Tabù - “Nella vita degli uomini, la lingua e non l’azione governa in ogni cosa”. Sofocle
Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2007
Le parole salvano, nutrono, distruggono, creano relazioni. E’ il potere del linguaggio, fatto di metafore e simboli capaci di curare e incantare. Come nella comunicazione dei mistici, o nei detti esoterici, che non svelano mai interamente il segreto dei 99 nomi di Allah, del Tetragramma, o della Torah, ma custodiscono il nome di Dio nel mistero. La divinità non si fa chiamare. E’ segreto sapienziale. Formula magica che potrebbe ri-creare il mondo. Sapere ermetico che non si può pronunziare. Pena la “correità” col divino. Il nome che cerchiamo, quello che diamo a Dio, è un attributo umano consegnato al trascendente. Insanabile contraddizione, potente e sacra, inafferrabile e ribelle agli uomini. “Nome Omen”, dicevano i latini. Il linguaggio connota e il nome racchiude la potenza di chi lo porta. Parliamo. Comunichiamo. Scambiamo messaggi. Ma la nostra interiorità e le paure che non vediamo, si esprimono nella lettura e nell’ascolto delle parole che scegliamo. Siamo quello che diciamo. Siamo nelle parole che usiamo. Ci vuole coraggio a dire. E non tutti riescono. I bambini non possono. Chi è diverso le ribalta. Mutano i linguaggi nel balbettio della lallazione, nella circolarità dei folli, nell’emozione dei poeti, nello sperdimento degli amanti. E’ l’accesso alla comprensione intuitiva, la sola che per i Greci valesse la pena coltivare. “Conosci te stesso”. Dal tempio di Delfi a sant’Agostino l’indagine interiore è il passo per ogni conoscenza. Bisogna partire da casa per cominciare un viaggio. Nella vita come nell’amore. E si può partire dal corpo e dalle parole per avvicinare l’altro. E restarne accecati e corrotti dalla troppa luce che rende uguali. Una follia. Grande e spaventevole come la paura di vedersi come si è. Capiamo chi siamo quando ci portiamo al limite, quando le sovrastrutture cadono lasciando posto a una maschera nuova che mai pensavamo di indossare. Vero o falso non importa. E’ la tensione che preme, e fa e disfa la vita di ciascuno, come le Ore sul trono di Ananke. “Apriti Sesamo”, dice Alì Babà. “Sei bellissima”, può dire un uomo. E’ la magia che sposta pietre e svela tesori. E’ linguaggio, che, come scrive Sartre, diventa : “azione a distanza di cui l’altro conosce esattamente l’effetto. Così la parola è sacra quando la uso io e magica quando l’altro la sente. Così io non conosco il mio linguaggio più di quanto non conosco il mio corpo per l’altro. Non posso sentirmi parlare né vedermi sorridere. Il problema del linguaggio è esattamente parallelo al problema dei corpi”. Bisogna essere rozzi per trattare con la delicatezza, un neonato ha bisogno di mani boscaiole per sentirsi al sicuro.
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