Rita Casula Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007
A Bari, dal 12 al 14 settembre, si è svolto il secondo Forum per l’Imprenditoria Femminile che, questa volta, ha permesso alle imprenditrici italiane di avere una visione delle economie dell’Europa sud orientale e Balcanica, Caspio e Caucaso nonché di poter partecipare ad incontri “Business to Business” al fine di trovare opportunità e sinergie commerciali nell’ambito di tali realtà economiche.
Un esperimento interessante che si inserisce nel successo del primo Forum, svoltosi lo scorso anno a Milano, e che ribadisce la necessità per le imprese, soprattutto per la piccola impresa, di crescere, magari facendo rete o consorziandosi, superando il mercato nazionale ed indirizzandosi non solo verso quelli che sono i nostri tradizionali clienti quali Spagna,Germania, Regno Unito e Francia ma anche verso mercati meno sperimentati dove, naturalmente, il lavoro di assistenza delle organizzazioni imprenditoriali e delle Regioni dovrà essere maggiormente impegnativo e mirato.
Nel corso del 2007 il Paese ha segnato nel campo del commercio con l’estero un buon successo: l’export verso i Paesi europei è aumentato dell’8,6 % perseguendo il miglior risultato da giugno 2005 e confermando che questa è una delle vie per la crescita e lo sviluppo del sistema Italia.
Su come le imprese al femminile si inseriscano in questo trend non vi sono dati certi: Donne Impresa ha commissionato, in merito, una ricerca che verrà presentata nel corso dell’annuale Convention del Movimento in programma a Roma nei giorni 6-7 novembre 2007, finalizzata a comprendere quanto il lavoro delle donne contribuisca alla formazione del PIL e quindi anche quale sia il contributo dell’impresa al femminile all’export.
Nel messaggio indirizzato al Forum di Bari, il Ministro Bonino, che sta lavorando con grande impegno perché le donne si misurino con più decisione nel mercato globale, ha sottolineato come “fare impresa al femminile rappresenti ancora oggi una sfida” e come le donne siano viste ancora come “un capitale dormiente” sottoutilizzato dalla società economica e civile, che continua a sottovalutare il grande contributo che possono dare allo sviluppo del Paese.
Certamente si tratta di rompere schemi culturali e ritrosie che ancora permangono nella nostra società, una società d’altronde fortemente contraddittoria, nonché di costruire quelle condizioni ambientali in senso ampio che possano fare in modo di superare la “sfida”. Resta comunque fermo che il contributo del lavoro femminile nel Paese è presente, forte e significativo in tutti i campi e che dobbiamo lavorare per farlo emergere, per accreditare la figura della donna lavoratrice, imprenditrice e non, rompendo l’immagine effimera o fortemente ancorata su ruoli tradizionali, sempre meno corrispondente alla effettiva realtà, che i media continuano a dare.
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