Il gossip mette tutti d’accordo, livella il popolo a massa di consumatori e consumatrici di notizie che non sono tali, trasforma esponenti politici in gente di spettacolo e la gente di spettacolo in candidati e candidate, in amministratori e amministratrici.
Per fortuna la televisione ci ricorda che qualcuna, ogni tanto, fa il suo mestiere.
Livia Turco vs Corona, ad esempio, in una trasmissione da teatro dell’assurdo, in cui i malcapitati che avevano acceso il televisore sono stati costretti (e uso il termine ‘costretti’ perché mai niente e nessuno come la televisione ha saputo rendere le menti più schiave e consenzienti) a sorbirsi le piccinerie italiane travestite da questioni vitali per il Paese. Povera Italia. A un Corona che dice a Livia Turco che lei non legge i giornali in quanto afferma di non conoscerlo e pertanto non sarebbe idonea all’attività politica, Livia Turco risponde, ahimè senza essere compresa, che la politica è ben altro (e lo ha dimostrato in più occasioni). Vallettopoli ha spaccato l’Italia, addirittura, sostiene Corona, che dice: “voi mi dovete conoscere per forza perché se no non siete delle persone che vivono in questo ambiente e che possono fare politica, giornalismo, andare in televisione a parlare” poi rincara: “dovete conoscere l’inchiesta”.
Livia Turco, che perde la pazienza come può capitare in situazioni in cui si buttano in pasto, a telecamere sempre più invadenti e sempre meno professionali, gli ospiti di una trasmissione inventata a misura di nonsense, in cui parlare dei cavoli a merenda prendendo fischi per fiaschi, risponde: “Io rivendico il diritto di essere una persona che fa politica e che dell’Italia conosce e vuole conoscere sempre di più le fabbriche, i luoghi di lavoro, gli ospedali, i mercati… questa è l’Italia che io conosco, che ho conosciuto e che voglio continuare a conoscere”.
Applausi.
Applausi a chi davvero cerca di amministrare e di lavorare con energia, passione e onestà, spesso al riparo dai riflettori di un sistema mediatico discutibile, asservito e mistificatore.
Mario Borghezio (Lega Nord) che poco prima diceva di aver cambiato idea su Corona (prima “gli stava sulle scatole” poi avendo saputo che si era candidato alle europee, dice “mi piacciono le persone coraggiose”) candidatura poi smentita subito da Corona, ritiene che Livia Turco (la quale anche gli “sta sulle scatole”) abbia sbagliato ad andarsene perché “nessun politico, soprattutto coloro che appartengono alla vecchia partitocrazia, può permettersi di considerare con la puzza sotto il naso e guardare dall’alto in basso un cittadino coinvolto anche in un procedimento giudiziario perché nella vecchia politica, parlo dei vecchi partiti, non della signora Turco, ma dei partiti che la signora ha frequentato, il più pulito c’ha la rogna”. Marco Travaglio ricorda a Borghezio che a tutt'oggi ci sono politici coinvolti in procedimenti giudiziari.
Concetti, linguaggi e argomenti che parlano da soli.
Un gossip tira l’altro
E ora sulle prime pagine abbiamo i problemi coniugali di Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Sono gli scoop pre-elettorali, le scaramucce, i dispetti a suon di virgolette sui giornali i migliori strumenti per tenere l’Italia sotto lo scacco dell’ignoranza e della mal-cultura.
Sono del 1993 le profetiche parole di Gaber – Leporini nella canzone “C'è un'aria”
«Ed ogni avvenimento di fatto si traduce
in tanti "sembrerebbe", "si vocifera", "si dice"
con titoli ad effetto che coinvolgono la gente
in un gioco al rialzo che riesce a dire tutto
senza dire niente.
C’è un’aria, un’aria, ma un’aria che manca
l’aria, c’è un’aria, un’aria, ma un’aria che manca l’aria.
Lasciateci aprire le finestre,
lasciateci alle cose veramente nostre
e fateci pregustare l’insolita letizia
di stare per almeno dieci anni senza una notizia.
In questo grosso mercato di opinioni concorrenti
puoi pescarti un’idea tra le tante stravaganti
e poi ci sono le ricerche, tanti pensieri alternativi
che ti saltano addosso come le marche
dei preservativi.
[…]
Lasciateci almeno l’ignoranza
che è molto meglio della vostra idea di conoscenza
che quasi fatalmente chi ama troppo l’informazione
oltre a non sapere niente è anche più coglione.
[…]
Lasciateci il gusto dell’assenza,
lasciatemi da solo con la mia esistenza
che se mi raccontate la mia vita di ogni giorno
finisce che non credo neanche a ciò che ho intorno.
Ma la televisione che ti culla dolcemente
presa a piccole dosi direi che è come un tranquillante
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