Ieri. Oggi. E domani? - Braccia, schiene e teste di donne al lavoro per una mostra fotografica che racconta il passato e presente dell’occupazione al femminile. Intervista a Ivana Sandoni
Capati Valentina Mercoledi, 08/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009
Donne al lavoro oggi come ieri. Il presente ed il passato delle professioni e dei mestieri al femminile, mani che stendono la sfoglia, le stesse che allattano davanti alla tastiera di un computer. Un universo intero, descritto dagli scatti in mostra a Bologna dal 3 al 15 Marzo nella Sala d’Ercole di Palazzo D’Accursio, che attraversa la storia, quella fatta dalle braccia di donna. Frutto di un lavoro durato un anno, passato attraverso la promozione di un concorso indetto dal Coordinamento Donne Spi di Bologna, in collaborazione con Auser e Archivio storico Paolo Pedrelli, e la proclamazione dei vincitori premiati il 3 marzo in occasione proprio dell’inaugurazione della mostra alla quale hanno partecipato Concita De Gregorio e Sergio Cofferati. Ricostruire una memoria, quella raccontata dagli occhi delle donne nelle risaie e dalle mani infarinate delle sfogline emiliane che lavorano la pasta, ma indagare anche quell’universo contemporaneo fatto di precariato, di multi etnicità e di sorrisi disegnato dalle donne del duemila al lavoro, sui bus piuttosto che in ufficio, al call-center piuttosto che nelle fabbriche. Istituire quel filo rosso tra le nuove e le antiche generazioni, attraverso il linguaggio dell’arte del fotografare, del raccogliere il momento. Cento scatti quelli in mostra, circa centocinquanta quelli pervenuti in gara, da tutta l’Italia, ma anche da New York. Un successo decretato dal consenso riscontrato soprattutto fra i giovani, che hanno risposto in gran numero e che hanno innervato del proprio spirito la volontà di registrare l’istantanea di un mondo, quello del lavoro delle donne. Ivana Sandoni, responsabile del Coordinamento donne SPI di Bologna ci ha raccontato le volontà e le intenzioni di questa iniziativa.
In occasione del centenario della Giornata internazionale della donna, una mostra dal tema donna e lavoro. Perché una mostra di questo tipo proprio ora?
La nostra volontà, quella del coordinamento SPI, è quella di costruire una relazione tra le donne di oggi e quelle di ieri. Volevamo indagare il mondo del lavoro, farlo attraverso e con i giovani ed abbiamo pensato ad un concorso fotografico, gli scatti che abbiamo scelto ritraggono vecchie memorie,quelle delle mondine ad esempio, ma anche e soprattutto giovani realtà, mi viene in mente l’autista del bus o la lavoratrice a domicilio di fronte al computer intenta ad allattare la sua bambina. Il ruolo della cura si è evoluto in relazione anche alle aspirazioni e agli impegni cui le donne fanno fronte nel duemila. Ci interessava istituire un confronto, colmare quel vuoto che in qualche modo il nostro archivio storico ha registrato dagli anni settanta al giorno d’oggi. Dopo gli anni settanta, infatti, gli scatti interessavano donne in rivolta o in marcia per la difesa di un diritto, mai al lavoro. Abbiamo voluto aggiornare le nostre memorie ed abbiamo pensato di farlo attraverso gli occhi dei più giovani, quale migliore occasione se non la celebrazione di un centenario importante.
Cos’è cambiato nel mondo del lavoro al femminile? Cosa si evince da questi scatti?
La prima cosa che mi ha colpito è la multi etnicità, l’integrazione di culture diverse. I colori di cui si compone questo universo sono i più disparati e la bellezza delle donne che lo costituiscono è anche quella della diversità, dell’integrazione. L’altra cosa che si evidenzia negli scatti è un ritorno al sorriso. Le donne di oggi sorridono più delle proprie antenate, soprattutto se svolgono lavori a stretto contatto con il pubblico. Quasi a voler dire “ E’ la mia conquista, è il mio lavoro”. Per il resto molti lavori che si facevano un tempo si fanno anche oggi, è cambiato il vestito o l’acconciatura ma non la forza che trasmettono le donne.
Un riscontro più che positivo per l’iniziativa. Molti gli scatti pervenuti addirittura da New York...
L’ 80% dei partecipanti sono giovani, quello della fotografia è un mezzo potentissimo come tutte le arti. Abbiamo lanciato una sfida e l’abbiamo vinta, questo testimoniano le grandi risposte dei giovani fotografi. E’ in cantiere il progetto di un catalogo della mostra da distribuire nelle scuole e da regalare alla nostra città, perché la memoria va costruita e condivisa, anno dopo anno.
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