Venerdi, 01/04/2011 - "Un guasto per il quale non sarà lui a pagare...Gli sbagli degli uomini li pagano le donne...Di guasti me ne intendo lo sai".
Una banale, ovvia domenica pomeriggio in una città di provincia. Due amiche, come al solito, escono dal cinema, si siedono al bar a sorseggiare più di un Martini. Inevitabilmente finiscono col parlare di sé, del guasto che è la loro vita, guasto causato dal loro rapporto con uomini da cui sono uscite degradate, come afferma chiedendoselo,Silvia, la protagonista.
Simonetta Campanelli affronta una storia di sentimenti e sensazioni di donne al negativo. Silvia e Teresa, il suo alter ego, non sono più giovanissime, la loro vita è già stata segnata da relazioni che le hanno lasciate "guastate",ferite e, quel che è peggio, disincantate sulla possibilità di incontrare uomini diversi ma di essere anche loro diverse.
Con la tecnica del joyciano "flusso di coscienza",Silvia incrocia il ricordo di una figura paterna forte e determinata, a cui pure ha da rimproverare qualcosa con quello dell'uomo che, sposato, l'ha relegata al classico ruolo terzo che lei per tanto, troppo tempo ha accettato. E' una donna che, pur affermata nel suo lavoro, non è riuscita ad affermare la sua dignità. Il finale a sorpresa lascia nel lettore il dubbio se in lei scatterà il senso della sua autonomia interiore o se il "guasto" sia ormai irreversibile.
E' una storia paradigmatica delle difficoltà che tante donne trovano nell'acquisizione della consapevolezza di sé nel rapporto con gli uomini e le invita a riflettere sulla gestione dei propri sentimenti e sulla conquista di una giusta autostima.
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