Europa - Concluso a fine marzo il Vertice di primavera del Consiglio europeo
Anna Salfi Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2006
Il rilancio della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione e la sua attuazione sono stati al centro delle conclusioni che hanno definito nel dettaglio i punti sui quali dovrà concentrarsi l’Unione Europea nei prossimi 18 mesi e che influenzeranno anche l’evolversi delle politiche nazionali. Le priorità così considerate sommariamente riguardano, in primo luogo, l’impegno all’aumento degli investimenti nel settore della conoscenza e dell’innovazione e individuano nel 3% del Prodotto interno lordo l’obiettivo da raggiungere per i Paesi membri; in secondo luogo, la necessità di sbloccare il potenziale delle imprese con particolare riferimento alla realtà di quelle piccole e medie; in terzo luogo l’impegno a favorire una crescita stabile sotto il profilo ambientale. Su proposta della Svezia, al fine di promuovere l’occupazione delle donne e per assicurare un migliore equilibrio tra vita professionale e familiare, è stato approvato il Patto europeo per la parità di genere che dettaglia gli impegni presi dal Consiglio in tal senso. Con questo atto è stata recuperata una mancanza che aveva caratterizzato, in negativo, i più recenti lavori del Consiglio europeo. Dalla scheda vediamo o contenuti del Patto per la parità di genere. Certamente non è tantissimo, ma è un segno. Altre volte l’Europa si è espressa più compiutamente e a più ampio raggio. Sappiamo, infatti, quanto sia importante procedere attraverso un approccio multidisciplinare per poter aggredire i fattori discriminanti che ancora oggi rendono più difficile per le donne la permanenza nel mondo del lavoro, la valorizzazione delle competenze femminili, lo stesso riequilibrio di ruoli tra uomini e donne all’interno della famiglia e della società. Sembra che oggi, quantomeno in questo contesto, la questione sia colta più per l’aspetto che vuole un utilizzo pieno del “potenziale produttivo della forza lavoro europea” che per l’assunzione di un indirizzo importante sul piano della piena rappresentanza dei due sessi anche sul piano del lavoro e dell’occupazione, ma non solo su questo terreno. Non possiamo, tuttavia, non cogliere il fatto che la parità di genere venga assunta tra le principali risoluzioni che vincoleranno le attività comunitarie e degli Stati nel prossimo futuro e che ne determineranno le azioni e le iniziative. Ancora una volta dall’Europa arriva un’opportunità che va colta senza indugi per gli spazi che saprà offrire. Ci resta comunque da chiarire un aspetto che riguarda gli indirizzi politici di questa Commissione europea. Che dire rispetto al fatto che mentre si approva il Patto per la parità di genere e la nascita di un nuovo Istituto europeo per l’uguaglianza di genere la discussione in Europa, già da molti mesi, si è incendiata sulla sorte da riservare alla Direttiva ex Bolkestein relativa alla libera circolazione dei servizi che intende procedere alla loro liberalizzazione, toccando, tra gli altri, anche quelli sociali?
La vasta mobilitazione europea, in cui tanta parte hanno avuto anche le forze sindacali, ha salvato dall’abbraccio della Direttiva i servizi sociali legati all’edilizia popolare, all’assistenza all’infanzia e alle famiglie e alle persone bisognose. Tuttavia, il concetto di “servizio sociale” resta ancora indefinito e sembra orientarsi verso un’accezione caritatevole che risentirebbe dei desideri e delle interpretazioni tipici di una certa destra europea. L’Unione europea deve essere “un’economia sociale di mercato altamente competitiva, che tenda ad una piena occupazione e al progresso sociale” recita il progetto di Costituzione europea. In realtà l’Unione europea si è data poteri supplementari per promuovere la concorrenza, mentre le sue competenze in materia di solidarietà restano limitate. L’attuale dibattito sui servizi pubblici verte in gran parte sul modo di ristabilire l’equilibrio. Non è anche questa una questione di donne?
* Responsabile delle politiche di genere
e di pari opportunità della Cgil Emilia Romagna
I contenuti del Patto per la parità di genere
Il Consiglio ha dichiarato il proprio convincimento che le politiche indirizzate a promuovere la parità di genere sono vitali per la crescita economica, la prosperità e la competitività traendone, di conseguenza, la conclusione che è giunta l’ora per impegnarsi con decisione e determinazione a livello europeo “per attuare politiche che promuovano l’occupazione delle donne e per assicurare un migliore equilibrio tra vita professionale e familiare”.
L’approvazione del Patto per la parità di genere ha esplicitato questo impegno indicando le azioni da seguire a livello di Stati membri e della stessa Unione europea individuando tra macro settori:
1) misure per colmare i divari di genere e combattere gli stereotipi di genere nel mercato del lavoro, ovvero:
•promuovere l'occupazione delle donne in tutte le fasce d'età e ridurre i divari di genere nell'occupazione, anche tramite la lotta a tutte le forme di discriminazione;
•parità di retribuzione per pari lavoro;
•combattere gli stereotipi di genere in particolare quelli relativi alla segregazione in base al genere nel mercato del lavoro e nell'istruzione;
•considerare come rendere i regimi previdenziali più favorevoli all'occupazione delle donne;
•promuovere l'emancipazione delle donne nella vita politica ed economica e l'imprenditorialità femminile;
•incoraggiare le parti sociali e le imprese a sviluppare iniziative a favore della parità di genere e promuovere piani per la parità di genere sul luogo di lavoro;
•integrare la prospettiva di parità di genere in tutte le attività pubbliche.
2) misure per promuovere un migliore equilibrio tra vita professionale e familiare per tutti, ovvero:
•raggiungere gli obiettivi stabiliti al Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 sulla disponibilità delle strutture per la custodia dei bambini;
•migliorare la disponibilità delle strutture di assistenza per altre persone non autosufficienti;
•promuovere il congedo parentale sia per le donne che per gli uomini.
3) misure per rafforzare la governance tramite l'integrazione di genere e il migliore monitoraggio, ovvero:
•assicurare che gli effetti della parità di genere siano tenuti in considerazione nelle valutazioni d'impatto delle nuove politiche dell'UE;
•sviluppare ulteriormente le statistiche e gli indicatori disaggregati per sesso;
•utilizzare pienamente le opportunità fornite dalla creazione dell'Istituto europeo per l’uguaglianza di genere.
(17 maggio 2006)
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