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Il lavoro è un desiderio…

Il lavoro è un desiderio…

CGIL - l’incontro con le giovani precarie come punto di partenza per nuove strategie comuni

Piera Francesca Mastantuono Lunedi, 11/04/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2011

La relazione donne-lavoro è molto attuale per i cambiamenti occorsi sia nel mondo del lavoro che nel mondo delle donne. La CGIL sta lavorando molto sui temi della precarietà e delle nuove generazioni. In quest’ottica, una delle tappe per mettere in condivisione esperienze ed idee è stata l’iniziativa nella Capitale dal titolo “Donne e lavoro oggi / in equilibrio tra lavori e diritti”. La rivista DWF ha portato un suo contributo attraverso la collaborazione con donne Diversamente Occupate, gruppo che in un blog e in due numeri monografici vuole approfondire questi argomenti. È importante sviluppare una coscienza storica femminile, dare significato al femminismo storico rispetto al quale le donne si sono rapportate in maniera differente, ma è anche necessario andare oltre e riscoprire un agire comune, di stampo contemporaneo. Bisogna realizzare che c’è una generazione che si ricorda la mancanza di un lavoro fisso come parte sperimentale della propria vita e c’è, contemporaneamente, un’altra generazione che non ha questo ricordo e conosce solo il lavoro precario.

L’intervento della segretaria generale della CGIL Susanna Camusso tira le fila di un dibattito denso di contenuti, affermando che “Il femminismo si è fermato alle soglie del lavoro […]. Se la convinzione collettiva è stato che il lavoro delle donne dovesse andare a completamento del reddito familiare, si è negata l’idea che il lavoro sia un desiderio delle donne. L’immaginario era quello del lavoro operaio di massa, perlopiù maschile, che non aveva in sé i temi della differenza, ma quelli dell’omologazione. Per anni il discorso pubblico non ha affrontato l’idea di ricostruire figure di riferimento per definire il lavoro, e questa è oggi una delle grandi contraddizioni delle politiche sindacali. Ancor più per le donne. Come si può definire il lavoro delle donne? Se per definirlo dobbiamo ripercorrere modalità che ci stanno alle spalle, non possiamo capire che c’è un modo di desiderare diversamente il lavoro. Questo è il punto, se c’è un modo diverso, lo ridefinisco e ne ridefinisco le conseguenze: come stiamo nello spazio pubblico, retribuzione, produzione di beni materiali e servizi, competenze… altrimenti la discriminazione femminile non si supera”.

Il disvalore di oggi è che la misura della professionalità sta nella sua totale disponibilità di tempo e “siccome questo mondo sostiene che non ci sia condivisione, ma nemmeno collocazione sul mercato di ciò che è lavoro di cura, il tempo delle donne sarà un tempo meno disponibile di quello degli uomini”. Il tempo sta diventando anche variabile della perdita di percezione della differenza e separazione tra lavoro e vita, anche a causa della tecnologia. “Questa dimensione del tempo, volenti o nolenti, impatta violentemente sui desideri e sulle condizioni delle donne”. Si connette a tutto ciò il tema della precarietà nel welfare, nel settore pubblico, nel lavoro intellettuale. È sì aumentato il livello d’istruzione, però questo non trova applicazione lavorativa, soprattutto per le giovani donne, più scolarizzate ma meno occupate degli uomini. Infine, il problema del welfare familiare “è che se si riproduce la condizione familiare, si riproduce anche l’idea che svalorizzi sul piano del lavoro e del riconoscimento ciò che è esternalizzazione di quanto viene ritenuto nel pensiero come lavoro domestico. Questo è il corto circuito.”

Ritorna così il tema delle tutele: “una parte del nostro pensiero è stato dire che non volevamo avere tutele che ci riconducessero ad un'idea di debolezza rispetto ad altri, perché la nostra differenza non è debolezza. Oggi quell'idea, essendo messe in discussione le tutele, riconduce alla debolezza senza avere lo strumento per contrastarla.” È necessaria un’evoluzione perché “uno dei nostri errori è stato pensare che l’uguaglianza si determinasse non nella riduzione delle diseguaglianze ma nell’egualitarismo delle condizioni, mentre è necessaria proprio una teoria della differenza. Ma comunque mi sento ottimista perché mi pare che si sia ricominciato a pensare in questi termini”.





diversamenteoccupate.blogspot.com


Diversamente Occupate è un gruppo di giovani donne che ragionano insieme sulle tematiche del lavoro raccontando come la pensano a partire dalle loro esperienze, “Abbiamo pensato il lavoro da diverse prospettive, indagando nei corpi sessuali che lo vivono, nelle relazioni che lo permettono, c’è il rischio però che riportando tutto a logiche di mercato ciò si traduca nell’espropriazione di energie e progetti.” Chiedono, con urgenza, la costruzione di una strategia concreta di pensiero e azioni, con un linguaggio comune e una piattaforma di negoziazione. Sono anche lucidamente autocritiche: “ci siamo rese conto che a forza di delegittimare il sindacato, perché incapace di rappresentarci, e non solo noi donne, perché portatore di linguaggi e valori del passato, abbiamo finito per ritrovarci senza strumenti per negoziare e trattare nel mondo del lavoro.” La presa di coscienza può essere la base per ritrovare uno spazio comune. E visto che la Costituzione Italiana dice che: La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore (art. 37)… Applichiamola!





www.nonpiu.it

Giovani non più disposti a tutto è una campagna della CGIL partita con la trasmissione web e l’affissione cittadina di finti annunci di lavoro come questo: “Società di largo consumo cerca giovane di bella presenza disposta a farsi consumare”. L’iniziativa prova a “dare un nome alla condizione di chi cerca un lavoro, non lo trova e si confronta con proposte di lavoro precarie e discutibili, umiliandosi.”

La parola chiave è: l’indisponibilità di chi non vuole più subire ingiuste condizioni di vita e di lavoro. La soluzione è “vestirsi di diritti”, con un di più: “Pensiamo che il sindacato possa dare risposte all’esigenze che vengono dai più giovani. Lo strumento della contrattazione può e deve dare risposte ai temi che solleviamo.”

Il web è il punto di partenza per costruire una rete che si dirami ovunque, tessendo il futuro, Penelope docet.



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