Slow Food e Terra Madre - Al Salone del Gusto di Torino contadini, allevatori, pescatori e cuochi in difesa dell’ambiente naturale e dell’equità commerciale
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006
Carlin Petrini, da sempre impegnato con il suo movimento Slow Food nella difesa della biodiversità agroalimentare, ama narrare l’avventura di alcuni suoi amici langaroli, che un giorno in un villaggio brasiliano si imbattono in un ristorantino con l’insegna “Cucina familiare di Slow Food”. Meravigliati e incuriositi, vengono a sapere dalla proprietaria che l’idea le è venuta dopo una ricerca su internet e che sta mettendo i soldi da parte per partecipare al raduno di Terra Madre a Torino. "È il segno di un processo virtuoso e partecipativo straordinario" commenta l’infaticabile Carlin, fondatore dell’Università di Scienze Gastronomiche, da poco insignito per i suoi meriti di una laurea ad honorem. Il raduno si tiene dal 26 al 30 ottobre nella cornice del Salone del Gusto, la vetrina mondiale dei prodotti enogastronomici artigianali di qualità, allestita al Lingotto e organizzata da Slow Food con la Regione e la città di Torino. Tornano per la seconda edizione contadini, allevatori, pescatori, cuochi, ospitati in tutta la regione, in alberghi, pensioni, case coloniche, siti di agriturismo, case private. Previste 1500 comunità del cibo, 1000 cuochi e rappresentanti di 200 università: una presenza grandiosa, sorridente, un po’ intimidita, in un raduno che mette a confronto il sapere dei produttori, la creatività di tanti cuochi e le esperienze della scienza. Terra Madre non solo rappresenta uno scambio di saperi, di testimonianze, di richieste pressanti e di speranze, ma riveste anche un profondo significato di difesa dell’ambiente naturale e dell’equità commerciale. Con impegno ed efficacia appoggia il riconoscimento delle culture alimentari, la realizzazione di una rete di produttori, l’affermazione della dignità di tanta gente che non può farsi sentire, la sopravvivenza di economie soffocate in un momento critico come quello che stiamo attraversando che condanna all’estinzione tante realtà locali. Non tragga in inganno il contesto in cui si svolge, quello del Salone del Gusto, che non è come qualcuno crede una parata di cibi esclusivi, dove una bio-patata costa come un tartufo prima dei presidi alimentari. “Buono, pulito, giusto” è il concetto chiave che sintetizza la manifestazione, che alla sua sesta edizione, insieme a Terra Madre sostiene con energia il principio che il prodotto deve rispettare l’ambiente, che si deve garantire giustizia sociale per chi produce e che il riconoscimento delle culture alimentari – “un valore che i nostri padri ci hanno trasmesso” - va allargato a fronte di una situazione che impone una cultura del cibo veloce, abbondante, sprecona. Il Salone del Gusto non vuole solo rendere impermeabile il cibo di qualità agli assedi dei consumi e della globalizzazione “invasiva e arrogante”; intende anche mettere a fuoco gli squilibri, e uno soprattutto: 850 milioni di esseri umani sono stretti nella morsa della fame e della sete e un miliardo e 750 mila persone soffrono di patologie da sovralimentazione.
Potrebbe partire dal Salone del Gusto di Torino un’iniziativa da estendere a livello planetario: quella di devolvere una minima parte del ricavato di tutti i biglietti venduti in qualsiasi manifestazione del mondo per creare progetti contro la fame e la sete su questa terra. L’idea non potrebbe radicarsi e alleviare infinite sofferenze?
(25 ottobre 2006)
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