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Il lavoro secondo Fornero: la riforma e il genere come eccezione

Il lavoro secondo Fornero: la riforma e il genere come eccezione

la riforma fornero-monti a caduta libera sul paese e sulle odnne. noi compariamo in 3 articoli, ma a parte (tipo Henry ti presento Sally, ricordate?). noi non siamo parte dell'insieme, non siamo coloro che creano il mondo, noi siamo una sezione di 3 righe

Martedi, 22/10/2013 - Leggendo la riforma del lavoro del governo Monti, ho pensato alle parole di Alessandra Bocchetti in merito all’innalzamento dell’età pensionistica delle donne a 65 anni. Da una parte, il suo giudizio era di approvazione perché favorevole ad un allineamento dell’età lavorativa fra gli uomini e le donne, dall’altra, affermava di esserne contenta poiché la scelta fatta da Sacconi le obbligava a farsi carico ancora di più delle inefficienze del sistema sociale italiano. Questo peggioramento avrebbe spinto le lavoratrici, più o meno giovani, a non rimandare, o delegare ad altri, la responsabilità di agire in favore della rimozione di discriminazioni che, da sempre, hanno connotato il loro lavoro in Italia. Alla luce della riforma pensionistica e del lavoro dell’esecutivo tecnico, c’è da sperare. Sperare che cresca la consapevolezza che ciò che accade oggi non sia frutto della crisi (talvolta ci viene detto che l’abbiamo superata, altre volte che la “botta” dovrà ancora arrivare), e di contingenze temporanee, ma ha una prospettiva lunga quanto il futuro di tutte noi. In tal senso sì che preoccupano gli atti del governo, l’inserimento del ripristino delle norme contro le dimissioni in bianco, i voucher per pagare le baby-sitter e i 3 giorni di congedo di paternità obbligatorio, non sono sufficienti rispetto alla completa assenza della strutturazione di politiche di gender mainstremaing come avviene da anni in Europa. Le attese erano altre dal momento che il ministro del lavoro detiene anche quello delle Pari Opportunità, e in diverse occasioni aveva affermato che l’obiettivo governativo era di dare una visione strategica al tema delle pari opportunità o, come le definisce il ministro Fornero, chances. Ravvisiamo alcune contraddizioni di merito.

E’ da anni che si afferma la funzione essenziale del lavoro delle donne per l’economia e lo sviluppo del paese, e l’importanza di ridurre l’inattività femminile segnatamente nel Sud. E’ da anni che si punta il dito sulla necessità di costruire infrastrutture sociali diffuse sui territori e dotate di risorse economiche e professionali importanti, e supportate dal quadro normativo e politico. E’ da tempo che si afferma che la maternità non è un affare privato ma è una questione universale che va tutelata. Siamo le <> [Saraceno, C.: Cittadini a metà, 2012]. Nella riforma non vi è traccia di tutto questo. Le richieste di una larga fetta del mondo del lavoro non hanno avuto un riscontro nelle scelte fatte, né tantomeno durante il dibattito antecedente, incentrato soprattutto sul dualismo fra iper-garantiti e non garantiti. La malattia pagata non è segno di privilegio ma è frutto del lavoro delle persone, credo sia fuorviante porlo in questo modo. Come associazione abbiamo affermato più volte la priorità di un’attenzione concreta sulle diverse forme di lavoro presenti, e sulle differenti condizioni di lavoro fra donne e uomini. L’iper-garantiti e i non garantiti non sono tutti uguali. Tra i collaboratori parasubordinati e le partite iva le donne costituiscono la percentuale più elevata, quindi l’incremento dell’aliquota avrà un impatto importante sulla vita di molte lavoratrici, soprattutto se madri dal momento che non è previsto l’assegno di maternità universale. Come si pensa di conciliare l’aumento della permanenza delle lavoratrici nel mercato del lavoro respingendone le istanze? Le < > presenti nella riforma non ne modificano l’impianto, ma ne rafforzano lo scollamento con la realtà del lavoro. Tuttora difetta la consapevolezza che le donne siano un genere e non una categoria a parte da includere in capitoli aggiuntivi. Questo c’invita a ripensare anche le politiche di pari opportunità proprio perché modellate sul concetto di categorie svantaggiate da assimilare nella pianificazione delle iniziative, escludendo le specificità correlate al genere trasversale anche alle singole categorie sociali. Basti pensare alla situazione delle lavoratrici straniere all’interno dei flussi migratori, a quanto incida il loro lavoro e l’acquisizione dell’indipendenza personale sulle loro vite, sul paese di arrivo e sul paese di provenienza. Oppure alle disparità di genere fra i disabili nella partecipazione al mondo del lavoro già di per sé complessa.

Dunque, il permanere delle iniquità suesposte avrà un impatto anche sulla possibilità, o meno, di beneficiare degli ammortizzatori sociali e dell’assicurazione per l’impiego poiché, se sono stati ridotti i tempi di erogazione, i criteri di stanziamento sono i medesimi (sostituirà le attuali indennità di mobilità, incentivi di mobilità e disoccupazione per apprendisti, l’una tantum per i co.co.pro e altre indennità. Si applicherà ai/alle dipendenti privati e pubblici con contratti non a tempo indeterminato). Inoltre, gli ammortizzatori sono calibrati sul disoccupato ex lavoratore, ma vi sono anche i disoccupati in cerca del primo lavoro, e le donne rientrano in modo rilevante nella seconda categoria [63%; dati Istat]. Porre l’accento sull’accesso al mondo del lavoro, anziché sulla flessibilità in uscita, avrebbe spostato la barra dei ragionamenti su un piano più concreto e coerente con il contesto produttivo attuale. A tale finalità concorrono le politiche attive del lavoro e il potenziamento dei centri per l’impiego. Una variazione da annotare concerne l’art. 62, comma 3b, riguardante l’offerta di lavoro congruo. E’ stato modificato il parametro economico di riferimento nella valutazione delle offerte di lavoro proposte al/alla disoccupato/a. Se la precedente normativa asseriva che il lavoro era congruo quando l’inquadramento del livello retributivo non era inferiore del 20% rispetto alla mansione di provenienza, la riforma Fornero – Monti dichiara che l’inquadramento non deve essere inferiore del 20% rispetto all’indennità cui ha diritto. Insomma, considerando che il valore dell’indennità è minore rispetto allo stipendio percepito i conti non tornano, almeno per noi, dato che le politiche attive sono il viatico principale per includere coloro che sono al margine del mercato del lavoro, e sono il faro usato dal ministro del lavoro per dar luce nella notte buia della recessione economica.

In ultimo, una riflessione sui contratti “sicuri”. Rendere meno garantita la permanenza al lavoro anche dei tempi indeterminati è una decisione che scaturisce da un errore di analisi che considera inamovibile la condizione del subordinato perché le leggi sono a tutela del posto fisso (chi non ricorda le battute fatte dal governo sul posto fisso vicino alla mamma), mentre i dati smentiscono tale assioma giacché <> [cfr. Raitano M., L’Unità, 23-3-2012]. Insomma, l’idea di un mondo lacerato tra iper-garantiti e non garantiti è alquanto statica rispetto al dinamismo sociale degli ultimi vent’anni, e può raffigurare una trappola linguistica se non si guarda in profondità.

Il percorso di consapevolezza auspicato dalla fondatrice dell’università delle donne (Virginia Woolf) è ancora lungo, sebbene la storia c’insegni che vi sono delle accelerazioni negli sviluppi sociali. L’assunzione della responsabilità individuale è il presupposto per una condivisione di saperi e idee, nell’ottica di una costruzione corale di un nuovo soggetto femminile che sappia far parte della sua storia, proprio perché non nasce dall’ignoto ma ha i piedi ben saldi nel mondo, per sognare il futuro di sé e degli altri, per governare i processi e non più solo adattarvisi. Lo stesso mondo che noi creiamo e che ci appartiene, soprattutto negli errori da cui non bisogna rifuggire. Forse questo atteggiamento contribuirà a far crescere tutte e il confronto fra noi e con il resto della società, a muoverci dal traguardo di più donne in politica per fare un passo in avanti verso una politica delle donne. Un passo ancora lento anche tra le donne che hanno contraddistinto il dibattito sulla riforma.

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