"La consapevolezza della responsabilità sulla propria progenie è un progresso civile. Formare o no, un nuovo soggetto, sta certamente alla donna, la depenalizzazione dell’aborto è un riconoscimento della autorità femminile..."
Essere dunque a fianco del Papa contro l’oscurazione della differenza dei sessi e contro l’utero in affitto mi fa sentire nella grande strada civile che le donne hanno perseguito anche nella Chiesa cattolica.
L’uovo è un potenziale soggetto indipendente. La fecondazione maschile, anch’essa potenzialmente origina un soggetto indipendente, è parte della responsabilità paterna. La consapevolezza della responsabilità sulla propria progenie è un progresso civile. Formare o no, un nuovo soggetto, sta certamente alla donna, la depenalizzazione dell’aborto è un riconoscimento della autorità femminile. Assolvo il Papa quando segnala che la vita va osservata.
La vita si genera e rigenera e si divora, in natura. Gli umani fanno parte di questa tragedia e della incessante rinascita, è questione di misura e responsabilità personale agire secondo le proprie capacità ma anche socialmente assieme per trovare una misura contenuta delle nascite in rapporto all’equilibrio terreno di tutte le specie e del loro habitat. Anche altri animali sentono la necessità di contenere le nascite per garantire la continuità della loro specie.
Entro questa misura la nascita di nuovi esseri umani potrebbe essere garantita economicamente dalla società fino all’età adulta. Noi donne ne saremmo influenzate positivamente in molte direzioni.
La disattenzione male educante è anche quella che anticipa l’emarginazione e l’isolamento degli anziani dal lavoro, dai concorsi, dal valore sociale, per favorire il profitto delle aziende con la speculazione sulle differenze d’età e di sesso. La partecipazione di chi vive tutte le attività umane con un abbraccio intergenerazionale potrebbe sostenere anche chi arriva davvero a perdere le forze.
La pace, per concludere, è la priorità degli esseri umani. Se la politica gioca con la vita delle persone per pascersi di principi e leggi che assicurano il potere maschile e occidentale e alcuni si dicono pacifisti perché alle bombe sostituirebbero se possibile gli accordi, vorrei che si individuasse, davanti alle elezioni, chi vuole un’azione unilaterale di disarmo, di riconversione dell’economia degli armamenti, di ritiro dal partecipare in qualsiasi forma ad economie di guerra, per votarlo. Facciamo sul serio alle elezioni, perché i guerrafondai che alle guerre rispondono con le guerre fanno sul serio il gioco di mandarci a morire e sotto le bombe.
Antonella Nappi (già ricercatrice di sociologia alla Statale di Milano e di Disarmisti Esigenti)
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