è goriziana DOC, in un’altra vita era responsabile di amministrazione in una grossa azienda metalmeccanica del centro-Italia, dove ha incontrato il suo futuro marito, un ingegnere. Dopo tre figli e tanti trasferimenti in giro per l’Italia, si stabilisce ad Aiello del Sabato, Irpinia. Fiorenza non sa stare ferma. Sa occuparsi di tutto. Inizia a fare marmellate per quella caratteristica tutta femminile di conservare ricreando e anche un po’ per gioco. L’idea e la passione si sono, col tempo, trasformate in attività produttiva: “Un po’ lo dobbiamo anche all’Associazione Donne in Campo, che ci ha spinto a diventare azienda a tutti gli effetti”. Infatti, dopo un inizio come ditta individuale, ora Fiorenza è in società con la figlia e conta di ampliare la produzione. “La nostra materia prima proviene per il 90% dai nostri campi e dai campi locali. Si può ben dire che è una produzione a km 0 e completamente biologica. Solo le arance provengono da un convento sulla costiera amalfitana” spiega Francesca.

La caratteristica di questi prodotti risiede, infatti, nella ricerca e sperimentazione. Oltre alle confetture di frutta (classiche e/o fantasiose), nascono le confetture di melanzane con limone e mandorle, di cipolle (ramate, rosse, al vino bianco, con l’uvetta, con succo d’arancia), di zucchine, di pomodori (verdi, cuore di bue e di Sorrento), di peperoncini piccanti (per i formaggi), di basilico e noci per un accoppiamento con mozzarella di bufala, di zucca e zenzero e finanche di ortiche. “La materia prima più laboriosa è la cipolla, quella più difficile è il peperoncino”, confessa Francesca.

Fiorenza e Francesca sono donne entusiaste, circondate da tutti i colori della frutta e dei loro variopinti barattoli. Francesca (ingegnere meccanico) ha una sorella, Laura (chimico) che vive a Messina, ma Fiorenza vorrebbe che lavorasse nell’Azienda. Francesca, invece, dopo una significativa esperienza di ricerca universitaria (come tesi progettò una macchina insaccatrice ed impallettatrice, che le valse la lode) e dopo due anni come responsabile di produzione in un’azienda metalmeccanica, ha deciso di abbandonare tutto per dedicarsi alle sue passioni: creare gioielli con pietre dure e filo di acciaio, ricamare il punto croce e fare le marmellate.

C’è anche un terzo fratello, Corrado, ingegnere, che lavora in una delle cartiere storiche di Cava de’ Tirreni.

Il marito di Fiorenza, Sergio, è il primo supporter del Poggio del Picchio: ha investito con la moglie e la figlia in quest’attività ed è entusiasta. Tutti loro sono davvero una famiglia interessante.

Il Poggio del Picchio organizza giornate di degustazione per l’Irpinia, per insegnare gli accostamenti delle confetture e delle gelatine con gli altri cibi della tradizione mediterranea. È un’azienda presente nella rassegna “Buon paese” di SlowFood tra gli ottomila “buoni” agro- alimentaristi d’Italia. Spesso Fiorenza e Francesca incontrano i bambini delle scuole: “I bambini sono curiosi. E devo dire che sanno riconoscere il valore dei prodotti. Ci dicono che la nostra marmellata di castagne è più buona della Nutella.”

La famiglia di Fiorenza ama l’Irpinia e quello che sa dare. Le attività di Fiorenza, del marito Sergio, e della loro figlia Francesca, oltre ad essere un eccellente esempio d’intelligenza delle mani, sono un tributo ai prodotti di questa verde e sconosciuta terra.



(14 giugno 2010)

 

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