Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2007
In periodi in cui i deboli sono sempre più deboli e le nuove crociate si combattono contro l’eresia della cultura autoctona o nativa - che riguardi gli indiani d’America o i palestinesi di Israele - escono libri che si offrono ai lettori come bussole. Coordinate del pensiero che insieme alla direzione da prendere, nord o sud, est o ovest, danno un senso alla dimensione in cui si è calati o caduti. “Il linguaggio dell’impero”, lessico dell’ideologia americana, di Domenico Losurdo, Editori Laterza, pp.323, euro 20, ha il pregio di chiarire sostanza e sfumature di quello che Huntington ha proditoriamente definito “Scontro di civiltà”.
Accompagnandoci nel back stage della politica internazionale, “Il linguaggio dell’Impero”, analizza le ragioni ideologiche che muovono la coppia Oriente-Occidente smascherando neo-colonialismi e nuove guerre di religione.
Parole come Terrorismo, Fondamentalismo, Antisemitismo, sono diventati cardini del dibattito contemporaneo. Concetti abusati, da cui nascono politiche ma anche fraintendimenti, guerre e massacri. Dalla geopolitica alla cronaca, con questi termini viviamo e con queste parole dobbiamo fare i conti. E’ la nuova ideologia della guerra, che può anche chiamarsi terrorismo di stato. E’ Milosevic che si fa strada a forza di massacri ed esecuzioni interne. E’ Israele quando usa i civili libanesi come ostaggi. Sono i movimenti di liberazione nazionale dell’Irlanda del nord o la resistenza del popolo iracheno, neo-attori di conflitti non dichiarati. Guerre civili planetarie dalle quali bisogna imparare a cogliere il veleno che si nasconde dietro gli slogan di “missione per la civiltà” o “esportazione della democrazia”. Sono le nuove ideologie dello scontro politico, analizzate da Losurdo, con gli strumenti della storia e della filosofia.
Ma è anche la nuova categoria del femminile, che ai giorni nostri, ha sostituito il motivo dell’abolizione della schiavitù con quello dell’emancipazione della donna. Insieme alla sessuofobia cristiana, che per secoli scrive Losurdo "Ha dispiegato conseguenze assai negative in particolare sulla donna, costretta a considerare come un peccato la cura e la pulizia del corpo e come un obbligo religioso la schiavitù riproduttiva". Ancora una volta è il linguaggio dell’impero, quello che detta le proprie condizioni al mondo. Le parole del più forte si misurano attraverso il linguaggio di Ratzinger nei confronti della donna, ma anche attraverso i rapporti pubblicati dal dipartimento di Stato americano. Washington lancia bandi di scomunica contro i cosiddetti “stati canaglia” e decide capi di imputazione morale e peccati contro cui bisogna stare in guardia. Con prosa chiara e stile giornalistico Domenico Losurdo ci regala la possibilità di decodificare i nodi cruciali della modernità. Impresa non da poco, per l’uso strumentale e ideologico che troppe volte si fa della storia e per la mole di informazioni spesso contrastanti cui ci obbliga la cronaca. Ma, come scrive Hannah Arendt "Ogni volta che è in gioco il linguaggio la situazione diviene politica, perché è il linguaggio che fa di un uomo un essere politico". E il linguaggio ha in sé il potere di farci cambiare e orientare. Perché sono le parole che ci nutrono. Dandoci nuovi occhiali sul mondo o diventando presupposto ideologico del fanatismo irrazionale.
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